Pisticci: san Rocco e la sua Chiesa
- Post 18 Luglio 2017
All’epoca il popolo protestò contro tale decisione, ma i poteri forti, feudo e chiesa, difficilmente cambiavano idea e tantomeno temevano “il popolino”. Tuttavia nulla impedì che qualche tempo dopo i pisticcesi indissero una raccolta fondi per realizzare il “loro San Rocco” che, più maestoso e bello del precedente, trovò ubicazione nella Chiesa del Purgatorio in Piazza Plebiscito. Ancora oggi il popolo identifica solo in questa statua il santo di Montpellier. Anche se la devozione è cosi antica, Pisticci riesce a dedicare una chiesa intitolata al Santo solo il secolo scorso.
Dopo la demolizione della chiesa del Purgatorio, la Soprintendenza alle belle arti di Reggio Calabria approvò la realizzazione del nuovo tempio ad opera dell’architetto pisticcese Bruno Ernesto Lapadula, il quale divenne famoso per la progettazione del palazzo della Civiltà Italiana (Colosseo quadrato), sito nel quartiere Eur a Roma. L’attuale edificio fu eretto all’inizio degli anni’30. L’architetto, pur avendo il suo studio a Roma, recandosi speso nel suo paese natale, accolse volentieri l’incarico di progettare la chiesa del suo patrono. Costantemente in contatto con l’arciprete Vincenzo Di Giulio, e con la “Pia opera per l’erigenda Chiesa di San Rocco”, Lapadula diresse personalmente i lavori di costruzione, definendo anche i materiali da utilizzare. Nel corso di quegli anni non mancarono intoppi burocratici e ingerenze politico-amministrative da parte delle istituzioni, soprattutto materane.
Dal 2011 la Chiesa è chiusa al culto per la sua precarietà strutturale. In questi ultimi anni diversi sono stati i rilevamenti effettuati dai tecnici per risalire all’origine dei danni. Ancora una volta la storia si ripete: la solita burocrazia, le solite ingerenze politico-amministrative non ridonano a Pisticci e al suo Patrono un tempio degno di ospitarlo. Le recenti analisi chimiche, curate dall’ufficio tecnico diocesano, hanno confermato l’ipotesi di una falda acquifera con probabile versamento in essa di scarichi fognari.
A questo punto, ci si augura che la Chiesa di San Rocco ritorni presto ad esser il luogo di culto e di devozione che i fedeli e i pellegrini devoti al santo hanno da sempre desiderato, non tralasciando la valenza storica della struttura, di rilevante interesse architettonico-culturale che l’architetto Lapadula ha voluto donare al suo territorio.
Giuseppe Vitale
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