28Marzo2024

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Omicidio Barbalinardo: condanna di 18 anni e 6 mesi in primo grado

Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale minorile di Potenza, dottor Mistrulli, ha condannato a 18 anni e sei mesi di reclusione, il giovane reo confesso dell’omicidio dell’allora 18enne Matteo Barbalinardo.
I fatti avvennero il 18 maggio 2017, in una palazzina in costruzione su via Duca D’Aosta a Marconia di Pisticci. L’arresto dell’omicida, all’epoca minorenne oggi 19enne, fu effettuato dopo quasi una settimana di silenzio e un alacre lavoro degli inquirenti, tra fonti di prova e testimonianze.
La sentenza di primo grado è molto pesante, considerato lo “sconto” di un terzo della pena per il ricorso al rito abbreviato, chiesto e ottenuto dalla difesa del giovane.
Il Pubblico ministero, dottoressa Gargiulo, aveva chiesto una condanna a 20 anni. Il Gup ha praticamente riconosciuto tutte le aggravanti, rigettando le tesi dell’immaturità dell’imputato e della legittima difesa, avanzate dal suo legale. Respinta anche la richiesta di “messa alla prova” del giovane, che consisterebbe nella sospensione del processo per sottoporlo a un periodo di prova, appunto, che in caso di conclusione positiva, potrebbe estinguere il reato. Insomma, nessuna clemenza da parte del Gup, che ha accolto tutti i rilievi degli avvocati pisticcesi Amedeo e Roberto Cataldo, a difesa dei familiari della povera vittima. "Ci riteniamo soddisfatti dell'esito del processo – ha commentato Roberto Cataldo sentito dal Quotidiano - tenuto conto che si è trattato di giudizio a carico di minore (all'epoca dei fatti), per il quale è previsto uno sconto di pena, definito con il rito abbreviato che prevede la riduzione di 1/3 della pena. L'imputato è stato condannato ad una pena giusta vista la assoluta gravità dei fatti caratterizzati da plurime aggravanti. In particolare l'aggravante della premeditazione, dai noi espressamente richiesta e ritualmente contestata da PM, è stata ritenuta sussistente dal Giudice unitamente alle aggravanti della crudeltà e delle sevizie".
L’episodio destò sconcerto e rabbia, oltre che commozione, nella comunità di Marconia, che in questi mesi si è più volte stretta intorno ai familiari di Matteo. Il corpo senza vita del giovane, fu ritrovato intorno alle 13.30, nel cantiere dell’edificio in costruzione, dove i due si erano incontrati forse per una sorta di resa dei conti, a poche centinaia di metri dalla abitazione di Barbalinardo.
Il cadavere giaceva tra i calcinacci, coperto da un telo. Dopo diverse ore di indagini e verifiche incrociate, i sospetti si sono concentrati sul minore, che ha colpito a morte Matteo con il suo coltello svizzero (lungo 17 centimetri con 7 cm di lama). Un omicidio sul cui movente non c’è mai stata chiarezza, perchè l’assassino reo confesso è stato sempre ambiguo. L
a scomparsa era stata denunciata dalla mamma, allarmata dal fatto che il figlio non fosse rientrato, dopo essere stato visto per l’ultima volta nella Villa comunale. L’omicidio è maturato al culmine di una lite furibonda, poi l’assassino, forse mosso da pentimento e frustrazione, ha cercato di nascondere il cadavere, coprendolo con un brandello di tessuto non tessuto utilizzato in edilizia.
Il giovane si è subito dileguato, tornando a casa e portando con sè l’arma del delitto, che ha cercato di lavare alla meglio. Poi si sarebbe fatto medicare nell’ospedale di Policoro, per ferite da coltello alle mani, raccontando di essere caduto in un fosso per recuperare un gattino. Alla fine, però, e crollato.

Antonio Corrado
pubblicato su Il Quotidiano del Sud