Quasi 70 anni fa, veniva ucciso a Napoli lo studente pisticcese Giovanni Quinto

Una pagina nera della storia italiana del dopoguerra. Il 14 luglio del 1948, l'attentato a Palmiro Togliatti mentre usciva da Montecitorio, da parte del giovane studente universitario della facoltà di Giurisprudenza Antonio Pallante. Un episodio che per la sua gravità avrebbe potuto scatenare una vera e propria guerra civile nella nostra nazione. Poco dopo la notizia del ferimento, in diverse città italiane si verificarono incidenti e nel corso di diverse manifestazioni di 'protesta si registrarono disordini, purtroppo con alcuni morti a Napoli, Genova, Livorno e Taranto. Quella giornata è stata ricostruita, attraverso un prezioso opuscolo, dallo storico giornalista pisticcese Giuseppe Coniglio, che ha trattato in particolare gli avvenimenti di Napoli, dove nella centralissima via Roma si registrò una grande manifestazione di protesta che degenerò in scontri con Polizia e Carabinieri, con il tragico epilogo in Piazza Dante del ferimento a morte di due giovani di 26 anni, entrambi iscritti al Partito Comunista, Giovanni Quinto, studente pisticcese della facoltà di Ingegneria Navale di Napoli e l'operaio Angelo Fischietti.
Quinto, secondo quanto scrive Coniglio, era nato a Pisticci il 4 luglio del 1922 nella casa di via Garibaldi n.25. Sin da giovanissimo aveva cominciato a frequentare la camera del Lavoro e la sezione comunista pisticcese, seguendo l'esempio del padre. Il suo idolo e modello da imitare, Umberto Terracini, futuro membro della Costituente di cui conosceva pensiero e programmi e che nel 1941 venne internato nella colonia confinaria di Bosco Salice e che purtroppo, come avrebbe voluto, non ebbe occasione di conoscere di persona in quanto i confinati di quel centro erano inavvicinabili.
Caduto il regime fascista – sempre secondo quanto si legge nel documento del prof. Coniglio - Giovanni Quinto si interessò delle lotte contadine con la occupazione delle terre. Dopo aver frequentato l'Istituto Tecnico di Melfi si era iscritto alla Facoltà di Ingegneria Navale del Politecnico di Napoli. Tanti i sacrifici della sua famiglia per il suo mantenimento alla Università. A Napoli, per il giovane studente, una vita di sacrifici, umiliazioni e privazioni, ma sempre perfettamente in regola con gli esami tanto da preparare la tesi per la sua prossima laurea.
I suoi amici e colleghi lo ricordavano come un giovane dotato di vivace intelligenza e grande volontà, tanto da primeggiare nel suo corso di studi. Anche la sua preparazione politica era completa e convinta, tanto che il suo nome era stato segnalato a Togliatti dai dirigenti comunisti di Napoli, per far parte del suo ufficio di segreteria. "Dopo la tragica morte e le polemiche che ne seguirono circa il comportamento dei celerini – racconta Coniglio – la sua salma fu trasportata a Pisticci e vegliata da un picchetto dei suoi compagni di fede nella sezione del PCI di Piazza Umberto I° visitata e onorata da diversi amici e concittadini.
Per la celebrazione dei funerali sorsero vivaci contrasti con il clero, disposto a officiare il rito a condizione che in chiesa non entrassero Bandiere rosse. La madre Teresa, credente e praticante, soffrì molto per questo veto. Il rito funebre si tenne così all'estrema periferia del paese in località Santa Croce. Vi parteciparono i massimi esponenti del partito, locale e regionale, tra cui Umberto Terracini. Per onorare Giovanni Quinto, a Napoli gli venne intestata anche una sezione del PCI nei pressi del porto". Pisticci gli ha dedicato una via nel rione Cammarelle.

Michele Selvaggi

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