'La felicità senza internet'. Se ne parla al Cecam
- Post 17 Ottobre 2017
Introdurrà Giovanni Di Lena, presidente del Ce.CA.M., interverranno la Prof.ssa Giuseppina Lo Massaro (Presidente UNITRE di Marconia) e il Dr. Pino Lettini ( Ass.re al Bilancio del Comune di Pisticci).
Sarà presente il coautore del libro, Felice Lafranceschina, originario di Ferrandina, il quale vive da molti anni a Torino dove svolge la professione di ingegnere. E’ stato tra i fondatori dell’Associazione “Carlo Levi” ed è presidente del “Centro Culturale Lucano”. Ha diretto per più di vent’anni la compagnia Umoristica dello Skander Teatro. Ha pubblicato: I cattolici e la sinistra (Assisi 1977); Carlo Levi, la Basilicata e il terremoto (Torino 1982); A piedi sul Pollino (Francavilla 1991); Trenta giorni di nave a vapore (Potenza 1991); la felicità da Epicuro a Marx (Torino 2008); Ciarlatani di sempre (Torino 2010) e Men che schiavo (Potenza 2013).
Daniela Emilia Servidone, l’altra coautrice (non presente alla presentazione di Marconia), è nata a Cuneo, ma vive a Torino. E' antropoanalista ed è socia onoraria della SGAI (Società Gruppo Analitica Italiana), è un medico, una sessuologa e una terapeuta che ha scelto di occuparsi proprio della felicità e dal sollievo dal dolore. Scrittrice esordiente, il suo racconto “La Spigolatrice di Sapri” è stato pubblicato sulla rivista di Antropoanalisi della SGAI.
Di fatto gli antichi Greci se ne intendevano: il fine ultimo dell’uomo era la felicità, intesa come Bene e Giustizia, tranquillità dell’animo, non turbato dai timori e dalle passioni. L’assenza di turbamenti ai giorni nostri è sufficiente a mantenerci felici, possiamo accontentarci ? Forse si, perché la Felicità come dice Totò "Non esiste e se esiste coincide con i momenti in cui ci dimentichiamo dei mali dei dolori e delle sofferenze".
“Ciascuno ha da portare una Croce e la felicità, creda a me non esiste. Forse esistono momenti minuscoli di felicità e sono quelli durante il quale si dimenticano le brutte cose. La felicità è fatta di attimi di dimenticanza. Se è vero che tormenti e sofferenze fanno parte di questo mondo, sarebbe bello che questi attimi durassero all’infinito, ma sarebbe ancor più bello che la nostra gioia si specchiasse in quella degli altri e tutti ne potessimo gioire, e come specchio l’uno a l’altro rende" (cit. Purg XV).
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