Elezioni a Pisticci: vince il non voto. Pd fermo al 30%. M5S non crolla. Effetto Benedetto

Un crollo vertiginoso. Le urne delle europee a Pisticci sono rimaste inesorabilmente vuote.. Rispetto alle europee di 5 anni fa mancano all’appello circa 4000 voti. Furono 9556 gli elettori del giugno 2009, contro i 5477 di ieri, ovvero il 63% di allora contro l’attuale 36% (dato regionale al 49,45%). Per di più, gli aventi diritto non sono diminuiti: 15169 nel 2009, contro gli attuali 15211. Certo il 44% delle regionali dello scorso novembre (6682 votanti) era già indicativo di un malessere, che non era così tangibile nel febbraio 2013, quando da Pisticci ci fu un'affluenza del 64% alle politiche. L’affluenza alle comunali del 2010, invece, si aggirò intorno al 73,5% (primo turno).
Il dato è tra i più bassi dell’intera provincia. Nella lettura del voto, c’è da dire che a Pisticci non viene confermata la forbice di circa 20 punti tra Pd e M5S, che a livello nazionale ha decretato un grandissimo successo per il partito di Renzi, su picchi record pari al 41% dei voti. Nel centro jonico, invece, il Pd si ferma al 30,79%, confermando per la terza elezione consecutiva (nell’arco di 15 mesi) di avere a disposizione circa 1500 voti. Sono solo 220 in meno quelli collezionati da M5S che a Pisticci raggiunge il 26,32% con 1293 preferenze, un risultato che appare slegato dalla base locale del Movimento che qui, in termini di attivisti, conta su poche persone. E non è un caso che le preferenze, massimo 3 per ogni elettore, siano state soltanto 754 e solo 329 di queste siano state conferite al candidato lucano Pedicini. Il voto pisticcese al M5S, insomma, vive di vita propria. Il voto al Pd, invece, è indicativo di come questo partito abbia un bacino di voti ben definito. Questa volta, però, occorreva dimostrare di poter andare oltre sia per la tendenza dirompente di Renzi che per la presenza a Pisticci di renziani della prima ora. Per di più delle 1496 preferenze, solo la metà è andata a Pittella. Proporzioni diverse rispetto al voto lucano. A livello regionale, infatti, la forbice di 20 punti fra Pd e M5S si ripristina ed il Partito Democratico raggiunge il 42.2%.
Terza forza è Scelta Europea, 17,44% (857 voti), un risultato che ha basi liquide, sul quale influisce unicamente la candidatura di Nicola Benedetto, che raccoglie un buon successo personale, ma non andrà a Bruxelles perché il suo partito, a livello nazionale, si è assestato al di sotto dell’1%, lontano dallo sbarramento al 4%. L’incidenza di Benedetto sul risultato pisticcese è resa evidente anche dalle preferenze a lui attribuite, che in pratica eguagliano il numero di coloro che hanno accordato il loro voto a Scelta Europea.
Forza Italia riparte dal 13,65%, ovvero  671 voti. E’ quel che passa il convento di questi tempi. La tendenza nazionale non era buona, le difficoltà a livello locale si erano manifestate anche alle regionali e, da allora, il percorso di riorganizzazione è andato a rilento. Peraltro è mancata la visibilità. Non è semplice, di questi tempi, far percepire il partito di Berlusconi come alternativa.
Anche a Pisticci l’Altra Europa con Tsipras passa lo sbarramento grazie al 5,21%, ovvero 256 voti, qualcosina in più della media nazionale. Non quanto basta, tuttavia, per scorgere un valore aggiunto riveniente dall’impegno di alcune forze locali.
Nel complesso a Pisticci vince innanzitutto il partito del non voto. Fra quelli che sono andati a votare, un avente diritto su tre, non è semplice individuare (eccezion fatta per Scelta Europea) l’influenza di fattori connessi alle strutture cittadine.

Roberto D'Alessandro

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