25Aprile2024

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Una scuola già nota per fatti di cronaca. Il tetto della media di Marconia è quasi una sfida

Quello del tetto della scuola media Quinto Orazio Flacco di Marconia sembra essere una sorta di “mito” distorto per alcuni ragazzini del posto. Salirvi di nascosto semplicemente per il gusto di poter dire di esserci riusciti sembra quasi una sorta di prova della quale sono a conoscenza diverse generazioni di studenti. Agevolati da una relativa facilità di accesso dall’esterno della struttura e dalla sua collocazione semi periferica, i più vivaci decidono di provare ad avventurarsi, magari senza sapere nemmeno di preciso per quale motivo. Questa malsana abitudine, però, a volte porta a fare i conti con una brusca realtà. Quel posto non è da percorrere a piedi. L’area, fra l’altro, è disseminata di punti luce per il piano sottostante e camminarvi, soprattutto di notte, può essere molto pericoloso, come purtroppo dimostra la luttuosa vicenda di sabato scorso.
Non è questo il primo caso di cronaca che riguarda la scuola Quinto Orazio Flacco. Nel 2003 una studentessa tredicenne cadde per motivi imprecisati da un affacciata esterna del primo piano e perse la vita dopo alcuni giorni. Un caso che, tuttavia, non aveva nulla a che vedere con le bravate.
Due anni fa, era l’aprile 2010, cinque ragazzini indisciplinati, accedendo anche in tal caso dall’alto, misero in atto un piano di barbarie che causò diversi danni all’istituto determinando la loro denuncia per atti vandalici, furto aggravato di monete contenute nel distributore di bevande, rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro ed interruzione di pubblico servizio. I cinque si trovavano nei pressi della scuola per provare l’ebbrezza del parkour, ma ad un certo punto decisero di entrare nel plesso ben conoscendo la strada per riuscirci. Sorte ben diversa è capitata ai tre quattordicenni nell’episodio di sabato scorso. La bravata è costata la giovanissima vita di uno dei ragazzini e chi è sopravvissuto ha scoperto traumaticamente cosa può significare imbarcarsi con troppa leggerezza in una goliardata.

Roberto D'Alessandro