29Marzo2024

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Moria di pesci nel Basento. Indagini sulle strade della chimica

C’è una ipotesi in particolare al vaglio dell’Arpab sulle cause della moria di pesci nel Basento, un episodio che ha interessato almeno due chilometri del fiume in un tratto compreso tra i territori di Ferrandina e Pisticci.
Dopo aver assodato che nei campioni prelevati è risultata una scarsa presenza di ossigeno ed una elevata quantità di fosfati, nei laboratori di analisi dell’ente si cercano alcuni specifici componenti tossici che potrebbero condurre alla pista di uno sversamento da qualche azienda della zona industriale di Ferrandina, qualora fosse provata la compatibilità con i processi chimici svolti in qualche opificio dell’area.
Per ora, tuttavia, è solo una ipotesi investigativa. I dati ufficiali arriveranno nel week end.
Sono in corso, inoltre, le analisi sulle carni dei pesci. Alcuni esemplari sono stati inviati alla sede materana dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata per gli esami microbiologici. Altri alla sede centrale di Foggia, preposta a condurre esami chimico – tossicologici. Le due tipologie di analisi si differenziano in quanto gli esami microbiologici sono finalizzati ad individuare eventuali cause naturali, come ad esempio un batterio che possa aver provocato la strage. Ma per questioni empiriche è una prospettiva che, di fronte al caso specifico, si tende ad escludere, per il fatto che la moria ha interessato tutte le specie di pesci presenti in un determinato tratto di fiume. Più probabile, invece, l’ipotesi dell’episodio acuto. Ed in questo senso vengono riservate maggiori aspettative sugli esami di tipo chimico – tossicologico, in grado di risalire ad eventuali fattori esterni, come una forma di inquinamento da sostanze chimiche.
Le risposte di laboratorio potranno aiutare a far luce sull’ultimo grave episodio registrato a danno dell’ambiente e della salute nel principale fiume lucano. Contribuiranno a comprendere quanto è inquinato il Basento, anche a prescindere dall’ultima moria e dai suoi evidenti riscontri. Ma per avere un quadro completo sarebbe l’ora di aprire una seria campagna di indagini e monitoraggio per tratti di fiume ben più lunghi da quelli interessati dal recente fenomeno.
Intanto, dopo l’impegno preso dal sindaco di Ferrandina, Saverio D’Amelio, a seguire con attenzione gli sviluppi della vicenda ed a convocare un tavolo istituzionale, arriva immediatamente l’adesione di Vito Di Trani. “Siamo – dice il sindaco di Pisticci – ovviamente disponibili ad un incontro che possa consentire di discutere in maniera approfondita quali azioni mettere in campo per avere un quadro completo dello stato di salute del fiume. Attendiamo, intanto, gli esiti delle analisi sulle acque e sui pesci. In questo caso i confini territoriali non hanno senso. E’ un problema che riguarda tutti. C’è bisogno di rimanere vigili, seguire gli sviluppi di questo episodio e poi intavolare un discorso serio relativo alla eventuale necessità di bonificare il Basento”. Ma per riuscirci serviranno impegno, convinzione ed una continuità di intenzioni capace di andare ben oltre il clamore dell'episodio, perchè vicende di un passato nemmeno tanto lontano insegnano che fuor dall'emergenza tutto torna a tacere su una questione quantomai seria, come quella dello stato di salute del Basento. Scavare nelle sue acque potrebbe condurre ad intraprendere una strada molto stretta e disseminata di ostacoli e silenzi. Anche perchè, siamo pronti a scommetterlo, una vera campagna di monitoraggio porterebbe a risultati sconcertanti, ben oltre le conseguenze del singolo episodio di sabato scorso. Avrà pure ucciso pesci a migliaia, ma rispetto ai danni riscontrabili su un tratto molto più lungo del fiume, sembra, purtroppo, solo una goccia in una mare di chimica e liquami. Solo la punta di un iceberg che sotto il pelo dell’acqua nasconde i suoi segreti più ingombranti.

Roberto D'Alessandro