29Marzo2024

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Inchiesta Eni - Tecnoparco. Somma: "Siamo serenissimi. Agito sempre nella legalità"

“Siamo non sereni, ma serenissimi: mi creda, non abbiamo alcun timore ed attendiamo con grande serenità il corso delle indagini che la magistratura riterrà opportuno fare. Per il resto, non ho altro da aggiungere se non ribadire che siamo sereni”. A parlare è Faustino Somma, amministratore delegato di Tecnoparco, uno degli 11 destinatari degli avvisi di garanzia della Procura Antimafia di Potenza che sospetta un traffico illecito di rifiuti lungo la filiera del petrolio che inizia a Viggiano e termina a Pisticci scalo, dove gran parte delle acque di produzione delle estrazioni petrolifere in Basilicata vengono smaltite nell’impianto di trattamento reflui.
Tra gli indagati ci sono anche Michele Somma, presidente di Confindustria Basilicata, il presidente della società, Nicola Savino ed il commissario straordinario del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Matera, Gaetano Santarsia, azionista di maggioranza di Tecnoparco.
Sotto la lente d’ingrandimento dei pm potentini, Laura Triassi e Francesco Basentini, c’è un presunto smaltimento illegale dei rifiuti prodotti dal Centro oli di Viggiano da parte di Eni, in quello che si sospetta essere un sodalizio con Tecnoparco ed il vertice di Sorgenia, la società energetica del gruppo che fa capo a De Benedetti.
Tecnoparco Valbasento, società a capitale misto pubblico (la Regione Basilicata) privato, nacque per offrire utilities alle imprese dell’area industriale di Pisticci. Con la crisi della chimica, che ha portato, con la complicità della politica regionale, alla chiusura di gran parte degli opifici in Valbasento, anche Tecnoparco ha, di fatto, mutato la sua mission: pur continuando a fornire servizi alle pochissime aziende rimaste a Pisticci scalo, infatti, da circa un decennio l’azienda capitanata dai Somma smaltisce reflui (non fanghi, hanno sempre precisato i vertici) tra i quali spiccano quelli della Val d’Agri. Reflui che, come è noto, producono gli ormai famigerati miasmi che sono stati, e sono, al centro di forti proteste popolari, oltre che istituzionali: nell’agosto del 2012, il sindaco di Pisticci, Vito Di Trani, minacciò di emettere un’ordinanza di chiusura degli impianti ove non fossero stati presi gli idonei accorgimenti, sia da parte di Tecnoparco che di Arpab ed altri organismi a ciò deputati. Ne seguì l’istituzione di un tavolo regionale che, fino ad ora, ha prodotto la copertura di 3 delle 9 vasche di decantazione e l’installazione nell’impianto di alcuni scrubber, filtri che avrebbero dovuto limitare la fuoriuscita dei cattivi odori: un risultato raggiunto solo in parte.
Il resto è cronaca delle ultime ore, con il sospetto di Triassi e Basentini che, dietro questa filiera, ci sia qualcosa di illecito: sospetto avallato dai risultati dei prelievi nel Basento, commissionati dal Comune di Pisticci, che nel giugno 2013 evidenziarono un superamento delle soglie di contaminazione da idrocarburi, a valle dello scarico di Tecnoparco. Somma senior, sul punto è stato chiaro: “Abbiamo agito sempre nel solco della legalità: eravamo e siamo tranquilli”.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno