16Aprile2024

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Coronavirus in Basilicata: nasce l'Unità Speciale per il Covid-19. Il presidente dell'Ordine dei Medici di Matera: 'Cambia l'assistenza sanitaria'

Con il propagarsi dei casi positivi al nuovo coronavirus anche in Basilicata, si cerca di studiare delle strategie atte ad assistere i pazienti infetti e coloro che manifestano sintomi collegabili al virus.

E' di poco fa la notizia dell'istituzione dell'Unità Speciale Covid-19 (U.S.CO.19) da parte del Dipartimento salute della Regione Basilicata che sarà composta da medici di Medicina Generale (titolari e supplenti), medici di Continuità Assistenziale (titolari e supplenti) e medici di Igiene e Sanità Pubblica.
Tale unità avrà il compito di "consentire ai medici di potenziare l'attività assistenziale ordinaria".
In pratica, gli attori sanitari che ne faranno parte saranno chiamati ad effettuare attività di assistenza e di monitoraggio ai pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero ed ai loro conviventi in regime di isolamento domiciliare obbligatorio e di assistere i pazienti che manifestano sintomi respiratori per i quali è già stata effettuata la richiesta di tampone in carico al servizio di Sanità Pubblica.
In questa maniera, l'assistenza verrà garantita a domicilio e si eviterà che i pazienti con sintomatologia si rechino presso gli ambulatori dei medici di Medicina Generale, dei pediatri di Libera Scelta, dei medici di Continuità Assistenziale o nei Pronto Soccorso. 

Intanto, il presidente dell'Ordine dei Medici della provincia di Matera, dottor Severino Montemurro, in una lettera informa che i medici non sono dotati di tutti i dispositivi di protezione necassari (DPI), pertanto vi è l'obbligo, da parte dei pazienti con sintomi respiratori e febbre dai 37,5 gradi in su, di non recarsi presso gli studi medici: "I medici di famiglia, pediatri e medici di continuità assistenziale - scrive Severino - hanno ricevuto dall'azienda sanitaria appena tre mascherine fpp2 che garantiscono una protezione massima di 8 ore ciascuna. Da qui l'invito, che oggi diventa un obbligo, di non recarsi in pronto soccorso, o presso gli studi dei medici di famiglia, pediatri e della continuità assistenziale se si ha febbre (dai 37,5 in su) e sintomi respiratori di qualunque tipo. In questi casi occorre telefonare al medico curante e seguire le sue indicazioni. Per limitare le occasioni di contagio i medici di famiglia stanno adottando il consulto telefonico: gli studi medici sono aperti ma con accesso non più libero (occorre annunciarsi per telefono o al citofono, entrando uno alla volta) e dedicati principalmente alle urgenze e alle problematiche non rinviabili". 

"I medici - continua il presidente - attraverso un colloquio telefonico approfondito, sono in grado di riconoscere tra i pazienti clinicamente sospetti quelli da poter trattare a domicilio e quelli con sintomi più gravi che necessitano di ricovero ospedaliero. In un periodo di diffusione del contagio come quello attuale tutti i pazienti con sintomi respiratori acuti devono essere considerati casi sospetti, come scrive la stessa Task force regionale: ecco perché l'esecuzione del tampone per la conferma dell'infezione è una pratica utile ma solo in casi selezionati. Va precisato che il tampone negativo oggi (paziente non infetto) non equivale a tampone negativo sempre (il contagio potrebbe svilupparsi a distanza di pochi giorni). Il tampone poi non può essere richiesto dal cittadino ma solo dall'ufficio di igiene e sanità pubblica, sulla base della segnalazione inviata dal medico curante.
Anche le misure per il contenimento del contagio quali quarantena, isolamento o permanenza domiciliare fiduciaria sono adottate su provvedimento dell'Autorità Sanitaria.
Le persone che meritano una particolare attenzione sono quelle che, pur senza avere sintomi, hanno avuto contatti stretti con persone positive al Coronavirus: pensiamo alle persone che vivono nella stessa casa o luogo di lavoro, a coloro che siano stati vicini per più di 15 minuti e a meno di 2 metri di distanza. Il contagio potrebbe manifestarsi dopo un periodo di 7-14 giorni".
I pazienti che necessitano di prescrizione medica per il ritiro di farmaci possono evitare di recarsi presso gli studi dei propri medici di fiducia: "Per ridurre il rischio di contagio e gli spostamenti dei cittadini - afferma Severino - la protezione civile ha previsto che non sia più necessario il ritiro del promemoria cartaceo o della ricetta rossa per la prescrizione dei farmaci: il promemoria o il numero di ricetta elettronica (NRE) potrà essere inviato per mail al cittadino che poi, in ragione dello stato di necessità e derogando dalle norme europee sulla privacy, potrà inoltrarlo al suo farmacista, ma sempre con il consenso di quest'ultimo".
A conclusione della sua missiva, il dottor Severino spende parole di elogio e di ringraziamento verso gli attori sanitari che in questi giorni stanno fornendo, anche a rischio della propria vita, tutto l'apporto necessario: "Concludo esprimendo la vicinanza mia e dell'Ordine dei Medici di Matera a tutti i colleghi ospedalieri, specialisti ambulatoriali, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che continuano a prendersi cura della salute dei cittadini, anche a rischio della propria vita, offrendo in questo periodo la più ampia disponibilità telefonica dalle 8 alle 20, e ai medici di continuità assistenziale in servizio la sera dalle 20 alle 8 e nei giorni prefestivi (dalle ore 10) e festivi. A tutti un grazie di cuore!"