19Aprile2024

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La Provincia riconosce che esiste un allarme tumori in questo territorio

A Pisticci c’è stato un tempo in cui le associazioni ed i cittadini si erano uniti nella battaglia contro la scelta di installare una mega centrale turbogas nella Val Basento. In quegli anni si era aperto un serrato confronto con le istituzioni a tutti i livelli locali e con i sostenitori di una teoria opposta, che difendeva l’ipotesi di realizzare quell’impianto. Al di là delle numerose sfaccettature che caratterizzarono quella fase storica, il Comitato era ispirato da una idea di fondo: il territorio non poteva accogliere un altro progetto inquinante per questioni di sostenibilità, tenuto conto di quanto il pregresso sviluppo industriale aveva lasciato in termini di impatto ambientale, unitamente al rischio di una ingerenza criminosa riconducibile al filone dello smaltimento illecito di sostanze tossiche e nocive, anche radioattive,  ed anche a tutti i punti di domanda che erano sorti riguardo all’attività di smaltimento di rifiuti speciali presso l’impianto di Tecnoparco, autorizzato in deroga ad un principio regionale che proibiva di smaltire sostanze speciali ed altamente pericolose di provenienza non lucana (cosa che avviene tutt’ora).   
A supporto di quelle tesi erano stati organizzati anche degli incontri utili a scoprire come l’incidenza dei tumori nell’area metapontina  e materana risultava in forte ascesa, per una serie di concause ovviamente non riconducibili in modo esclusivo e certo agli aspetti appena rappresentati, ma che altre fonti di inquinamento avrebbero potuto contribuire a far aumentare ulteriormente. Fra i promotori di questi incontri, utili a rappresentare uno stato di allarme e preoccupazione per le popolazioni, ma soprattutto finalizzati ad veder aumentare i livelli di attenzione e di intervento delle istituzioni a cui si chiedevano risposte concrete, c’era gente che oggi ha perso la vita, manco a farlo apposta, proprio a causa di un tumore.    
Dopo circa otto anni, finalmente verrebbe da dire, dal fronte istituzionale sembra muoversi qualcosa.    
“Siamo convinti, e i dati scientifici lo dimostrano, che la percentuale in netta ascesa delle patologie tumorali sono verosimilmente associabili a esposizioni di sorgenti radioattive – ha dichiarato oggi il presidente della Provincia di Matera, Franco Stella - o al consumo di alimenti prodotti in ambienti le cui  catene alimentari appaiono compromesse. Pertanto non è più differibile la verifica dei dati ambientali e alimentari del territorio, che costituiscono la base di partenza per indicare le eventuali misure di prevenzione. Azione che l’Ente sta predisponendo nell’interesse del territorio”.   
La Provincia, insomma, riconosce che qualcosa non quadra in questo territorio, sempre più flagellato da morti riconducibili alle neoplasie.
“L’incremento degli indici di mortalità per cause tumorali – si legge ancora in una nota diffusa dalla Provincia, per conto del suo Presidente e dell’intera giunta - e  del numero di malati oncologici nella provincia di Matera si è attestato, in maniera preoccupante, sulla media nazionale. Un dato sconfortante, soprattutto se rapportato al passato, quando era nettamente inferiore, e al futuro, quando è previsto un accelerata che ci vedrà superare pericolosamente la media”. Meglio tardi che mai, ma è giusto ricordare che i cittadini si erano mossi per tempo, chiedendo risposte con quasi due lustri di anticipo.
“In particolare – spiegano ancora dalla Provincia - i presidi sanitari e i medici di famiglia segnalano un importante e crescente incremento di neoplasie che interessano alcuni organi e sistemi (tiroide, midollo osseo, intestino, reni e sistema nervoso) che fanno pensare a un territorio con matrici ambientali da verificare e monitorare in direzioni diverse da quelle che normalmente e periodicamente vengono effettuate dalla Provincia e dalla Regione.
La Provincia di Matera ritiene necessario e improcrastinabile comprendere le cause che hanno determinato un aggravamento di tali proporzioni”.
Finalmente, insomma, chi è preposto a decidere sui destini delle comunità riconosce l’urgenza di condurre un’attività di monitoraggio.    
L’auspicio è che da questa consapevolezza possa adesso nascere un’azione seria e continua, finalizzata ad individuare le cause alla base di dati che allarmano la popolazione. Bisognerà fare le cose per bene, con grande impegno, attraverso una ricerca di spessore qualitativo,  e poi avere il coraggio, qualora l’indagine dovesse condurre all’individuazione di determinate cause, di decidere, una volta tanto, in favore della salute dei cittadini, da anteporre agli interessi economici favorendo la strada di uno sviluppo possibile, sostenibile appunto. Perché il rilancio economico del materano non può avvenire mettendo la gente nella condizione di scegliere tra il suo benessere fisico e le opportunità occupazionali. Le istituzioni potranno vincere questa sfida solo se sapranno mettere in campo un nuovo modello in grado di consentire che un aspetto non imponga di dover rinunciare all’altro.
E le battaglie vanno combattute tutte allo stesso modo sia quando il governo della nazione propone il ritorno al nucleare o la costruzione del sito di stoccaggio delle scorie in Basilicata, sia quando sono in campo progetti di altro genere, più gestibili a livello di istituzioni lucane, che comunque richiedono un approccio di scrupoloso zelo ed approfondita verifica, nonché il coinvolgimento delle popolazioni.    
Una modernità non a misura d’uomo sarebbe soltanto un avvilente viaggio senza ritorno nel passato di questa terra. Una scelta mestamente miope.