24Aprile2024

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I lampioni oscillavano e i palazzi quasi si toccavano: su Fb, i ricordi dei pisticcesi a 35 anni dal terremoto del 1980

"Guardavo la partita in braccio a mio padre a casa dei miei nonni, nel corso di Pisticci. Mi ritrovai in ginocchio sul balcone insieme a mia madre. Non riuscivamo a rialzarci, mentre il palazzo era quasi appoggiato a quello di fronte". E' uno dei ricordi affiorati ieri su Facebook, nel 35esimo anniversario del terribile terremoto che la sera del 23 novembre 1980, alle ore 19:34 di una tranquilla serata festiva, colpì duramente la Campania e la Basilicata.
In tanti hanno condiviso istantanee di quegli attimi in cui la terra tremò, sconvolgendo anche la comunità pisticcese. Ne è emerso un racconto corale fatto di paure mai dimenticate, ma anche di innocenti nostalgie narrate soprattutto da chi all'epoca era solo un bambino.
Furono 90 secondi interminabili e mai dimenticati da chi li ha vissuti sulla propria pelle. 90 come i minuti delle partite di calcio che si erano giocate in quella che sembrava essere una tranquilla domenica d'autunno. A quell'ora, lo sport nazionale monopolizzava la serata in tante famiglie pisticcesi.
Anche Michele era davanti al tubo catodico a seguire le cronache delle partite: "Stavo guardando la sintesi di Juve - Inter e in un attimo mi ritrovai fuori casa (ero a Marconia) dove i lampioni delle luci si toccavano l'un l'altro".
Mario stava rientrando a casa "per assistere alla sintesi di una partita di calcio; ero di fronte al Banco di Calabria quando avvertii un rumore cupo come rombo di aereo, alzai lo sguardo al cielo e, notando i lampioni dell'illuminazione oscillare violentemente, capii che era in atto un terremoto. Con mio figlio di pochi anni che tenevo per mano corsi in Piazza dei Caduti per trovare riparo da eventuali crolli".
Pasquale, invece, stava giocando a biliardino nel bar Roma, "quando le palle iniziarono a muoversi da sole, scappammo tutti fuori e nel corso i palazzi sembravano toccarsi. Ricordo che scesi da Pisticci come un missile....mai più rivista la mia vespetta così veloce!!!".
In tanti lasciarono Pisticci, diretti per lo più verso le campagne circostanti. Anche Vittorio, che ieri scriveva: "Al TG si parlava di scossa di terremoto in "Campania" ed io non riuscivo a spiegarmi perché mai, per scampare ad esso, ce ne andassimo a stare proprio in "campagna".
Imma aveva 3 anni e, insieme alla famiglia, si rifugiò presso la masseria dei nonni: "Per fortuna non ricordo il terremoto, ma la bella nottata passata a far baldoria con i cugini! Ricordo che ogni angolo disponibile della casa era occupato da un materasso!".
"Noi andammo in una campagna dopo san Pietro", ricorda Massimiliano. "Stessa scena: marmocchi ovunque ignari di quello che succedeva".
Angelica era a casa dei nonni, nel corso di Pisticci: "Mia mamma si precipitò per le scale, incinta di 7 mesi, portando me e mia sorella in braccio... E poi la fuga verso le campagna".
Un po' diverso il racconto di chi, per un motivo o per un altro, si trovava altrove, ma visse l'angoscia di non sapere quanto grave fosse la situazione a Pisticci.
Anna Maria era andata a ballare a Ferrandina: "Dopo 5 minuti ci chiesero di uscire, non avevamo sentito nulla. Fuori vedemmo una donna buttarsi dal primo piano, sconvolti urlavano tutti. Il viaggio verso Pisticci fu un incubo, le luci del paese tutte spente; pensammo fossero morti tutti. Arrivati sotto casa, finalmente riabbracciammo la famiglia".
Massimo era ancora più lontano. All'epoca aveva 20 anni ed era a Bari, dove studiava all'Università: "La scossa più forte la avvertimmo ovviamente meno intensamente che non come fu vissuta a Pisticci, ma la nostra angoscia maggiore era dovuta al fatto (dopo aver ascoltato le prime notizie) di non poter entrare in contatto con i nostri genitori poiché le linee telefoniche erano in tilt e non potevamo fare a meno di pensare al peggio...nottata tremenda con il cuore in gola".
Per fortuna, le cronache pisticcesi dell'epoca non riportano morti, ma ogni anno, in tutte le famiglie, si rinnovano i ricordi di quella sera in cui altrove si contarono 280.000 sfollati, circa 9000 feriti e quasi 3000 morti.

Marika Iannuzziello