28Marzo2024

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L'Europa che vorrei

Siamo in procinto delle consultazioni europee più importanti e forse più difficili della storia moderna. In questa torre di Babele, voglio cercare di capire l'Europa che desidero.
Sarebbe banale esprimere il mio pensiero come giovane della generazione Erasmus che vede in questa istituzione la propria casa, seppur rispettando le tradizioni di ogni paese, per fortuna tutte diverse. Questo è ormai un concetto che dovrebbe essere chiaro, assorbito. Purtroppo nella realtà, non sembra del tutto chiaro che la libertà di viaggiare senza passaporto, che nostro nonno può vendere il grano in Belgio, sono tutte libertà ottenute grazie all'Europa; la stessa Europa ormai dipinta come un mostro.
Il punto di vista che vorrei offrire, è quello di chi ha deciso di restare in un piccolo paese della Basilicata, senza dimenticare il mondo globale in cui vive, la prospettiva del “Think global, act local”. Questo pensiero, non ha niente a che fare con il sovranismo da una parte e dalla globalizzazione sfrenata dall’altro, quelle che sembrano le ideologie che si presentano a queste elezioni europee in una sorta di referendum.
Più che di cultura europea, si potrebbe lparlare di mentalità europea, ogni stato ha le proprie tradizioni e su questo non è possibile creare una unione, bisogna creare una mentalità. L’Europa che sogno è un Europa in cui il cittadino di Berlino non deve essere per forza uguale a quello di Bari, ma deve avere la stessa mentalità, tutti e due devono aver ben presente, per esempio, l’importanza di fare la raccolta differenziata ma devono essere liberi di farla come vogliono.
Quante volte noi giovani ci sentiamo intrappolati nel posto in cui siamo nati? Quante volte vogliamo scappare? Scappare è la soluzione? E se il bisogno di Europa rispondesse proprio a questa domanda? Secondo il mio parere, proprio a questo serve l’Europa, a dotarci di una mentalità aperta, a dover scappare solo temporaneamente e a poter ritornare quando vogliamo, più forti.
L’Europa nata alla fine della prima metà del 1900, ha dimenticato troppo spesso noi giovani prendendo a cuore altri temi e per questo ancora ne paghiamo le conseguenze.

L’Europa deve essere una sorta di Università che deve insegnare e preparare il cittadino che poi deve attuare il proprio sapere nella sua vita reale. L’Europa deve dare i mezzi per vivere in pace ogni giorno, non deve essere una matrigna cattiva ne un mostro da combattere.
La mia professione mi spinge a confermare il mio pensiero con dati alla mano.
Grazie all’euro, inflazione e mutui sono bassi. E riceviamo 75 miliardi di fondi comunitari (peccato, poi, che ne usiamo solo il 15%).
Dal punto di vista economico è vero, anche, che l'Italia, essendo lo Stato che produce più prodotti di qualità al mondo, ci va a perdere in un mercato in cui tutti i prodotti sono uguali, quindi la strada da seguire é quella di fare la voce grossa in Europa senza però mettere in discussione l'unione economica stessa, se si vuole competere a livello mondiale. Chiudere le frontiere significherebbe far chiudere le tante imprese che esportano, soprattutto pmi.
Nella mia esperienza ho affrontato diverse culture, ho fatto anche volontariato all’estero, e sinceramente la differenza tra me e uno studente svedese è stata evidente non tanto nella praticità (la mia pasta è stata desiderata da tutti e 12 gli studenti di diverse nazionalità) ma nella mentalità.
Il mio appello è di andare a votare per non abbandonare il sogno europeo che, seppur lacerato, bisogna sempre realizzare.

William Grieco

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