Un libro nato dopo le morti in fabbrica nell'Ilva di Taranto, ma anche fuori, in quella città Taranto che prima profumava di ulivi e di mare, ed ora non più, dopo l'abbattimento dei capi di bestiame della masseria Fornaro e dopo la morte del piccolo Lollo, ennesime vittime innocenti del mostro d'acciaio. Il libro vuole essere anche una svolta di speranza, con poesie piene di amore e sogno, nonostante le minacce ripetute, subite dall'autore , prima danni alla macchina, poi una croce sull'armadietto con nastro adesivo marrone da pacco, ma l'autore del libro è convinto che tutto questo possa servire, e che in mezzo alla cupa barbarie, la poesia possa riproporre il linguaggio del coraggio e della speranza.
Tramite la poesia di Vincenzo De Marco, lui che si definisce Vincent Cernia poeta operaio, innamorato della sua terra, attivista a favore dell'ambiente, della salute e della vita, e che dedica quest'opera alla propria famiglia, alla propria figlia Giorgia, quasi a volerla tutelare dal pericolo incombente rappresentato dal "mostro" siderurgico, in una profusione poetica di sentimenti, stati d'animo, emozioni, definendosi un folle che scrive della sua interiorità, di umore e vissuto, del bene e del male: "Sono un pazzo che su carta sputa fuori, amore e rabbia...".
La prefazione del libro è stata curata dal Prof. Alessandro Marescotti (Presidente PeaceLink Italia), mentre l'introduzione dalla scrittrice giornalista e attivista dell'Associazione ecopacifista PeaceLink Dott.ssa Laura Tussi, la postfazione invece dall'attore scrittore Valerio Tambone.