28Marzo2024

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Noi che avemmo John Renbourn per amico

Ieri sera è morto John Renbourn, co-fondatore dei Pentangle, tra gli artisti più importanti del folk-blues mondiale e, per quanto mi riguarda, figura fondamentale per la mia formazione musicale.
Ho iniziato ad ascoltarlo da adolescente grazie a mio fratello Danilo Selvaggi grande appassionato di musica ed altrettanto grande collezionista di dischi.
All'inizio degli anni novanta ci fu il mio primo incontro con Renbourn al Folkstudio di Roma. Non stavo nella pelle: assistevo al concerto di uno dei miei artisti preferiti. Dopo lo show gli chiedemmo un autografo. Chiacchierammo un po'. Quella sera non immaginavo che in seguito, dopo qualche anno, sarebbe venuto spesso a Pisticci e, incredibile a dirsi, diventato nostro amico. La prima volta "a casa nostra", infatti, fu circa dieci anni fa: era luglio del 2004. Faceva caldissimo. A tal punto che John, incurante della digestione in corso, dopo pranzo stette a mollo ore ed ore in piscina. Per la nostra apprensione.
Ad invitare lui, Jacqui Mc Shee - vocalist dei Pentangle - e Tony Roberts era stata Allelammie, per un concerto che poi si rivelò memorabile. Ricordo come fosse ieri il viaggio dall'aeroporto a Pisticci, con la sosta alle Tavole Palatine dove Renbourn si fermò ad annusare le colonne del tempio. E poi il pranzo all'aperto, in campagna di Rocco Calandriello, accarezzati da un vento caldo e gentile che saliva dai fossi di "Cannile". Infine il live. Che fu strepitoso, nonostante il mio consueto mal di testa e l'assalto delle cavallette dal sapore vagamente biblico.
Dopo qualche anno John tornò a Pisticci, in visita privata. Arrivò col suo furgone sgangherato in Piazza Plebiscito o San Rocco che dir si voglia. Tanto era grande lui, tanto il suo cuore, che ci strinse tutti in un abbraccio. Contemporaneamente. Ed eravamo in quattro-cinque. Seguirono giorni bellissimi insieme a Giuseppe D'Avenia D'Andrea, Luigi Vitelli, Danilo Borraccia, Raffaele Bifulco e Vittorio Vitelli. Pisticci, i calanchi, Craco, Matera e poi ancora Pisticci. Gli aneddoti sulla scena musicale inglese, l'incontro con Robin Williamson che di lì' a poco, insieme a Mike Heron, avrebbe fondato la Incredible String Band, un altro leggendario gruppo di folk psichedelico che, come i Pentangle, maestri nel fondere la tradizione col blues ed il jazz, innovarono profondamente lo stantio mondo del folk inglese.
Furono giorni davvero indimenticabili. La sera prima della sua partenza, il 26 ottobre 2011, in una campagna vicino al paese, mentre un pioggia leggera annunciava l'autunno e poi un inverno freddo e nevoso, ed il fuoco crepitava nel camino, John Renbourn ci regalò un incredibile, preziosissimo e meraviglioso concerto privato. Tutto per noi. Era da poco morta la mia adorata mamma. Lui lo seppe. E sapeva, glielo avevo ripetuto tante volte in quei giorni, che la mia canzone preferita dei Pentangle era "Lord Franklin". Attaccò a suonarla, a cantarla. Come per incanto. E poi ancora "Faro Annie" su richiesta di Giuseppe, "Buffalo Skinner" su richiesta di Danilo e "Watch the Stars" su richiesta di Luigi. Un concerto on demand. Un sogno, insomma. Ecco perché oggi sono molto triste. Ecco perché avverto il senso della perdita come se fosse andato via un familiare. Addio caro John. Ti ho voluto tanto bene.

Massimiliano Selvaggi