Anche per l’estate che da poco ci ha lasciato, l’ha fatta da padrona sulle nostre tavole. Ce lo dicono le nostre massaie e lo confermano i vari ristoratori della zona e dei nostri lidi, che grazie a questa specialità, anche quest’anno, hanno fatto bella figura e buoni affari. Ovviamente, parliamo di sua maestà “la cozza”, piatto prelibato gustato lungo tutto l’arco ionico lucano, commercializzata a tonnellate e servita a pranzo e a cena, cruda, alla marinara, al gratè, alla pepata o con tubettini e fagioli o, meraviglia delle meraviglie, semplicemente con spaghetti o linguine.
Secondo una recente simpatica teoria sulla cozza, si scopre che la stessa avrebbe anche straordinario potere “sensitivo” e addirittura percepisce, se la ami o ne diffidi, regolandosi comunque di conseguenza, nuocendo o deliziando e, a volte, punendo con mal di pancia e diarrea acuta. Ma c’è di più, perché succede che chi ne mangia un bel pò e sta benone, e chi invece, poveretto, ne assaggia una sola e deve correre in bagno. E comunque gli va bene se poi non becca il tifo, come è già capitato a chi scrive. Ma per i coraggiosi, c’è anche un test verità: provare a mangiarla cruda con gocce di limone. Una squisitezza, naturalmente con qualche rischio da correre. Ma ne vale la pena. “Sarà un pregiudizio etnico - gastrico – spiega ancora la teoria – ma la legge della cozza è inesorabile. Come i cani infatti, pure la cozza azzanna chi si mostra timoroso e ostile”. E quindi, attenzione a come comportarsi di fronte a un invitante portata di cozze, crude o cotte che siano.
Michele Selvaggi
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