20Aprile2024

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La cuccìa

I freddi periodi natalizi, si sa, scaldano il cuore e in questo clima di umanità (si spera) diverse fonti, autorevoli e non, ci spronano a carpire la vera essenza del Natale. 
Lo stesso Papa, nell’omelia della vigilia, ci chiede : a Natale spezzo il mio pane con chi ne è privo?
Questa domanda mi ha fatto tornare indietro di qualche giorno, ai festeggiamenti per Santa Lucia,
nome importante per la mia famiglia e che mi ricorda una persona cara, una zia dal viso buono e rassicurante.
Durante questa festività, infatti, un dono mi ha regalato una storia che, a mio parere, è opportuno condividere. Si narra di una Santa e di una grave carestia che colpí la Sicilia del xVII sec.
Prima di inoltrarci nel racconto, però, mi sembra inevitabile dire qualcosa su questa splendida icona di luce: Santa Lucia, la santa dei miracoli.
Il suo messaggio di speranza è noto.
Coincidendo con  il solstizio d' inverno (in conseguenza di un diverso calendario rispetto all'attuale che vede tale giorno cadere intorno al 21-23 dicembre) simboleggia il ritorno alla luce, le giornate smettono di diminuire e iniziano pian piano ad allungarsi, illuminandosi nuovamente. 
Senza la luce l’uomo rimarrebbe nell’oscurantismo.
Messaggio positivo e degno di nota su cui non indugio oltre date le mie innumerevoli lacune.
Tornando alla leggenda sembra che nel 1646 nel porto di Messina o Siracusa, durante una grave carestia, la Santa sia stata invocata dalla popolazione affamata ed in seguito, una nave carica di frumento arrivò in porto accompagnata da una colomba. Ciò convinse i cittadini dell'intervento divino legando indissolubilmente detto evento alla Santa dei miracoli. La gente vide in quella nave la risposta di Lucia alle loro preghiere e, stremata dalla fame, non perse tempo a macinare il frumento ma lo mangiò grezzo e scondito, dividendolo tra tutti.
Per questo il 13 dicembre per festeggiare Santa Lucia, si regala qualcosa, per lo più cose frugali, cereali grezzi.
La riconoscenza per l’aiuto ricevuto è diventata un impegno, un messaggio appunto: chi ha più dia a chi ha meno, il raccolto più ricco compensi quello più scarso, rinunciando un pò tutti.
Aprire il cuore agli altri e quindi a Dio.
Forse è questa l’essenza del Natale?
Non saprei ma è comunque un bell’insegnamento, quanto mai necessario nel mondo contemporaneo ispirato più dall' homo homini lupus medioevale che da principi di solidarietà.

Dappertutto rivendicazioni popolari più o meno civili,  rappresentati più o meno credibili, politiche economiche più o meno corrette stanno mettendo in campo le proprie forze, avanzando le loro soluzioni per affrontare le odierne sfide ma, sicuramente, sarebbe saggio fare attenzione agli e/orrori del passato, utilizzando maggiore buon senso ed una migliore divisione delle risorse. 
".. Se c' è volontà , quello che abbiamo non finisce, anzi ne avanza e non va perso."
( Papa Francesco).

A tutti, buon Natale e felice anno nuovo.

Leonardo Galeazzo