28Marzo2024

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Cacciatore di Pisticci respira aria nauseabonda sul Basento ed accusa un malore

Un gruppo di cacciatori pisticcesi sopraffatto da un olezzo irrespirabile. Uno di loro, Giuseppe Vitale, non resiste ed accusa un malore, gli altri compagni lo soccorrono sopraffatti dalla nausea e scappano prima di subire conseguenze peggiori. E’ ancora il Basento a far da teatro all’ultimo oscura minaccia all’ambiente ed alla salute in un territorio vinto dall’illegalità e dall’assenza dei controlli. Ma l’acqua, per una volta, non c’entra. L’inquinamento, questa volta, è nell’aria.
Accade tutto domenica mattina. Alcuni amici usciti per una battuta di caccia al cinghiale tracciano una zona in territorio di Pomarico, a poche centinaia di metri dalla sponda sinistra del fiume. Dall’altra parte località Astra. In mezzo solo la memoria della moria dei pesci registrata lo scorso settembre, uccisi nello stesso periodo in cui dal canale di scarico della Mythen valori fuori norma prendevano la via del fiume. Verso le 10.00 una puzza soffocante impregna l’aria. Giuseppe Vitale respira e vomita subito, per il disgusto. Chiama gli amici via radio. Due componenti del gruppo lasciano un appostamento su una collinetta e si recano in suo soccorso. Nell’avvicinarsi l’odore si fa più intenso. Provano nausea. Coprono le vie respiratorie. Resistono. Aiutano Giuseppe e fuggono in auto. “L’aria – spiega Vitale – era diventata d’un tratto irrespirabile. Appena ho inalato non ho potuto resistere. Ho dato di stomaco diverse volte, in attesa di essere raggiunto dai miei compagni. Abbiamo abbandonato la nostra battuta – aggiunge il cacciatore – che stava per andare a buon fine, ma non potevamo rimanere oltre, la situazione non lo permetteva. Io avevo già accusato dei sintomi immediati ed i miei amici si sarebbero sentiti male di lì a poco. Non so rendere la sensazione di quel cattivo odore. So solo che è stato fortissimo. Era disgustoso e ci ha tolto il fiato”. Per precauzione Giuseppe si è fatto accompagnare al presidio ospedaliero a Tinchi. “Mi hanno vistato – dice – e mi hanno raccomandato di prendere una protezione per lo stomaco. Avevo ancora la nausea, ma poi in serata la situazione è andata via via migliorando”. Così anche per gli altri compagni di caccia, che pur non avendo accusato sintomi acuti, hanno avuto qualche problema di stomaco nelle ore successive.
Nella concitazione del momento un particolare resta impresso nella mente di un soccorritore. Appostato sulla collinetta aveva visto alzarsi una nube densa di fumo nei pressi della zona industriale di Ferrandina. La prospettiva, da lì, non permette di essere più precisi. Il gruppo, comunque, era sottovento rispetto a quella zona. D’altra parte il colpo d’occhio da lassù racchiude uno scenario industriale accomunato dalla chimica:i Pisticci Scalo, l’Astra, il polo di Ferrandina e l’area diaframmata.
I cacciatori avevano anche provveduto ad avvisare la Forestale, ma per avere dei riscontri sarebbe stato necessario intervenire tempestivamente. Hanno richiamato anche stamattina, perché quella puzza l’hanno risentita, meno intensa, nei pressi di Pisticci scalo, andando verso il fiume.
Oggi comunque di quell’odore così nauseante non c’è più traccia. Su alcuni alberi, inoltre, c’è una notizia ancora non diffusa. E’ affissa l’ordinanza n° 13 del 17 ottobre del Comune di Pomarico che vieta “di attingere acqua dal fiume Basento per scopi irrigui e dissetare mandrie e greggi. “L’abbiamo emessa – spiega il sindaco di Pomarico, Giuseppe Casolaro - dopo aver appreso dalla stampa della moria dei pesci e dei riscontri trovati lungo il fiume. Ci sembrava doveroso farlo, perché parte del Basento passa dal nostro territorio. E’ un atto dovuto per la prevenzione dei cittadini”. Peccato che l’Arpab non la pensi così. Anche Pomarico, come Pisticci, è stato tagliato fuori dalle comunicazioni ufficiali. Eppure il Basento scorre nel suo territorio, come le sostanze chimiche inquinanti che continuano ad avvelenarlo. Le esalazioni nauseanti, invece, se le porta via il vento. Hanno confini ancora più labili dell’acqua. E senza un intervento tempestivo è complicato risalire alla loro origine. Sarebbe davvero troppo chiedere di sapere cosa hanno respirato i giovani cacciatori pisticcesi domenica mattina ed a che rischi sono andati incontro. Per fortuna se la sono cavata con qualche tormento di stomaco. Nella terra dell’oblio, dove tutto è silenzio e impunità, tocca solo incrociare le dita per non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Perché prima o poi qualcuno, garantito dal senso di impunità insegnato dalla storia, non si farà grandi problemi, nuovamente, a violare qualche desueta normativa ambientale.

 

Roberto D'Alessandro