19Aprile2024

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Fogna sotto la chiesa di San Rocco, nuove analisi

Sono state ripetute questa mattina le analisi delle acque sottostanti la chiesa di San Rocco, chiusa dal dicembre 2012 per motivi di sicurezza.
Ieri, invece, su disposizione della curia di Matera, sono stati spurgati i due piezometri presenti all'interno del luogo sacro. L'operazione è stata propedeutica ai prelievi veri e propri di acqua dalla falda, effettuati nel corso della mattinata odierna. Questa volta, però, oltre all'attività della ditta incarica, il laboratorio Studio Analisi Chimiche e Ambientali s.a.s. del dottor Pierpaolo Capece, anche Arpab ed Acquedotto Lucano hanno fatto i loro prelievi autonomi così da garantire il contraddittorio.
Alla ricerca di maggiori certezze rispetto al quadro maturato dopo le precedenti campagne di analisi, infatti, il Direttore dell’Ufficio Tecnico Diocesano, don Michele Leone, ha ritenuto necessario approfondire le indagini così da definire ancora meglio il quadro della situazione. In questo contesto sono stati informati anche Regione Basilicata, Provincia di Matera, Comune di Pisticci, Asm e Carabinieri.
Da quanto emerso nella relazione presentata lo scorso 21 aprile dal dottor Capace all'ufficio tecnico dell'Arcidiocesi di Matera - Irsina, le analisi erano state connesse a perdite della rete fognaria.
"Lo scopo della campagna di indagine - relazionò all'epoca il chimico incaricato facendo riferimento a due campagne indagine svolte a febbraio e marzo 2017 -- è stato quello di investigare, dal punto di vista chimico - fisico e microbiologico, le acque di falda presenti sotto la chiesa di San Rocco, campionate dopo aver installato due piezometri nella stessa".
"Dai risultati ottenuti - spiega Capece - si evince che tutti e quattro i campioni di acqua prelevati presentano dei valori molto simili fra loro. Nota dolente di tale campagna di indagine, è risultata l'elevata concentrazione dei Nitriti, la presenza del parametro Ammoniaca ed infine l'elevata concentrazione della Conta Batterica Totale. Purtroppo la correlazione fra questi analiti ci porta verso un'unica conclusione, e cioè che l'acqua sottoposta ad analisi, proviene indiscutibilmente da perdita fognaria”. I campioni non risultarono conformi ai limiti di legge.
E' da questo punto di partenza che la curia ha ritenuto necessario svolgere una nuova campagna di analisi coinvolgendo questa volta tutte le autorità competenti.
Nel gennaio scorso, proprio su impulso dell'autorità ecclesiastica, nella chiesa erano state svolte attività di carotaggio di natura geologica e prove tecnico strutturali. Le informazioni raccolte erano state inviate al professor Paolo Rocchi, responsabile scientifico delle attività di consolidamento della chiesa, di cui l'arcidiocesi si farà carico. Quello, invece, che compete alla parte istituzionale civile riguarda il consolidamento del versante su cui la stessa chiesa poggia assieme a parte del centro abitato.
In tal senso indagare le caratteristiche dell'acqua presente sotto l’edificio sacro potrebbe essere utile a meglio indirizzare la spesa dei famosi 7 milioni di euro di provenienza regionale. Della cifra si parla da tempo, ma ancora si attende di vederla concretamente messa a sistema per il consolidamento del territorio, in funzione di annunciati obiettivi di riqualificazione, a partire dalla restituzione al culto della chiesa del Santo Patrono, che anche il prossimo 16 agosto, per il quinto anno di seguito, non potrà dimorare nella sua storica casa.

Roberto D'Alessandro
pubblicato su Il Quotidiano del Sud