La settimana Santa a Pisticci: riti espressivi di una antica cultura quest'anno sono solo un ricordo
- Post 10 Aprile 2020
Riti qui riproposti puntualmente ogni anno, attraverso emozioni da vivere e spiritualità tutta da scoprire. Un'aria impregnata di fede e di dolore, avvertita in ogni angolo della città. Riti espressivi di una civiltà, di una antica cultura, di un sentimento di pietà misto di religiosità popolare. Un appuntamento con fede e storia per perpetuare momenti spirituali e penitenziali, sempre ricchi di fascino arcano che si perde nei tempi.
Da qui la necessità, in questo triste contesto che ci accompagna da oltre un mese, di farli rivivere – sperando di fare cosa gradita - per ricordare a tutti il loro svolgimento, attraverso quel ruolo di primo piano che li ha caratterizzati. In centro, come a Marconia, Scalo e Tinchi, l'evento, da sempre ritenuto sinonimo di grande riflessione, toccando altissime punte di partecipazione e coinvolgimento.
Fino agli anni 70, le processioni dei Misteri, precedute dai "troccolanti", erano addirittura 4. Suggestive e piene di fascino, anche i riti del Gesù morto, a Marconia e a Pisticci Scalo. La settimana santa si concludeva con momenti di grande riflessione e preghiera durante il silenzio liturgico del sabato, preludio alla Pasqua di resurrezione.
Quest'anno, purtroppo, non sarà cosi. Un interessante iniziativa suggerita dal pisticcese di Reggio Emilia Donato Vena che propone per il pomeriggio del venerdi santo, l'affaccio alle ore 19,30 di tutti i cittadini sui balconi per cantare insieme, in assenza della tradizionale processione, la canzone "La cattura di Gesù": "E quanne Giese mo fu pigghiat, a chiesa jeranne mo fu purtate e la Madonna jeret la porta mo li senteva le staffilate........". Proviamoci tutti insieme.
Michele Selvaggi