Il gelo ha messo a nudo la fragilità della rete idrica lucana. Servono investimenti

Più acqua scende dal cielo, sia sotto forma di pioggia che di neve, meno ne viene fuori dai rubinetti dei lucani. È una consuetudine che spesso sperimentiamo sulla nostra pelle. In questi giorni di neve e gelo, infatti, praticamente in tutti e 131 i comuni di Basilicata l’erogazione idrica è stata garantita a singhiozzo. Per gli utenti la responsabilità è di chi gestisce il servizio, cioè di Aql. Per la società, invece, delle temperature eccezionali e del periodo prolungato di gelo. Si spiegherebbero così tubature gelate, contatori scoppiati, mancanza di pressione nei tubi e svuotamento dei serbatoi cittadini determinati dalle precedenti sospensioni idriche.
La rottura sulla condotta del Frida ha lasciato a secco tanti comuni per almeno 3 giorni. Questo, però, è stato solo l’evento clou: quasi tutti i lucani, infatti, hanno subito altri piccoli disagi. A cosa sono dovuti tutti questi disguidi? D’accordo il gelo prolungato, al quale non siamo abituati, ma c’è anche un problema di tipo strutturale che riguarda non solo la vetustà della rete, ma anche le zone nelle quali i tubi vengono fatti passare. Il caso del Frida è emblematico: si è dovuti intervenire con un elicottero in condizioni quasi estreme. La vera domanda, però, è: nelle zone alpine, quando la temperatura scende sotto lo zero (e accade per periodi ben più lunghi di quelli che, nostro malgrado, abbiamo dovuto sopportare in questo inizio di 2017), si verificano gli stessi problemi?
Probabilmente no. Come anche da Aql lasciano intendere, infatti, nel Nord attrezzato c’è un’altra situazione. E allora, perché non si investe su nuove tecnologie, condutture (o tracciati che escludano le condotte da zone particolarmente soggette a smottamenti o, almeno, le collochino in aree di facile accesso), così come su nuovi contatori più resistenti al gelo, se esistono? Perché, rispondono da Aql, la società è solo un gestore. È la Regione Basilicata che deve investire e fornire i soldi necessari per questo cambiamento radicale. Insomma, par di capire, anche per vedersi garantito con continuità un servizio che, tra l’altro, pagano, i lucani devono aspettare che via Anzio decida di investire di più per eliminare la vetustà della rete invece di pensare solo ad incarichi e poltrone.
Sebbene si tratti di un intervento costoso, nel lungo periodo esso tornerebbe sicuramente a vantaggio delle casse pubbliche, considerando che il marasma di questi giorni ha indubbiamente inciso sul bilancio di Aql, sia sotto forma di interventi di emergenza, che di eventuali risarcimenti dei danni ai cittadini.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno

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