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Tre pedofili omosessuali abusavano di un minore disabile. Arrestati nell'operazione Lex Scatinia

Li credevano amici di quello sfortunato ragazzino affetto da disabilità fisica e psichica, ma in realtà erano dei mostri che abusavano sessualmente di lui, anche dopo avergli somministrato alcool e droghe.
Si può definire un vero e proprio caso di pedofilia omosessuale, portata all’estremo per una lunga serie di aggravanti, questa storia consumatasi a Ferrandina ed andata avanti almeno per due anni e mezzo, che ha avuto termine con l’arresto di tre persone effettuato oggi ad opera della Polizia a carico di L.S.V. 36 anni, P.T., 29 anni e M.M. 27.
I balordi avevano “familiarizzato” con il ragazzo disabile che all’epoca in cui le frequentazioni erano iniziate, nel 2007, aveva 13 anni. Uscivano con lui la sera, passavano a prenderlo a casa e qualche volta a scuola. I genitori, ed anche il giovane, si fidavano di loro, apparentemente così disponibili a stare insieme allo sfortunato “amico”. Poi, dopo due anni e mezzo, qualcuno, probabilmente nell’ambiente scolastico, ha iniziato a sospettare qualcosa, perché il ragazzino lasciava trasparire, nelle pur comprensibili difficoltà di comunicazione legate al suo stato di salute, le ripercussioni per le sevizie a cui era sottoposto.
E così, negli ultimi mesi del 2009, gli uomini del Commissariato di Polizia di Pisticci, guidati dal vice questore Raffaele De Marco, hanno iniziato ad indagare, raccogliendo indizi, compreso finanche alcuni pedinamenti, volti ad accertare quelle che, forse, erano state delle dritte ricevute in via discrezionale su quanto si stava iniziando a mormorare tacitamente in paese. In tal senso è stato necessario ascoltare numerose persone in diversi modi vicine alla vittima.
Le indagini hanno potuto condurre all’agghiacciante verità. Spesso, soprattutto nei week end, il ragazzino, in compagnia della banda di pedofili mascherati da amici, veniva portato in una cantina o in auto, in una zona appartata del centro storico. Lì gli venivano a volte somministrati alcool e droghe. Poi iniziavano le violenze sessuali di ogni tipo.
La famiglia, ignara di quanto stesse accadendo, ha saputo tutto solo nella fase finale dell’inchiesta, quando erano emersi elementi di certezza. Fino all’incidente probatorio di qualche settimana fa, quando il ragazzino, seguito da personale adeguato, psicologi ed assistenti sociali, ha confermato il quadro accusatorio, determinato poi con maggiore certezza da alcuni riscontri fisici.
A quel punto sono arrivate anche le minacce da parte degli indagati, che proprio a seguito dell’incidente probatorio avevano compreso di avere la Polizia alle calcagna.
Di qui la necessità di intervenire perché la banda di balordi avrebbe potuto da un lato reiterare i reati e dall’altra darsi alla fuga, assieme ad un quarto uomo, D.M.A. di 43 anni, che resta libero, ma indagato per aver avuto una posizione più defilata e marginale nelle violenze. E’ scattata così l’operazione Lex Scatinia, con l’arresto dei tre all’alba di oggi e il loro trasferimento nel carcere circondariale di Matera, in seguito alle tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Matera, Rosa Bia, su richiesta del pm Valeria Farina Valaori.
I tre, incensurati e non collegati da legami di parentela, dovranno rispondere di violenza sessuale aggravata dalle particolari condizioni di infermità fisica e psichica della vittima, dal fatto che le sevizie erano iniziate quando questa non aveva compiuto i 14 anni, dall’impiego di sostanze narcotiche o stupefacenti. Rischiano una pena da 6 a 12 anni.
I particolari dell’operazione Lex Scatinia, una legge del diritto romano che puniva i pederasti, sono stati illustrati stamattina a Matera in una conferenza stampa tenuta dal dirigente del Commissariato di Pisticci, Raffaele De Marco, e dalla dirigente della Questura, Luisa Fasano.

Marika Iannuzziello