Folla commossa per l'ultimo saluto a Matteo. Chiamano alla riflessione le parole di don Antonio
- Post 01 Giugno 2017
Il funerale del giovane jonico è stato celebrato nella chiesa di San Giovanni Bosco, nella cittadina jonica, piena di gente, tra parenti, amici, conoscenti e semplici cittadini venuti a portare l’ultimo saluto allo sfortunato diciassettenne.
La messa è stata officiata da don Antonio Di Leo il quale, nell’omelia, ha invitato la comunità a reagire di fronte al silenzio: “Dobbiamo abbattere questo muro di silenzio che ci fa perdere il contatto sociale: è il silenzio dell’omissione, dal quale dobbiamo allontanarci perché ci fa dire che, quella situazione o quel fatto, è lontano da me e dunque non mi riguarda. Questo è il silenzio da rompere con una parola forte”, è stato l’ammonimento di don Antonio, rivolto anche a chi spesso “pur avendo bisogno, non ha il coraggio di chiedere aiuto al prossimo”. Don Di Leo ha poi quasi redarguito Marconia sul fatto che “ci siamo accorti di Matteo solo dopo che è venuto a mancarci. Dovevamo pensarci prima, accogliendolo tra di noi e non emarginandolo”. Infine, un invito a non demonizzare che ha materialmente compiuto il gesto, cioè il minorenne reo confesso: “Non dobbiamo considerarlo un mostro, ma un nostro”, ha significativamente predicato il parroco, citando non a caso le parole pronunciate da don Tonino Bello in occasione dell’omicidio del sindaco di Molfetta.
Alla cerimonia erano presenti anche il vice sindaco di Pisticci, Maria Grazia Ricchiuti, l’assessore comunale al Bilancio, Pino Lettini, il consigliere comunale Maurizio Baratella nonché il comandante della Stazione dei carabinieri di Marconia, maresciallo Arcangelo Minei e rappresentanti della Polizia di Stato.
Piero Miolla
La Gazzetta del Mezzogiorno
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