25Aprile2024

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Il capitano della nazionale di futsal ospite dello Sporting Soccer a Marconia

La Woman League, novità dello Sporting Soccer 2016, verrà inaugurata da un’ospite d’eccezione, il capitano della Nazionale Italiana di futsal Susanna Nicoletti, icona del calcio a 5 femminile e, a detta di molti, la più forte calcettista del futsal italiano, con una carriera incredibile alle spalle e una serie impressionante di trofei vinti. Quattordici anni nel Real Statte l’hanno resa una vera e propria leggenda anche se, proprio quest’estate, il matrimonio con la società tarantina iscritta alla Serie A d’Elite si è concluso: Nicoletti, infatti, si è accasata al Montesilvano Campione d’Italia, team di livello internazionale che tenterà di bissare quanto di buono fatto nella stagione sportiva appena conclusa. In carriera il pivot pugliese vanta tre scudetti vinti, quattro supercoppe e tre Coppe Italia con il Real Statte, tra le società femminili più importanti del Sud Italia; inoltre è il primo capitano nella storia della Nazionale Femminile Italiana. Nonostante i suoi impegni professionali e sportivi, il capitano azzurro ha accettato l’invito degli organizzatori dello Sporting Soccer che avranno così l’onore di ospitare una delle atlete più importanti del panorama sportivo italiano durante la serata di inaugurazione della Woman League, in programma il 18 luglio alle ore 21.

Susanna, facciamo un salto alle tue origini. Quando è nata e come hai coltivato la tua passione per il calcio?

E’ stato un percorso naturale appassionarmi al calcio, mentre il calcio a 5 è arrivato quasi per caso: all’inizio giocavo con i miei coetanei maschi nelle varie squadre del settore giovanile, mentre a tredici anni sono diventata una giocatrice del Copertino femminile. Il passaggio al calcio a 5 è avvenuto qualche anno dopo, quasi per caso perché servivano due giocatrici per completare la rosa di una squadra pugliese e da quel momento mi sono appassionata al calcio a 5, così tanto da non lasciarlo più.

Trofei, scudetti e gol a grappoli hanno costellato la tua carriera sportiva. C’è un momento di particolare gioia che porti nel cuore e un particolare rimpianto in questi tuoi diciotto anni di futsal?

Sicuramente la gioia più bella è stata la vittoria dello scudetto nel 2009 contro la Virtus Ciampino nella finalissima di Cercola: arrivammo a quella partita nettamente sfavorite, ma il nostro spirito e la nostra compattezza ci permisero di conquistare una strepitosa vittoria. In quella partita misi a segno una tripletta e, nello stesso anno, riuscimmo a realizzare il cosi detto ‘triplete’. Il momento più difficile della mia carriera, invece, è stata la finale scudetto contro la Pro Reggina nel 2012: dopo aver vinto gara 1, infatti, perdemmo le successiva due partite mancando lo scudetto.

Sei entrata nella storia della Nazionale Italiana indossando la prima fascia da capitano nel match inaugurale della selezione azzurra contro l’Ungheria. Ci racconti le emozioni di quella notte magica al Foro Italico di Roma?

Porterò per sempre nel mio cuore le emozioni di quella serata, uniche e diverse rispetto alle mie compagne. Io, infatti, ho visto crescere nel tempo il calcio a 5 e ritrovarmi quella notte, davanti a cinquemila persone e in diretta Rai, è stato davvero emozionante. In questi diciotto anni di calcio a 5 ho avuto modo di vivere sulla mia pelle la crescita del futsal femminile, all’inizio seguito da pochi intimi e oggi finalmente sottoposto alle attenzioni dei media nazionali. La fascia da capitano, poi, è stata una grande responsabilità che ha ripagato tutti i miei sacrifici nel mondo dello sport. In quella fantastica notte, insomma, io e le mie compagne abbiamo vissuto un sogno che non dimenticheremo mai.

Dopo tutti questi anni al Real Statte, questa estate hai deciso di vestire la magia del Montesilvano campione d’Italia: si tratta senz’altro di una scelta importante per la tua vita e per la tua carriera…

E’ stata sicuramente una scelta non facile: i miei quattordici anni a Statte sono stati importantissimi, ma a trentatre anni sentivo la necessità di nuovi stimoli e, di comune accordo con la società, ho deciso di guardare altrove. A Montesilvano trovo un gruppo consolidato: da parte mia mi sento ancora una ragazzina e affronterò tutto con grande entusiasmo anche perché dovrò rimettermi in gioco e conquistare la fiducia di mister, società e ambiente. Sarà senz’altro una grandissima esperienza.

Un pensiero finale alle tante ragazze che, seguendo il tuo esempio, vogliono lanciarsi nel mondo del calcio a 5 e alle loro famiglie.

Ognuno deve inseguire i propri sogni e le proprie passioni: se una ragazza ama il calcio o qualsiasi altro sport è giusto che segua la sua strada senza tener conto dei giudizi della gente. Io vengo da una piccola comunità pugliese e da bambina ero l’unica ragazzina a praticare calcio insieme ai maschi: fortunatamente la mia famiglia ha capito questa mia inclinazione e i miei genitori sono sempre stati sempre i miei primi tifosi. Privare una ragazza del suo hobby e della sua passione è una cosa assolutamente inconcepibile: le famiglie devono lasciar decidere alle loro figlie se seguire o meno le loro passioni, anche perché lo sport è importantissimo nel processo di crescita, ti insegna a vincere e a saper perdere, insomma è una palestra di vita, così come il calcio a 5 lo è stato per me.