29Marzo2024

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Benzina tra prezzi, accise e bonus. Il gioco delle tre carte

Quante volte vi siete chiesti perché la benzina è sempre più cara, sapendo che il prezzo del petrolio scende?
La risposta è, senza trascurare il fattore della propensione del consumatore rispetto alla domanda, che il prezzo della benzina non si limita al costo del combustibile, guadagno del gestore della pompa incluso. Oltre a questo sono comprese Iva e accise.
Quando si parla di accise si ha l’impressione di essere in una zona grigia, quindi proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Le accise sono tributi indiretti sotto forma di imposta sui consumi, sono calcolate in rapporto alla quantità e non del valore come accade per l’Iva. Riguardano principalmente carburanti, gas, energia elettrica, alcolici e tabacchi e sono per lo più imposte di scopo, cioè introdotte per raggiungere un certo scopo.
Quello che forse non sappiamo molto bene, nonostante report giornalistici hanno provato a fare chiarezza ma con scarsa eco, è che sul prezzo in Italia pesano “tasse misteriose” che resistono da oltre 70 anni e che il nostro caro Paese continua a farci pagare. Si spazia dal finanziamento della guerra in Etiopia (1935-36) alla ricostruzione post terremoto del Belice (1968) passando per Irpinia, Libano, Suez, L’Aquila  ecc.
Il prezzo complessivo è composto da varie voci, quali il costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci che contemplano spese e guadagni per diversi soggetti ammontano solo al 30% del costo del carburante. Un’ascesa del prezzo dei carburanti dovuta essenzialmente alla crescente pressione fiscale, che per la prima volta nella storia ha superato la soglia di 1€ per litro. Mentre il prezzo medio industriale della verde ha subìto un rincaro del 9%, nel 2012 è stato di 0,759€/l, le accise e l’IVA hanno goduto di un incremento del 20%.
Dovremmo pagare un litro di verde 0.76 euro al litro, ma così non è per via della pressione fiscale (le accise benzina) che continua ad aumentare.
Da ciò ne deriva che un’ampia fetta del prezzo dipenda dalle famose accise, che pesano circa per il 52% sul costo totale. E per fortuna abbiamo scongiurato un ulteriore aumento di quest’ultime previsto da gennaio 2015. Il Consiglio dei Ministri, infatti, nel mese di dicembre ha cancellato l'aumento delle accise sulla benzina previsto dal decreto Imu dell'esecutivo Letta. In pratica, il governo Letta, con l'addio dell'imposta sulla prima casa, aveva inserito nella norma una clausola di salvaguardia che avrebbe garantito i conti dello Stato, con le accise della benzina che sarebbero aumentate di 2 centesimi al litro. Non è finita: risulta scongiurato, per il momento,  un altro aumento, quello che le regioni possono applicare come ‘aggiunta’, dette addizionali, al prezzo di mercato, in totale autonomia e che per ‘fortuna’ la nostra regione, insieme ad altre 9, ha deciso di non applicare.
E qui si fa interessante!
Difatti questi elementi, con l’aggiunta degli accordi con le compagnie che estraggono qui in Basilicata, avrebbero dovuto portare il prezzo del rifornimento ben al di sotto della media nazionale, ma purtroppo per noi lucani non è così.
Forse non tutti sapranno che il prezzo medio annuo della benzina nel 2012 è stato di 1,787 €/l facendo registrare il più alto valore corrente di sempre, mentre quello nazionale attuale è sceso a 1,505 €/l (dati Ministero dello Sviluppo Economico). Ma in Basilicata questi dati non vengono percepiti, tanto che alla colonnina non abbiamo mai trovato questi prezzi, nemmeno con il servito, dinamica obbligatoria se si vuole pagare con la carta idrocarburi.     
Come spiegava un articolo uscito giorni fa sulla Gazzetta, siamo tra le regioni, ad essere clementi, con la benzina più cara d’Italia e il nostro paesino in particolare non fa eccezione, nonostante rassicurazioni al momento della riapertura dell’unico impianto presente nel centro storico e di fantomatiche agevolazioni dedicate ai cittadini per il disagio provocato dalla lunga chiusura.
Di qui una riflessione è d’obbligo: ma qual è il vantaggio di avere gratuitamente meno dell’ 1% del costo annuo di carburante per automobilista se poi la benzina costa pure di più che altrove?
Probabilmente al bonus carburante la Basilicata dovrebbe preferire proposte di fiscalità differenziata pensata per famiglie e imprese come quella presentata dall’assessore all’ambiente Berlinguer  qualche tempo fa  a Sarconi alla presenza dei sindaci delle zone interessate dalle trivelle. I dati sulla Basilicata parlano chiaro in termini di infrastrutture, disoccupazione ed adeguamento tecnologico (banda larga?) e come lui stesso ha detto: “non è concepibile che chi dà tanto al Paese in termini di fabbisogno energetico poi non riceva nulla in cambio. Pagare meno accise sui consumi di carburante e di gas è una misura di natura sociale. Serve a ridurre il peso di un tipo di tassazione, quella indiretta, particolarmente odiosa, perché non fa differenze fra ricchi e poveri”.
Bisogna rivedere qualcosa perché così sembra quasi che i soldi escano dalla porta e rientrino dalla finestra, in una sorta di gioco delle tre carte, che non giova al cittadino.

Leonardo Galeazzo