Decine di alberi abbattuti. Era davvero l’unica soluzione possibile?

A Marconia di Pisticci in questi giorni si è consumato un fatto grave e brutale. Un fatto di quelli che fanno rizzare i peli. Un fatto di quelli che ti pongono difronte a interrogativi esistenziali quali l’incoscienza e l’ambivalenza dell’essere umano. Tagliare oltre 30 alberi, per permettere la costruzione di una pista ciclabile, è un atto di profonda irresponsabilità politica, ma soprattutto di palese incapacità progettuale e di mediazione tra interessi ambientali e interessi infrastrutturali.
Svilire così la natura, turbarla e stuprarla in sì fatto modo dimostra l’incoerenza di tale decisione: si incentiva una mobilità “verde”, mentre si abbatte ciò che di verde abbiamo davvero. E’ incredibile! I pini marittimi presenti in via Quattro Caselli sono stati sacrificati alla logica del “fare qualcosa tanto per fare”.
Diverse potevano essere le soluzioni da attuare, si pensi all’utilizzo delle isole vegetative Cupolex, o anche alla potatura parziale delle radici, magari spingendole a dirigersi verso le direzioni auspicate attraverso metodi di contenimento artificiale. Invece no, si è scelta la strada più facile, quella del taglio netto, nudo e crudo. Quegli alberi erano il simbolo, da quasi 30 anni, del felice connubio tra uomo e natura, rappresentavano il biglietto da visita di una delle entrate più importanti della frazione pisticcese. Quegli alberi erano importanti, e lo erano per i cittadini, per i loro bambini e per i loro animali. Quegli alberi erano importanti per i turisti e per i passanti per caso. Quegli alberi erano importanti, o per lo meno lo erano per me. Inutile ricorrere a vari strumenti legali, come la legge nazionale n.10 del 14/02/2013 e simili, che da un lato tutelano il verde pubblico, e dall’altro pongono in essere le situazioni giustificanti l’abbattimento degli alberi stessi, giustificazioni fatte proprie più o meno sensatamente dall’amministrazione. Inutile è anche nascondersi dietro progetti già approvati dalle amministrazioni precedenti (comunque modificabili), o dietro i pareri ambientali dei vari uffici, quel che è fatto è fatto, e la responsabilità attiene ai decisori ultimi di questo atto meschino. I più delusi sono coloro i quali sono stati abbindolati dal pollice verde di questa maggioranza, coloro i quali sono stati sedotti e poi abbandonati, coloro i quali si sono spesi per i pentastellati per poi trovarsi traditi, e a tal riguardo basti citare i giovani del Rione Croci di Pisticci, che a loro spese si occupano del decoro urbano e ambientale di quell’angolo di paese così suggestivo, tra l’indifferenza della politica e di buona parte dell’associazionismo e della cittadinanza.
Costruire e cementificare non sempre significa progredire, alle volte il progresso si snoda nella conservazione e nella manutenzione. Fare e disfare per dare un senso di attivismo è inconcludente, soprattutto se tutto ciò che si decide esula dal consenso di quel popolo che, sempre più spesso, viene fatto fuori da ogni decisone e mai chiamato in causa. Aver vinto le elezioni non significa monopolizzare le decisioni pubbliche senza porsi il problema del confronto con gli altri, tanto più perché spesso ciò che appare utile ai governanti, nei fatti diventa inaccettabile per i governati, e questo mi pare il caso.

Carmine Calandriello
Lista dei Cittadini

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