20Aprile2024

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L’orologio solare di Sant’Antonio

Con piacere noto che da qualche tempo si parla dell’orologio solare di Sant’Antonio. Probabilmente l’aura esoterica che ammanta questi antichi misuratori del tempo, suscita un grande interesse ma bisogna essere attenti a non farsi prendere la mano; spesso, è proprio questo carattere a scatenare libere interpretazioni, anche quando sono espresse in assoluta lealtà.
Avendo curato il restauro delle coperture, della “cupola” e del campanile di Sant’Antonio, nonché della loggia che affaccia sul chiostro del convento di Santa Maria delle Grazie, (1) ho pensato sia il caso di chiarire la storia dell’orologio così come lo si vede oggi ricordando ai lettori che, rivolto a sud, campeggia sul tiburio della “cupola”.
L’attuale orologio solare è stato voluto dal sottoscritto e dal professore Lucio Saggese con il placet, evidentemente, di don Michele Leone; le notizie che sto per dare ai lettori sono riportate in parte sul libro che Saggese ha pubblicato nel 2007 dal titolo “Meridiane di Basilicata”, titolo in verità improprio, come lo stesso autore sa bene, in quanto tratta di orologi solari e non di meridiane che sono altra cosa pur con delle affinità. (2)
Nel 2003, dunque, mi occupai anche del restauro dell’orologio solare che all’epoca si presentava notevolmente manomesso. Probabilmente qualcuno, pensando di fare cosa giusta, lo modificò ignorando che quegli orologi funzionano solo se si conosce l’andamento del Sole rispetto alle posizioni del quadrante e dello stilo (o gnomo). Inoltre, a causa della vetustà del tiburio, il quadrante aveva perso parti di intonaco. Dopo un attento rilievo, mi rivolsi al professore Lucio Saggese per capire quanto si potesse recuperare dell’antico strumento; dopo attente riflessioni, questi sostenne che il materiale pervenutoci era praticamente indecifrabile e pertanto irrecuperabile: i segni rimasti non rimandavano all’orologio solare che fu e a nessun altro tipo.
Spettava a me decidere, in qualità di restauratore, se lasciare il lacerto di intonaco quale debole traccia dell’orologio sparito per sempre, o se sfruttare orientamento e stilo esistenti per costruire intorno ad esso un altro quadrante. Non ebbi dubbi sulla seconda opzione perché convinto che gli indecodificabili segni non avrebbero avuto nemmeno la forza di rinvigorire la memoria; quei segni sarebbero rimasti per sempre senza significato. In fondo, se un orologio solare è costituito dalla posizione su una superficie (ovvero dall’orientamento rispetto al Sole), dalle dimensioni del quadrante e dallo stilo, quest’ultimo inteso per posizione e lunghezza (nel nostro caso è 19 cm ma in origine, prima che saltasse la testa del chiodo, era lungo 21 cm), la decisione mi consentiva di sfruttare quasi la metà dell’antico sistema. L’atteggiamento assunto, ascrivibile al restauro critico - creativo, convinse anche don Michele Leone che mi incoraggiò a procedere. Dello stesso avviso era Saggese che nel citato libro così ricostruisce la vicenda “L’architetto D’Onofrio, quando ha affrontato i lavori di restauro della chiesa, ha rintracciato e fotografato solo poche linee e alcuni numeri dai quali era possibile individuare un semicerchio dal diametro di due metri, delle linee orarie simili a quelle delle ore canoniche, ma distanziate in modo irregolare e numeri che, nella parte sinistra sembrava seguissero le ore canoniche, mentre nella parte destra facevano pensare di più ad ore italiche. Diversi gnomonisti da me interpellati hanno interpretato i pochi resti come i segni di diversi e successivi interventi, non sempre eseguiti da persone competenti, senza escludere che le irregolarità riscontrate potessero rispondere ad esigenze specifiche degli utenti del convento. Visto il pessimo stato in cui la meridiana (l’orologio solare, ndr) versava e l’impossibilità di ripristinare l’antico stato, perché non accertabile, l’architetto che conduceva i lavori e il sottoscritto hanno deciso di salvare lo stilo ortogonale e di costruire ex novo un quadrante che seguisse il sistema orario oggi in vigore, cioè un orologio solare ad ore moderne”.(3)
Pertanto, mentre per l’intero intervento architettonico si è proceduto con il restauro conservativo, (4) per l’orologio solare si è fatto ricorso al restauro critico – creativo dove la prima componente ha portato al riconoscimento dell’importanza storico – psicologica dell’elemento, mentre la seconda alla sua interpretazione in quanto è stato creato un nuovo quadrante come in una sorta di palinsesto.
L’adozione del sistema orario oggi in vigore, esprime la volontà di segnalare ai posteri l’intervento avvenuto nel nostro tempo senza alcun equivoco.
Il motto “Io ti segno le ore, tu riempile d’amore” fu scelto tra quelli storici che caratterizzano gli orologi solari italiani; a me e a don Michele Leone sembrò idoneo ai valori semantici di una chiesa. Il disegno di Saggese fu elaborato al computer in scala 1:1 e fu trasferito su un pannello di compensato. Successivamente i fratelli Petracca, incaricati ad eseguire le opere, riportarono sull’intonaco fresco le linee orarie, i numeri romani dalle ore VII alle ore XVI, la linea equinoziale e il motto; infine vi passarono a pennello lo smalto color oro come oggi si vede.
Alla luce di queste brevi ma spero interessanti considerazioni, forse l’orologio solare di Sant’Antonio emana un fascino maggiore perché esprime il lavoro di un gruppo di persone che, a diverso titolo, ne ha riconosciuto l’importanza storica e psicologica, ha salvato e utilizzato i pochi elementi rimasti integri e lo ha riproposto alla maniera contemporanea.

1. Purtroppo, l’antico chiostro da alcuni anni è stato trasformato nella sala consiliare del Comune perdendo il carattere originario e non consentendo la vista dell’orologio che campeggia sul lato sud del tiburio. In origine, l’orologio era visibile dal corridoio che distribuiva le celle dei frati, oggi adibite a uffici comunali.

2. Lucio Saggese, “Meridiane di Basilicata”, I&T edizioni, Sant’Arcangelo (PZ), 2007. Il titolo, credo sia dovuto ad una esigenza divulgativa in quanto la maggior parte della gente chiama “meridiane” gli ”orologi solari”. In realtà le meridiane indicano solo il mezzogiorno quando il Sole è sopra al meridiano locale, mentre gli orologi solari segnano un intervallo orario molto ampio.

3. Lucio Saggese, op. cit. p.83, 84

4. Il restauro è stato sostanzialmente di tipo conservativo anche se non sono mancate considerazioni critiche volte a migliorare l’antico fabbricato laddove è particolarmente vulnerabile. Solo per fare alcuni esempi: le cornici del campanile sono state restaurate con l’anastilosi, ovvero sono state composte con piccoli pezzi di cemento costruiti in situ avendo cura di differenziare le aggiunte dalle parti originarie; sono stati inseriti nuovi doccioni in pietra di Gorgoglione nel campanile per favorire il displuvio delle acque meteoriche; è stata ricostruita la merlatura della torre campanaria sulla base di una foto antecedente la manomissione che aveva generato un incongruo parapetto; la cuspide, poiché era assolutamente instabile (vibrava alla semplice pressione esercitata con le mani), è stata smontata e rimontata con il criterio del “com’era e dov’era”, impiegando i mattoni migliori esistenti all’esterno e mattoni nuovi all’interno. La copertura della cupola a catino, è stata interpretata con quattro colmi alla maniera di un padiglione per raccordare la sua geometria quadrangolare a quella circolare della lanterna.

Renato D'Onofrio