29Marzo2024

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Una storia di in-sostenibilità da lasciarsi alle spalle

Il Consiglio comunale di Pisticci è chiamato ancora una volta a pronunciarsi su tematiche ambientali connesse alla Valbasento e, in particolare, alla società Tecnoparco. Il refrain inizia quasi ad annoiare se è vero che ha caratterizzato diversi momenti della vita politica cittadina da circa quindici anni e continua a ritornare in maniera ciclica.
La prossima seduta dovrà affrontare un tema di natura tecnica, relativo al rinnovo delle autorizzazioni ambientali (A.I.A.) alla società Tecnoparco Valbasento S.p.a,, ma sarebbe miope non scorgere dietro il punto la forte connotazione di carattere politico che esso rappresenta. E’ la politica a dover dire una volta e per sempre, in modo inequivocabile, attraverso quali scelte passa il futuro di questo territorio. Un futuro sul quale si proiettano anche le decisioni in merito alla mission di Tecnoparco.

Sul suo operato c’è una storia, passata e recente, che oggi rende ancora attuali dubbi e quesiti. L’azienda tratta sostanze pericolose ed inquinanti, se non smaltite in maniera adeguata. Ci sono, al momento, due inchieste che coinvolgono anche Tecnoparco per ipotesi di reati ambientali che sarebbero gravissime se confermate. E ci sono analisi ufficiali che indicano sforamenti in alcuni valori di sostanze inquinanti trattate sempre in quegli impianti, dopo l’insorgere di una delle suddette inchieste.

Ci sono dei dubbi che ancora persistono, dopo l’inchiesta Eni – Cova – Tecnoparco, dopo la lunga stagione dei miasmi, dopo gli sversamenti nel Basento, dopo il lungo braccio di ferro con le istituzioni locali sulla vision di sviluppo nel business dell’energia. C’è una storia di oltre 15 anni in cui sono emersi perplessità e quesiti sull’operato di un’azienda, sempre la stessa, che proietta sul territorio una immagine da cui la nostra comunità vuole segnare un distacco importante. Una comunità che ora chiede di lasciarsi alla spalle una volta e per sempre un particolare imprinting.

Compiti di questa natura vanno affrontati con coraggio e completezza dalla politica, chiamata oggi più che mai ad aprire un dibattito concludente non solo sulla questione del rinnovo dell’Aia a Tecnoparco, ma in maniera più ampia sulla compatibilità di un impianto di trattamento reflui in Valbasento. Un dibattito di questa portata conduce inevitabilmente ad interrogarsi sulle prospettive di futuro dell’area; su quegli elementi da valorizzare poiché rappresentano una occasione di rilancio e su altri elementi da superare, poiché probabilmente sono un freno proprio per l’ipotesi di futuro che si immagina di voler perseguire.

Ci sono dei quesiti ancora privi di risposta. Ed oggi quella risposta deve avere priorità su tutto. Se è vero che nessuno è colpevole fino a prova contraria, è altrettanto vero che nessuno oggi è in grado di garantire che la situazione ambientale in Valbasento, già pesantemente compromessa in passato, non è peggiorata a causa di alcuni procedimenti industriali ancora in atto. Fino a quando le autorità titolate a pronunciarsi non saranno in grado di dare una risposta esaustiva ed assumersi adeguate responsabilità, non può essere concettualmente ammissibile alcuna discussione sul rinnovo dell’Aia. Ma soprattutto non è immaginabile, dopo tutto quanto accaduto negli ultimi anni, proporre una nuova Aia relegando una questione delicatissima da ricondurre al primato della politica in un mero iter tecnico. La priorità, oggi, è definire la funzione di Tecnoparco all’interno di quella ipotesi di futuro possibile della Valbasento.
Una nuova Aia, alle attuali condizioni ed in questo momento, non può esistere. Occorre fermare l’impianto in attesa di chiarezza, mentre la politica è chiamata a mettere in campo un’azione non più procrastinabile che permetta di fugare dubbi ancora ragionevoli e riscriva il futuro di quest’area geografica.

C’è un territorio che chiede certezza dopo anni di interrogativi evasi in relazione ad aspetti essenziali, connessi all’ambiente ed alla salute. Non è funzione da demandare agli iter tecnici e non è un dibattito da rimandare ai tempi della giustizia, che deve fare il suo corso, in tempi e modi diversi rispetto alla politica.

E’ chiaro che il sistema dei controlli Arpab risulta insufficiente e tardivo. E’ evidente che occorra superare il sistema di gestione pubblico-privato che non ha dato buoni risultati. Il Consorzio Industriale, pertanto, deve uscire da Tecnoparco, che diventerebbe del tutto privata e sarebbe chiamata ad essere autonoma, oppure il soggetto deve tornare ad essere del tutto pubblico, e quindi commissariato prima di ridisegnare la sua gestione e la sua funzione.
Certo è legittimo che il privato che vuol far business lo persegua esercitando la sua libertà d’impresa, ma è altrettanto legittimo che un territorio si esprima sul gradimento di una certa attività. Ed il territorio di Pisticci sta dicendo da tempo di non gradire, non certo per un capriccio. Oggi, nuovamente oggi, questo territorio chiede di essere ascoltato, la sua politica di prossimità deve sapersi fare interprete di questa domanda e tradurla in azioni, mentre dall’altra parte le istituzioni devono dimostrare di avere una diversa capacità di ascolto. Una capacità che finora, soprattutto in Regione Basilicata, non hanno avuto.

Il compito dell’amministrazione comunale è gravoso, ma il pregresso annunciava ampiamente questo scenario ed andava messo in conto quale elemento di assoluta priorità nell’azione di governo. Oggi si ha l’occasione di esprimere quella priorità in maniera inequivocabile.
Il Comune di Pisticci è chiamato prima a definire la sua vision, anche attraverso la prossima delibera di Consiglio, e poi a perseguirla con coerenza. In questo momento occorre chiedere alla Regione Basilicata di sospendere le procedure Aia e fermare l’impianto e dopo averlo chiesto occorre agire al fine di raggiungere quest’obiettivo. Diversamente occorre valutare anche la possibilità di un’azione diretta sulla scorta degli sviluppi che verranno a determinarsi e del livello di criticità che possono ancora essere rappresentate.
Di azione diretta si parlò anche per porre fine ai famosi miasmi, oltre tre anni fa. Mancò un atto risolutivo nel momento di criticità forse maggiore e furono preferiti altri percorsi, legittimamente, al fine di tutelare l’ente da una eccessiva esposizione, si disse. Come legittimo fu l’invito ad osare di più. E’ cronaca dell’epoca che non tutte le strategie, le tempistiche ed i contenuti furono condivisi, ma nello stesso tempo quell’azione non fu vana o inutile. Certamente non fu risolutiva, come pure è comprensibile vista la complessità della questione.

Ad oggi il tema si ripropone, seppur con sfaccettature diverse, se non altro perché la percezione dell’urgenza con cui occorreva porre fine alla diffusione dei miasmi era maggiore rispetto alla situazione che viene nuovamente a determinarsi in questa fase, che non per questo, tuttavia, va sottovalutata. Anche perché sarebbe sbagliato misurare l’urgenza di dare una risposta in base all’ultimo episodio di una vicenda così annosa. Il superamento dell’attuale situazione di criticità in Valbasento va assunto come missione politica di ordine programmatico che esula da fatti contingenti, se davvero si vuole assumere come linea guida i contenuti di “Sostenibilità esaurita”.

Quel che non appassiona è lo sterile gioco delle parti in cui chi chiedeva comprensione, ieri, per le difficoltà di operare certe decisioni scomode, oggi pretende da altri che quelle decisioni vengano prese e chi ieri si univa al coro della richiesta di decisioni scomode, oggi teme di dover essere chiamato a farsene carico. Il tema richiede un elevato spessore del dibattito ed un approccio serio, ragionevole e responsabile. Tutti dovranno dare il miglior contributo possibile evitando di cadere in terreni di confronto sterili e buoni soltanto a portarci lontano da quelle soluzioni tanto auspicate.
La storia non cambia con il mutare dei nostri rappresentanti istituzionali. Chi credeva in ‘Valbasento: Sostenibilità Esaurita’ continua a crederci e continua a chiedere atti consequenziali.
La Regione deve prestare ascolto alle istanze che si elevano da anni da questo territorio in materia di salute e sicurezza ambientale mentre il Comune deve farsi carico di indicare una linea chiara ed inequivocabile sapendo che su questo tema non esistono compromessi. Una soluzione autentica del problema passa da scelte adeguate a garantire il miglioramento delle condizioni ambientali del territorio a beneficio dei cittadini. Sta alla politica che si fa istituzione trasformare le scelte in azioni ed atti.

Chi amministra oggi è chiamato ad elevare il livello di impegno ed a perseguire risultati sulle questioni ambientali anche annose, nella consapevolezza che occorra far presto perché l’eredità che ci lascia il tempo, in questa storia, è un macigno di cui liberarsi il prima possibile.
L’ambiente non permette compromessi. E’ l’ora di agire. E’ il tempo dei provvedimenti. E’ il tempo delle soluzioni definitive. Questo processo richiede una guida determinata, mossa da una chiarezza di intenti che solo un atto deliberativo forte e completo può ispirare. Un atto che non può essere altro se non il punto di partenza di un’azione politica necessaria e non più rinviabile.
All’attuale amministrazione, i pisticcesi, con il loro recente voto, hanno consegnato anche questo mandato. La speranza è che l’atto di prossima approvazione in Consiglio possa farsi interprete di quelle istanze che servono al territorio per voltare pagina e che subito dopo si lavori concretamente per dargli seguito.

Roberto D'Alessandro