19Aprile2024

Sei qui: Home Politica Ancora poche donne in politica. Pisticci rappresenta un'eccezione

Download Template for Joomla Full premium theme.

Deutschland online bookmaker http://artbetting.de/bet365/ 100% Bonus.

Online bookmaker bet365

Ancora poche donne in politica. Pisticci rappresenta un'eccezione

Undici su centotrentuno. Tanti sono in Basilicata i sindaci donna. Pochi, come si può dedurre facilmente. Di questi, solo due governano comuni in provincia di Matera, anche se sono i più grandi. A Pisticci c’è Viviana Verri, eletta il 20 giugno del 2016: la Verri è stata anche la prima rappresentante del Movimento 5 Stelle in Basilicata a salire sullo scranno più alto di un municipio. A Tricarico, invece, il primo cittadino è Angela Marchisella, a sua volta eletta il 26 maggio del 2013, il cui mandato, dunque, scade nel 2018.
Nel potentino, invece, sindaci del “gentil sesso” sono stati eletti a Oppido Lucano, Antonia Maria Fidanza, Chiaromonte, Valentina Viola, Anzi, Piera Cilibrizzi, Savoia di Lucania, Rosina Ricciardi, Rapone, Felicetta Lorenzo, Ginestra, Fiorella Pompa, San Costantino Albanese, Rosa Busicchio, Fardella, Domenica Orofino, San Paolo Albanese, Anna Santamaria.
Il mondo dei sindaci, ma in generale quello della pubblica amministrazione, dunque, anche nella nostra regione continua ad essere appannaggio soprattutto dei maschi. D’altra parte, la Basilicata è pienamente in linea con il resto d’Italia, tenuto conto che, nel “Bel Paese”, solo 1.107 comuni sono amministrati da donne (il 13,87 per cento), per una popolazione rappresentata pari a 9.625.636 (il 15,87 per cento sul totale della popolazione italiana). Spulciando nei dati italiani, si nota come le sindache amministrino soprattutto piccoli centri: è la fascia dei comuni fino a 2.000 abitanti, infatti, ad avere il maggior numero di primi cittadini donna (il 43,90 per cento), mentre nella fascia maggiore, quella che va dai 250mila abitanti in su, ce ne sono solo due: le “pentastellate” Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino in quel di Torino.
Anche la Basilicata, evidentemente, non sfugge a questa sterile tendenza. Solo Pisticci, infatti, con i suoi quasi 18mila abitanti si colloca in una fascia media. Tutti gli altri centri lucani amministrati da donne, a partire da Tricarico (5.388 abitanti) per finire a San Paolo Albanese (295 residenti), in buona sostanza si collocano nelle fasce più basse. Su base provinciale, poi, la speciale classifica italiana relativa alle province con più comuni amministrati da donne vede in testa la provincia di Trieste, che su sei comuni in totale ne vanta due guidati dal gentil sesso, con una percentuale del 33,33 per cento. A seguire ci sono Gorizia con il 32 per cento (otto donne sindaco su venticinque comuni in provincia), e Ferrara con il 30,43 per cento (sette comuni “femminili” sui ventitré complessivi).
Per la Basilicata Potenza è la prima delle due province e si piazza al settantaseiesimo posto con il 9 per cento: su cento municipi, infatti, nove hanno un sindaco donna. La provincia di Matera, invece, è solo ottantasettesima con il 6,45 per cento di comuni amministrati da donne (due su trentuno). Dati inequivocabili, dunque, che fanno il paio con la scarsa rappresentanza, in generale, delle donne nella pubblica amministrazione lucana, dalla Giunta al Consiglio regionale, passando per le due Province e, via via, considerando tutto ciò che rientra nel concetto di pubblica amministrazione.
Di certo, a nostro avviso, non è con l’obbligatorietà delle quote rosa che si potrà ovviare a questo deficit: serve, come tante donne amministratrici hanno pure sottolineato, soprattutto una chiara e rapida presa di coscienza delle stesse donne per poter far sì che i nostri amministratori non siano soprattutto maschi. Fermo restando che, come in tutti i Paesi, non è il genere da solo che fa la differenza, quanto, piuttosto (anzi, soltanto), la capacità del singolo individuo. Che sia uomo o donna, poco importa. E’ su questo, dunque, che dovrebbe vertere il dibattito. Non solo e non tanto sulla semplice appartenenza di genere perché, in tal caso, si finirebbe col tornare a parlare di quote rosa. La società italiana, invece, ha “solo” bisogno di persone capaci, senza stare troppo a sottilizzare sul sesso. A patto che questo sottilizzare non venga, però, utilizzato per il fine contrario: quello, cioè, di escludere una persona da un incarico solo perché donna.

Pisticci fa come sempre eccezione, sia perché è il primo comune “pentastellato” di Basilicata, sia perché tanto il sindaco, Viviana Verri, quanto il vice, Maria Grazia Ricchiuti, sono donne.

Perché le donne continuano ad essere poche nella Pa?
Verri: “Siamo poco disposte a scommettere su noi stesse e ad affacciarci a mondi che sono ancora una prerogativa per lo più maschile, forse perché percepiti come poco adatti ad una donna o, perlomeno, all’idea di donna che predomina”.
Ricchiuti: “Le donne, a mio avviso, dovrebbero avere la forza di farsi avanti, mettere in discussione il monopolio di un modello di potere maschile: bisogna avere il coraggio di rivendicare le proprie differenze, di criticare l’obbligo di assimilazione allo standard maschile, perché proprio per le nostre differenze possiamo fare la differenza”.

Quanto è difficile conciliare l’attività o il ruolo di amministratore con la famiglia?

Verri: “E’ difficile come lo è per ogni donna che lavora o vuole emergere in contesti ulteriori. In questo, però, c’è una dote molto femminile che può aiutare: la capacità di organizzarsi, di gestire più cose insieme, che si sperimenta proprio in famiglia”.
Ricchiuti: “Conciliare il ruolo di mamma, moglie, lavoratrice ed amministratore non è facile. La voglia di fare per la propria comunità, però, supera di gran lunga i momenti sconforto ed eventuali tensioni familiari. E’ necessario il giusto equilibrio. Sono fortunata: ho una famiglia che mi supporta e mi sopporta. Loro sono i miei primi fans”.

Cosa pensa delle quote rosa?
Verri: “E’ un concetto che non ho mai amato: mi ricorda quelle corse in cui si dà una distanza di vantaggio al concorrente più debole. Bisogna uscire da questa ottica: le donne devono recuperare quel gap di presenza in ruoli importanti basandosi sulle doti che contano veramente per il ruolo cui si aspira”.
Ricchiuti: “Servono a garantire una giusta parità di rappresentanza all’interno delle istituzioni, non perché noi donne siamo migliori o più intelligenti, ma perché possiamo esprimere punti di vista diversi. Auspico che la presenza delle donne nella Pa arrivi ad essere un fatto naturale e non imposto per legge”.

In base alla sua esperienza, esiste ancora una discriminazione verso le donne che ricoprono ruoli apicali? Se si, attraverso quali forme?
Verri: “Non c’è una vera e propria discriminazione, semmai può esserci diffidenza. Penso che molto dipenda dalle persone e dalle loro qualità, a prescindere dal genere”. 
Ricchiuti: “Gli impegni sono stati talmente intensi da non lasciarmi il tempo di notare nei miei confronti forme di discriminazione”.

Quali sono i principali ostacoli che incontra una donna nell’amministrare?
Verri: “Quelli che incontra chi si affaccia ad una realtà nuova nella quale ha pochi riferimenti. E’ qualcosa che è legato all'approccio alle situazioni che si affrontano, che varia da uomo a donna”.
Ricchiuti: “Gli ostacoli che io ho incontrato sono gli stessi che avrebbe incontrato un uomo. L’unico vero ostacolo che una donna potrebbe incontrare nel compito amministrativo potrebbe essere sé stessa”.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno