19Aprile2024

Sei qui: Home Cronaca Omicidio Barbalinardo, condanna confermata in Appello

Download Template for Joomla Full premium theme.

Deutschland online bookmaker http://artbetting.de/bet365/ 100% Bonus.

Online bookmaker bet365

Omicidio Barbalinardo, condanna confermata in Appello

Si è concluso con uno sconto di pena di 10 mesi il processo d'Appello a carico del 20 enne di Marconia (all'epoca dei fatti minorenne) accusato dell'omicidio premeditato di Matteo Barbalinardo.
Se in primo grado la condanna impartita fu di  18 anni e sei mesi di reclusione, si passa adesso a 17 anni ed 8 mesi. La Corte, presieduta da Patrizia Sinisi, ha accolto solo in minima parte quanto sollevato dalla difesa dell'imputato, assistito dall'avvocato Massimo Maria Molinari, che aveva fatto cenno anche a problemi mentali del suo assistito.
I fatti avvennero il 18 maggio 2017, in una palazzina in costruzione su via Duca D’Aosta a Marconia di Pisticci. L’arresto dell’omicida fu effettuato dopo quasi una settimana di silenzio e un alacre lavoro degli inquirenti, tra fonti di prova e testimonianze.
La sentenza di primo grado fu molto pesante, considerato lo “sconto” di un terzo della pena per il ricorso al rito abbreviato, chiesto e ottenuto dalla difesa del giovane. L'Appello conferma in buona sostanza il quadro accusatorio e rigetta in pratica le tesi difensive. Soddisfatti del recente pronunciamento gli avvocati della famiglia Barbalinardo Amedeo e Roberto Cataldo: "Siamo soddisfatti del lavoro svolto, sono state accolte le tesi da noi prospettate e sostenute. La pena, ancorchè severa, appare commisurata alla gravità del fatto. Attendiamo l'irrevocabilità della sentenza".
A svelare il movente dell’accaduto agli inquirenti, e ai periti incaricati dal  Tribunale - riporta Il Quotidiano del Sud -, era stata una foto dell’imputato sulla scena del crimine col pollice alzato, e gli abiti ancora sporchi di sangue. Ma soprattutto la registrazione scoperta nel telefonino dell’imputato, che ha sempre negato di aver voluto documentare in quel modo il gesto compiuto e gli ultimi istanti di vita della sua vittima.
Eppure non è stato giudicato credibile quando ha ipotizzato che il registratore si fosse acceso per errore.
All’interno di quell’audio della durata di qualche minuto, infatti, si sentirebbe una specie di interrogatorio al giovane Barbalinardo, a cui l’imputato, volontario in un’associazione di protezione civile, fa credere di aver già chiamato un’ambulanza che a momenti sarebbe arrivata a soccorrerlo. Per poi chiedergli del ruolo di altri coetanei coinvolti nello spaccio di stupefacenti e rimproverargli i danni provocati dalla droga.
"Con quella merda muoiono un sacco di persone". Queste le parole dell’assassino, che secondo i periti del Tribunale avrebbe manifestato in un test apposito anche un quoziente intellettivo superiore alla norma.
"Un amico che avevo per questo è morto, hai capi’? Perché? Perché sei tu che investivi. E’ andato a prenderla da criminali, mafiosi, i contatti di merda, hai capito? I contatti di merda e aiutano a far male alla gente".
Il collegio del Tribunale aveva giudicato non credibili anche le altre dichiarazioni dell’imputato che aveva detto, in un primo interrogatorio, di essersi difeso da un’aggressione di Barbalinardo scatenata dal suo rifiuto di spacciare droga per conto suo, e di non aver chiamato aiuto "in quanto preso dal panico". Salvo poi decidere di tornare sul luogo del delitto il giorno dopo per provare a far sparire le tracce dell’accaduto.
Per i magistrati, in particolare, sarebbe stato inverosimile che Barbalinardo avesse proposto a uno sconosciuto, qual era per lui l’imputato, una collaborazione nello spaccio. Inoltre sono state acquisite agli atti del processo le dichiarazioni della sorella della vittima che ha riferito di aver saputo dal fratello dell’avvenuto incontro, qualche giorno prima, con l’imputato, che gli aveva dato 50 euro per una piantina di marijuana e in seguito andava cercando del terriccio per proseguire con la coltivazione.
In un secondo interrogatorio, invece, l’imputato aveva parlato di un’aggressione sessuale subita da Barbalinardo. Ma per i giudici non vi sarebbe spiegazione al motivo per cui non ne ha fatto menzione prima.
"Quella registrazione, unitamente ai risultati degli accertamenti peritali -concludevano i magistrati nella sentenza di primo grado -, dimostra senza ombra di dubbio l’animus necandi dell’-omissis-: si è trattato dunque di un omicidio volontario e non certo di una reazione, dettata dal panico, conseguente ad una aggressione".