19Aprile2024

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Piscina Marconia priva 'dei minimi requisiti di accessibilità e sicurezza'. Il gestore rifiuta assunzione di responsabilità

“Questa società non intende in alcun modo polemizzare con l'Amministrazione, ma rifiuta ogni assunzione di responsabilità, ritenendo gravemente lesive della propria immagine tutte le dichiarazioni che non facciano emergere la piena ed esclusiva responsabilità dell'Amministrazione comunale nell'aver concesso in gestione un impianto privo dei minimi requisiti di accessibilità e sicurezza.
Alle illazioni di chi non conosce i fatti rispondiamo con la perizia disposta dal Tribunale di Matera che accerta, senza mezzi termini, che l'impianto natatorio "non rispetta in più punti il D.M. 18 marzo 1996 concernente “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi". Ogni altro commento è superfluo”. E’ la replica di Adriatika Nuoto, società di gestione della piscina comunale di Marconia, ancora chiusa.
Agli interrogativi sulla mancata apertura dell’impianto aveva risposto il sindaco Verri spiegando come fosse in corso un tentativo di risolvere la questione relativa ai parcheggi della struttura. Il primo cittadino aveva tenuto a puntualizzare che l’impianto poteva comunque aprire, richiamando responsabilità del gestore rispetto ad alcuni interventi di manutenzione.
Adriatika Nuoto ha invece tirato in causa una relazione di consulenza tecnica d’ufficio ordinata dal tribunale di Matera il 22 dicembre 2015 in seguito ad un suo ricorso contro il Comune di Pisticci, proprio in merito alla questione parcheggio.
La società di gestione, infatti, aveva chiesto un accertamento tecnico preventivo con stima dei danni subiti e subendi e con verifica dello stato dei luoghi riguardanti la piscina a causa dell’improvvisa indisponibilità dell’antistante area di parcheggio. Questione ritenuta infondata dal Comune di Pisticci, tramite i legali Anio D’Angella e Patrizia Caruso, perché nella Convenzione firmata non veniva fatta alcuna menzione specifica al citato parcheggio.
Di qui gli accertamenti tecnici.
“L’origine della vicenda si colloca nel mancato accertamento della proprietà delle aree contigue all’impianto sportivo sia da parte dell’Amministrazione Comunale che della Società Sportiva ricorrente. La piscina in passato faceva parte di un unico complesso immobiliare destinato a residence. Nel corso degli anni tale complesso ha subito frazionamenti e vendite”: la perizia dell’ingegnere Antonio Di Bari aiuta a capire le premesse della vicenda. “Pertanto – spiega il tecnico -, non era sufficiente riportare all’art. 2 della convenzione che “l’impianto viene concesso nello stato di fatto e di diritto in cui attualmente si trova”, anche perché all’epoca della convenzione (30-05-2014) il piazzale antistante asfaltato si presentava libero e non delimitato da paletti, creando così confusione alla ricorrente che comunque doveva effettuare verifiche preliminari”. Nella sua valutazione, dunque, l’ingegnere consultato dal tribunale lo scorso dicembre afferma che “allo stato attuale l’impianto sportivo risulta privo di idonei parcheggi nonché di spazi e servizi accessori e di supporto e non rispetta in più punti il D.M. 18 marzo 1996 concernente “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi “ e succ. modifiche ed integrazioni.
Da un lato, dunque, la società di gestione della piscina fa leva sulla perizia del tribunale per sollevarsi dalle responsabilità sulla mancata apertura individuando nell’assenza di parcheggio la causa del ritardo e ritenendo di attribuire al Comune una responsabilità piena ed esclusiva. Dall’altro l’amministrazione comunale che, rimarcando il suo impegno a risolvere il problema, ha ritenuto di far emergere altro tipo di inadempienze contrattuali del gestore: “Ci siamo immediatamente mobilitati per rendere più agevolmente fruibile la piscina. Non accettiamo quindi – era riferito in una nota del Comune - che il gestore scarichi le responsabilità per la mancata riapertura sull'Amministrazione: per rendere fruibile la struttura natatoria bastava effettuare la manutenzione ordinaria, prevista da contratto, durante i mesi estivi, quando invece Adriatika Nuoto si è eclissata venendo meno agli impegni legali”.
In mezzo l’utenza che, memore di quanto già accaduto alcuni anni fa con la gestione di Agenzia dello Sport, spera che il rimpallo di responsabilità non determini una nuova, lunga chiusura dell’impianto con conseguente compromissione della stagione sportiva ormai alle porte.

Roberto D'Alessandro