'Un romanzo trasversale': Giovanni Modugno recensisce Amalia Marmo

Cara Amalia,
ho letto il tuo viaggio a ritroso nel tempo verso quel piccolo mondo lucano che, pur non presentando molti volti, ti ha lasciato tracce indimenticabili. La memoria ti ha portato indietro al tempo dell'adolescenza libera e spensierata quando ammiravi la campagna inondata dal profumo dei fiori, i campi coltivati, ma anche esploravi il comportamento culturale, religioso dei contadini poveri e laboriosi, sempre onesti e fedeli ai loro datori di lavoro.
Una grande famiglia costituita da un nonno severo ed egocentrico, impietoso,”un cuore orgoglioso che non guariva da nessuna ferita”, egli pretendeva venerazione e reverenza dalla sua prima figliola Angiolina che sentiva “una pena sconfinata nel cuore” perchè, a suo parere, estromessa da un affetto paterno e, pertanto pensò, “incontrandosi in piazza col padre, di non salutarlo, girando lo sguardo dalla parte opposta. Fu la sua condanna”. ll nonno “chiuse tranquillamente la porta di casa alla figlia”, non le concesse mai perdono avviandola forse involontariamente ad un doloroso distacco. Di carattere opposto la nonna “esuberante di parole e di gesti”, custode di saggezza e di grande compostezza etica che ha saputo tenere dentro di sè segreti taciuti per anni.
Trova posto nel romanzo anche il tema della morte, essa viene raccontata minuziosamente: “un andirivieni di persone riempiva la casa del morto; il ballatoio si riempiva di gente: La nobildonna  sedeva accanto a lui; in un altro angolo un gruppo di donne vestite a lutto recitavano il rosario, piangevano lamenti veri”. L’angoscia della morte trova nel credente una soluzione religiosa, diventa un momento corale, viene condivisa insieme ad altri. Il distacco è vissuto in un clima di pietas partecipata.
Una biografia che, oltre a raccontare l'adolescenza esplora luoghi simbolici e geografici, può considerarsi la somma di più generazioni, un romanzo direi assolutamente privato. L'ultima pagina, come la tua nonna, potevi tenerla in un cassetto segreto, ci si può riemergere e ritrovare se stessi senza puntigliosamente essere legati a certi momenti, il risentimento può essere reale o soggettivo ma può essere superato, esso non deve insinuarsi nel presente.
Un romanzo che definirei trasversale perchè va letto in chiave antropologica paesaggistica religiosa. Anche la scrittura, ora delicata ora profonda e pungente, capace di comunicare un preciso messaggio al lettore, ricca di contrasti descritti in modo plastico,visivo e chiaro, è stata progettata in modo credibile e coerente.

Giovanni Modugno

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