Ricanditatura Pittella: il Pd Pisticci ha idee diverse

Alcuni giorni fa Nicola Zingaretti e Andrea Orlando sono entrati nelle dinamiche elettorali lucane per invitare i politici territoriali a una maggiore oculatezza nella gestione dei candidati presenti nelle liste del Partito Democratico e, soprattutto, a rivedere la decisione di candidare il governatore uscente Marcello Pittella.
I due esponenti nazionali ritengono, in pratica, che le scelte maturate in vista delle regionali del 24 marzo possano portare il PD a una sconfitta inevitabile e considerano la ricandidatura di Pittella il presagio più potente perché ciò si concretizzi.
Nella volontà di esercitare uno dei rari episodi empatici tra il popolo lucano e il Partito Democratico, Zingaretti, in particolare, ha fatto appello a quei dirigenti che si dicono rappresentanti della sua mozione congressuale, i quali senza tergiversare hanno risposto picche.
Prova ne è la fulminea dichiarazione della triade Cifarelli–Giuzio-Muscaridola che invita ad ignorare l’appello di Nicola Zingaretti, nonostante loro stessi si considerino estensione sul nostro territorio del suo pensiero politico, e spingono, con sorprendente goffaggine, perché si converga, con più acclarata convinzione, sulla figura di Pittella.
Ora, con molta pazienza, mi domando se la fase congressuale abbia davvero un valore politico o se valga più quell’ansia di ricollocazione immediata che hanno certi dirigenti che si riconoscono e si immergono in una particolare fase, finita la quale diventano protagonisti di nuove alleanze, di nuovi scenari e di nuove convinzioni nonostante siano opposte e incoerenti tra loro.
Chiaramente quanto accade conferma la bontà dell’azione promossa dal circolo PD di Pisticci e Marconia che, nutrendo forti dubbi sulle scelte congressuali dei nostri dirigenti, ha evitato che gli iscritti locali, con il loro voto, potessero rafforzare i fortini e gli interessi individuali piuttosto che scegliere in autonomia il proprio futuro segretario. Ma vorrei fare di più e per farlo è necessario capire le ragioni e quantificare la portata di una sconfitta su cui poco si è discusso all’interno del Partito in Basilicata e che rischia di replicarsi, con la stessa modalità, un anno dopo.
Appare evidente che la presa di posizione del PD lucano manchi della adeguata riflessione e di un’analisi strutturata che giustifichi la controtendenza rispetto alla nuova stagione politica a cui si va incontro e non si capisce la ragione per cui si rafforzi questa ostinazione a non volere leggere l’esperienza passata come fallimentare.
Il Partito Democratico, durante la crisi del berlusconismo, ha ritenuto di dover accantonare, attraverso una aggressiva campagna di rivisitazione storica, i valori fondanti della cultura di sinistra e di allontanare quei principi che ne sono il tratto distintivo, in nome di una scelta liberista che avrebbe attratto l’elettorato di centro-destra. Naturalmente questa presa di posizione, già debole in partenza, ha prodotto, come unico effetto, la perdita della radicalità di appartenenza, lo smarrimento identitario e l’esclusione di parole unitarie come solidarietà e uguaglianza che caratterizzano il patrimonio morale e individuale di milioni di persone.
In questo scenario maturano, perciò, le ragioni della sconfitta  che deve essere vista come una ribellione da parte di un elettorato, su cui si è tentato di esercitare una mutazione antropologica, che si è rivolto con rancore verso una classe dirigente mediocre e complice di tale tentativo.
Nella nostra Regione poi, si sono consumati episodi ancora più radicali che hanno reso acerrimo il rapporto tra i cittadini e la classe dirigente, percepita come confabulatoria e molto spesso lontana dal genuino consenso e dove una franca discussione non ha mai avuto asilo in questi ultimi anni.
Naturalmente le ragioni del declino della proposta del centrosinistra non sono esaurite in questa unica analisi e troverò, certamente, i luoghi opportuni per approfondirli. Resta comunque il dato che la strada intrapresa dalla politica lucana va nella direzione opposta rispetto alle riflessioni che si delineano anche in sede congressuale e riproporre oggi le stesse dinamiche, prive di politiche territoriali concrete, produrranno un nuovo inevitabile crollo elettorale.
Perchè il PD lucano non sia l’ultimo baluardo di una politica già sconfessata dalla storia, è necessario avere una posizione ferma e risoluta, affrontando con coraggio una discussione,  anche drammatica, che faccia prevalere l’identità di sinistra e affronti con nuovi strumenti le prossime sfide elettorali.

Antonella Giasi
Segretario PD Pisticci-Marconia

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