20Aprile2024

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Pisticci: san Rocco e la sua Chiesa

Il culto di San Rocco a Pisticci è ben radicato e la devozione popolare risale al 1656, quando i pisticcesi lo fecero protettore dopo che una terribile pestilenza risparmiò miracolosamente il paese. Si racconta, infatti, che qualcuno vide apparire l’immagine del Santo sulla parte alta dell’abitato nell’atto di benedirlo. Da allora San Rocco viene invocato dai Pisticcesi anche nei momenti di crisi, cattiva annata, ogni malattia o contusione. In seguito a tale episodio fu fatta realizzare una statua, la cui ubicazione fu dapprima nella Chiesa di Santa Maria del Soccorso (chiesa scomparsa a seguito della frana del rione Casalnuovo), in seguito trasferita, per volere del feudatario De Cardenas, nel convento di Santa Maria delle Grazie.
All’epoca il popolo protestò contro tale decisione, ma i poteri forti, feudo e chiesa, difficilmente cambiavano idea e tantomeno temevano “il popolino”. Tuttavia nulla impedì che qualche tempo dopo i pisticcesi indissero una raccolta fondi per realizzare il “loro San Rocco” che, più maestoso e bello del precedente, trovò ubicazione nella Chiesa del Purgatorio in Piazza Plebiscito. Ancora oggi il popolo identifica solo in questa statua il santo di Montpellier. Anche se la devozione è cosi antica, Pisticci riesce a dedicare una chiesa intitolata al Santo solo il secolo scorso.
Dopo la demolizione della chiesa del Purgatorio, la Soprintendenza alle belle arti di Reggio Calabria approvò la realizzazione del nuovo tempio ad opera dell’architetto pisticcese Bruno Ernesto Lapadula, il quale divenne famoso per la progettazione del palazzo della Civiltà Italiana (Colosseo quadrato), sito nel quartiere Eur a Roma. L’attuale edificio fu eretto all’inizio degli anni’30. L’architetto, pur avendo il suo studio a Roma, recandosi speso nel suo paese natale, accolse volentieri l’incarico di progettare la chiesa del suo patrono. Costantemente in contatto con l’arciprete Vincenzo Di Giulio, e con la “Pia opera per l’erigenda Chiesa di San Rocco”, Lapadula diresse personalmente i lavori di costruzione, definendo anche i materiali da utilizzare. Nel corso di quegli anni non mancarono intoppi burocratici e ingerenze politico-amministrative da parte delle istituzioni, soprattutto materane.
Finalmente, però nel 1934, dopo quattro anni dalla posa della prima pietra, Pisticci aveva una chiesa per San Rocco. In stile novecentesco e abbellita internamente con marmi di Carrara, un mosaico per la nicchia del Santo e lungo le navate laterali tele di Cassoni che ne narrano la storia. Purtroppo, dopo appena 20 anni dalla costruzione, si inizia ad avere i primi segni di cedimento strutturale dovuti alla natura del terreno e ad una presunta falda di acqua sorgiva che passa proprio sotto la Chiesa. Negli anni ’70 furono fatti dei lavori per cercare di frenare le lesioni, ma le tecniche del tempo non permisero di risolvere il problema.
Dal 2011 la Chiesa è chiusa al culto per la sua precarietà strutturale. In questi ultimi anni diversi sono stati i rilevamenti effettuati dai tecnici per risalire all’origine dei danni. Ancora una volta la storia si ripete: la solita burocrazia, le solite ingerenze politico-amministrative non ridonano a Pisticci e al suo Patrono un tempio degno di ospitarlo. Le recenti analisi chimiche, curate dall’ufficio tecnico diocesano, hanno confermato l’ipotesi di una falda acquifera con probabile versamento in essa di scarichi fognari.
A questo punto, ci si augura che la Chiesa di San Rocco ritorni presto ad esser il luogo di culto e di devozione che i fedeli e i pellegrini devoti al santo hanno da sempre desiderato, non tralasciando la valenza storica della struttura, di rilevante interesse architettonico-culturale che l’architetto Lapadula ha voluto donare al suo territorio.

Giuseppe Vitale