20Aprile2024

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Bonifiche Valbasento e Tito: ora il Governo potrebbe commissariare la Regione. Mai impiegati i 46 milioni di euro

Per la Regione Basilicata, dopo il commissariamento nel settore della depurazione, è in arrivo anche quello relativo alla bonifica dei Sin di Tito e Valbasento? L’allarme è stato lanciato da “Ambiente e Legalità”, ma al momento non ci sono conferme ufficiali. Solo indiscrezioni che, però, avallerebbero come fondata l’ipotesi.
Come è noto, le ex aree industriali di Tito, in provincia di Potenza, e quella tra Pisticci, Ferrandina e Salandra, nel materano, sono state riconosciute come pesantemente inquinate, sia nel sottosuolo che nelle falde acquifere, dallo Stato, che ha istituito nei primi anni 2000 i Siti d’interesse nazionale. Ben 48 le aree compromesse, e tra queste, come detto, anche le due lucane. Pronti anche tanti soldi (per la Basilicata circa 46 milioni di euro, dei quali 17 già impegnati in contratti sottoscritti), ma, fino ad ora, neanche una zolla di terra è stata ripulita, pur in presenza di una fitta attività burocratica, come confermano le 41 conferenze di servizio celebrate.
Di recente, poi, anche il sottosegretario Silvia Velo, rispondendo ad un’interrogazione del deputato di “Destinazione Italia”, Cosimo Latronico, ha confermato che in Basilicata su questo fronte tutto tace, almeno in merito alla fase operativa. Che è, però, senza ombra di dubbio la più importante, tanto che, si vocifera, anche il ministero dell’Ambiente sembrerebbe intenzionato a commissariare la Regione per avocare a sé, per il tramite di un commissario, la gestione della bonifica. Il che, in primo luogo rappresenterebbe senza alcun dubbio uno sbeffeggiamento per via Anzio, che correrebbe il rischio anche di perdere la gestione diretta dei fondi: se il presunto, futuro commissario dovesse essere di provenienza ministeriale, infatti, la Regione perderebbe la diretta gestione di quei fondi.
Da via Anzio cosa rispondono? Che “nessuna revoca dei fondi è stata notificata alla Regione Basilicata” e che gli “uffici competenti sono assolutamente tranquilli”. Inoltre, sottolineano che “per la bonifica ci sono 10 progetti piuttosto complessi che, ovviamente, possono presentare inconvenienti in corso d’opera, come accaduto a Tito, dove sono state riscontrare rilevanze radiologiche che hanno messo in moto un’altra procedura, di competenza di altre istituzioni”.
Se nel 2017, a quasi 15 anni dall’istituzione dei Sin, poco o niente è stato fatto, dunque, ciò andrebbe addebitato alla complessità degli interventi. Almeno secondo la Regione. Che, però, lascia trasparire che l’ipotesi commissariamento non è poi così infondata. Ma precisa che si starebbe pensando, a livello ministeriale, ad un “fondo unico nazionale di un miliardo e 600 milioni, all’interno del quale ci sarebbero anche i fondi già assegnati alla Basilicata che poi verrebbero riassegnati”.
Come dire che a Roma si starebbe lavorando proprio nella direzione segnalata da Ambiente e Legalità. Ma, precisano da via Anzio, “si tratterebbe di un commissariamento nazionale” e non limitato alla Basilicata, tanto che “ci si starebbe interrogando se nominare un commissario unico per tutta Italia, o, come per la depurazione, uno per regione”. Morale della favola? Da via Verrastro concludono che l’eventuale commissariamento sarebbe semplicemente l’effetto di “processi tecnici e burocratici” ordinari.

Ambiente e Legalità chiede dimissioni Pittella - “Se la notizia verrà confermata – si legge in una nota di Anna Maia Dubla, dell’associazione Ambiente e Legalità - il presidente della Regione Basilicata dovrà dimettersi, chiedendo prima scusa ai cittadini lucani per la manifesta incapacità di gestione e controllo non solo del proprio territorio, ma anche delle risorse pubbliche, con l’ennesima occasione perduta”.
L’esponente di Ambiente e Legalità ricorda la dotazione finanziaria dell’affaire bonifica nella nostra regione: “Quarantasei milioni di euro erano le risorse affidate alla Regione Basilicata dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, dieci i progetti, di cui quattro per Tito e sei per la Val Basento”.

Tanto tempo è passato da quando i siti sono stati individuati ma, poco è stato fatto. “Cabine di regie, protocolli e chi più ne ha più ne metta, insomma, tanti salotti rossi di rappresentanza, ma quanto a progetti portati a conclusione amministrativa attraverso l’emanazione di bandi di gara, il risultato è meno della metà: quattro su dieci, di cui due a Tito e due in Val Basento. Ovviamente – ha proseguito Dubla - il direttore generale del dipartimento Ambiente avrà accampato infinite ragioni come del resto, in una mortificante catena di Sant’Antonio, avranno fatto i vari responsabili dei progetti”.
In buona sostanza cos’è accaduto, si è chiesta la Dubla, che ha così risposto: “Nulla, niente di diverso dal solito gomitolo in cui ognuno aggroviglia il proprio filo, dal presidente che tutto vuole e tutto può tranne che il bene collettivo, all’assessore bravo ragazzo ma poco reattivo, ai funzionari, stretti tra potere e dovere. Insomma presidente, il vaso è colmo: prenda esempio dal suo capo corrente, si dimetta”, è la richiesta indirizzata al Governatore Pittella. Dubla ha poi lasciato intendere di essere favorevole al commissariamento auspicando, però, che, se di commissariamento deve trattarsi, che “il commissario sia di nomina ministeriale e venga supportato tanto da Ispra, quanto da Arpab”.
Infine, Anna Maria Dubla ha voluto aggiungere: “L’esempio eclatante della mala-gestione del Sin Val Basento, da parte della Regione Basilicata, è sicuramente rappresentato dalla bonifica dall’area della ex Materit, che si trova nella zona industriale di Ferrandina: la relativa gara di appalto, infatti, è stata approvata nel 2015. Oggi, però, e siamo nel 2017, tutto è ancora fermo per i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, senza escludere i numerosissimi rilievi che l’Inail ha fatto in merito alla stessa gara”. Inail che, come si ricorderà, ha effettuato un sopralluogo nell’ex Materit a novembre scorso.

Burtone chiese per primo il commissariamento - Il primo a parlare di commissariamento della Regione per la bonifica del Sin Valbasento, è stato il deputato del Pd, Giovanni Burtone. Il deputato, infatti, con un ordine del giorno presentato alla Camera in occasione della conversione in legge del decreto “Mezzogiorno, ha chiesto al Governo di commissariare la gestione “nel caso le scadenze non vengano rispettate, per assicurarne gli interventi previsti e accelerare il completamento della bonifica, anche in chiave di rilancio del sito”.
Nell’impegnare l’esecutivo, Burtone ha ricordato che “il 19 giugno 2013 è stato sottoscritto dai ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e della Regione Basilicata l’accordo di programma quadro rafforzato per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda e dei suoli nei Sin Tito e Val Basento, per un costo totale di oltre 23 milioni di euro, individuando quale soggetto attuatore degli interventi la Regione Basilicata” e che il cronoprogramma dell’attuazione degli interventi previsti per il Sin Valbasento prevede, tra le altre cose, “la bonifica dei suoli delle aree pubbliche, nonché di quelle agricole colpite da inquinamento indotto nei comuni di Salandra, Ferrandina, Grottole, Pomarico e Pisticci, il cui termine per l’assunzione degli impegni giuridicamente vincolanti è il 30 giugno; gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza e bonifica delle acque superficiali e dei sedimenti del Basento, il cui termine per l’assunzione degli impegni giuridicamente vincolante è il 31 luglio”.
Ove le scadenze previste “non dovessero essere rispettate, si nomini un commissario straordinario per assicurare gli interventi previsti ed accelerare il completamento della bonifica”.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno