20Aprile2024

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Alluvione del metapontino. Cronache da un territorio devastato

Il giorno dopo è anche peggio. Il territorio materano – metapontino si risveglia devastato dall’alluvione del primo marzo, una data che passerà alla storia per l’enormità del disastro che la pioggia e le esondazioni di tutti i fiumi lucani hanno causato determinando un’emergenza generale.
Smottamenti nei centri abitati in collina, allagamenti di quelli pianeggianti, viabilità in ginocchio, aziende agricole sommerse che annunciano danni per milioni di euro, animali morti, colture pregiate distrutte. La macchina dei soccorsi si è fatta imponente, sin da subito. Ha provato a coordinarla la Regione Basilicata e la Prefettura di Matera. In campo Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Guardia Forestale, Carabinieri e Polizia, mezzi speciali di soccorso, natanti ed elicotteri.

La vastità d’acqua si estende a dismisura, per un colpo d’occhio terrificante. Un punto di focale di emergenza è nella zona a cavallo delle foci di Basento e Bradano, le cui acque quasi si incontrano dopo che oggi pomeriggio il principale fiume lucano ha sfondato a sinistra, arrivando a sommergere la S.S. 407 Basentana, all’altezza dello svincolo che immette sulla S.S. 106 Jonica. L’accesso è stato chiuso ed il traffico, già deviato in mattina dalla Jonica in quella direzione per bypassare la tratta fino a Ginosa, è stato veicolato sulla tratta della Provinciale per Montescaglioso. Borgo Metaponto è finito sott’acqua, così come la zona lidi, i complessi turistici e la ferrovia, chiusa da ieri.

Basentana e Ionica

La precedente chiusura della Jonica, tra Metaponto e Ginosa, si era resa necessaria dopo che il Bradano era esondato nella notte. Particolarmente critica la situazione in contrada Pantano, ai confini con la Puglia. Qui l’azienda agricola Esposito (una famiglia di Bernalda) è stata letteralmente devastata dall’acqua, che l’ha ricoperta per diversi metri. Case e capannoni sono finiti sott’acqua, insieme ai mezzi agricoli ed al bestiame. Delle 350 mucche allevate nell’azienda meno di una cinquantina sono state raccolte su una corsia della Jonica, le altre sono morte nella stalla o sono state trasportate dalla corrente, insieme ad una settantina di pecore, venti asini, qualche maiale, un enorme deposito di rotoballe ed a tutto quello che la piena ha trovata davanti al suo incedere.
La famiglia Esposito si è messa a riparo solo mezz’ora prima dell’arrivo dell’esondazione, verso le 23 di martedì. Numerose, nella zona, le aziende agricole sommerse, come anche a monte, verso Serramarina. Nei pressi della Jonica, sempre in zona Pantano, alcune famiglie di agricoltori hanno gridato tutta la notte dai loro tetti, per chiedere di essere salvati, presi dal panico e dalla disperazione, perché l’acqua saliva sempre di più fino a sommergere le abitazioni. Solo in mattinata sono intervenuti i Vigili del Fuoco, con elicotteri e gommoni. Alla fine sono state soccorse e tratte in salvo ben 19 persone. Alcune di esse trascorreranno la notte su una corsia della Jonica, dove la protezione civile ha aperto alcune tende per accoglierle. Anche il Museo di Metaponto funge da rifugio per altri sfollati.

“Sono 75 anni che la nostra famiglia conduce queste terre – ha detto il signor Antonio Esposito – ed una esondazione del genere non si è mai verificata. Nessuno ci ha avvisato che la piena stava arrivando, siamo salvi per miracolo, grazie alla telefonata di un amico, che ha dei terreni più a monte. La situazione è cambiata da quando hanno completato i lavori per realizzare il nuovo ponte sulla Jonica e lo svincolo. Si è creato uno sbarramento naturale, l’acqua non defluisce più e noi siamo rimasti in trappola”.

Danni Azienda Esposito

Risalendo la Basentana, fino a quando è stato possibile attraversarla, resta il divieto sull’accesso che porta alla Provinciale Sponda Destra del Basento, in agro di Marconia. Lì, stanotte, il fiume ha scavalcato il ponte di torre Accio, dove il Basento ha poi inondato l’intera piana assieme a centinaia di ettari di colture pregiate, anche arboree. Il fiume ha rotto gli argini più a valle inondando la strada in diversi punti, soprattutto all’altezza di un argine artificiale realizzato a fine anni ’80. Non è la prima volta che l’acqua ha la meglio in quella zona. E la Provinciale è andata ancora sott’acqua. Stessa situazione pochi chilometri più avanti, nei terreni di proprietà dell’Agrario.
Da Pisticci Scalo in poi il Basento appare come un lago disteso su una superficie di impressionante dimensione. Superati abbondantemente i livelli di guardia nei pressi del ponte vicino alla zona industriale, sulla strada da Pisticci Scalo a Pomarico. Lì l’acqua doveva ancora defluire dopo l’anomala inondazione del 19 febbraio. Adesso ce n’è più di allora.

Destra Basento e Località Accio

La situazione non è migliore a monte. Emblematico il disastro patito dall’azienda Mazzei, 50 ettari di proprietà di alcuni eredi pisticcesi, nei pressi del ponte sul Vella, vicino alla Basentana, in territorio di Pomarico. Qui i danni sono ingenti  e risultano provocati dalla rottura di un argine da parte del torrente Vella, che ha distrutto con un impeto terrificante un’opera di contenimento consegnata solo due settimane fa in seguito a lavori finanziati dalla Regione Basilicata. I proprietari, però, protestano “perché l’opera – come spiega Sergio Tricchinelli, uno degli eredi – è stata realizzata con un ribasso pazzesco. Noi riteniamo che non sia stata fatta a regola d’arte”. In seguito alla rottura dell’argine il torrente ha tirato dritto sull’azienda agricola, prendendola in pieno. Case e capannoni sono stati sommersi da un metri d’acqua ed oggi si presentavano allagati. Sott’acqua i mezzi agricoli, qualche capo di bestiame, ma soprattutto piantagioni di ulivi, albicocche, mandarini, grano ed erba medica. Il problema principale, però, riguarda l’enorme massa di fango e ghiaia trasportata dalla corrente che ricopre di circa un metro terreni agricoli resi inservibili. Mentre il fiume, adesso, scorre praticamente davanti alle case dell’azienda, dove ha scavato anche solchi profondi. “Ho provato – spiega ancora Tricchinelli – a superare la linea d’acqua, sicuro di non aver problemi perché il nostro piazzale è in piano e ricoperto di breccia, ma invece sono sprofondato quasi fino al collo”. I problemi, per l’azienda Mazzei, non finiranno quando l’acqua si ritirerà. “Non sappiamo – spiega Vito Laviola, un altro erede - come porre rimedio a questa situazione, perché laddove c’erano terreni coltivabili, ora insiste una enorme mole di melma e ghiaia. Come riusciremo a toglierla e quanto ci costerà farlo? Nel frattempo, inoltre, il torrente ha modificato il suo corso ed ora scorre a due passi dalle nostre case per poi sfociare nel Basento”.

Danni Azienda Mazzei

Per iniziare il faticoso percorso che conduce al ripristino della normalità tocca attendere che l’acqua abbandoni i terreni e defluisca verso mare. Ma, come se non bastasse, sulla costa insiste una mareggiata sostenuta da venti da sud che spingono le onde all’interno delle foci ingrossate a dismisura. Al momento, pertanto, l’acqua non defluisce. Lo scenario a marina di Pisticci non è incoraggiante. Sulla spiaggia si è depositata una quantità enorme di vegetazione secca, trasportata dai fiumi. In particolare alla foce del Cavone è il mare che entra nel fiume e non viceversa, come invece ci si attenderebbe vista la portata d’acqua che arriva dai territori più a monte. La foce si è ingrossata a dismisura e risulta erosa soprattutto la sponda destra, all’altezza di Terzo Cavone.
Il primo giorno di emergenza, insomma, reca con sé un’emergenza ancora più grande ed il ritorno alla normalità  sembra molto lontano. Nel caotico affannarsi dei soccorsi e degli interventi si fa comunque largo un quesito diffuso. Possono 100 millimetri di pioggia caduti in 24 ore provocare un disastro di queste dimensioni?

 

Roberto D'Alessandro

Provinciale San Mauro Ferrandina e dintorni

Foce Fiume Cavone