20Aprile2024

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Un sopralluogo impietoso. Inail attesta la manifesta contaminazione della Materit

Spezzoni di lastre di amianto diffuse sui piazzali, lampioni contaminati da amianto, deposito di lastre contenenti amianto, bidoni con olii, vernici, solventi. Discariche di smaltimento di fanghi e sfridi di lavorazione ricoperte da vegetazione. Tettoie in cemento amianto deteriorate. E, ancora, locali degli ex uffici completamente aperti ed accessibili, vasche di decantazione non opportunamente recintate e segnalate, pozzetti di smistamento e distribuzione delle acque che sono aperti. Benvenuti nell’area della ex Materit di Ferrandina, la fabbrica che produceva manufatti in cemento amianto, che si estende per circa 8 ettari tra capannoni industriali, un cortile interno, una palazzina adibita a uffici, tettoie per il ricovero delle attrezzature e quattro capannoni e piccoli edifici ad uso magazzini.
Quelli sopra elencati sono solo alcuni dei rilievi che i tecnici dell’Inail hanno messo nero su bianco dopo il sopralluogo effettuato sul sito, chiuso da anni e meritevole di bonifica. Un sito che dovrebbe essere caratterizzato e inaccessibile. Invece, come si legge nel verbale, sia il vano degli uffici che, soprattutto, i capannoni industriali, sono accessibili o, comunque, presentano gravi anomalie che non impediscono la diffusione all’esterno del rischio contaminazione. A riprova, l’Inail chiede che, soprattutto i capannoni, vengano confinati staticamente, così come quelli adibiti a centrale termica, a officina meccanica e cabina elettrica. Nel verbale c’è di tutto: varchi, tamponature non adeguate, e tratti di recinzione di altezza inferiore al metro e mezzo che rendono accessibile il sito a terzi o ad animali. Mancanza di un impianto di videosorveglianza o vigilanza continua h24 e della cartellonistica anti intrusione.
Il sito è privo di un idoneo pannello informativo che indichi che si tratta di un Sin principalmente contaminato da amianto. Non c’è l’Udp (Unità di decontaminazione del personale), che dovrebbe, invece, essere posta all’ingresso del sito: tenuto conto che ci saranno numerosi altri sopralluoghi, è necessario prevederla, anche in assenza di lavori di bonifica in corso, per consentire l’attuazione di corrette procedure di decontaminazione in ingresso e uscita ed evitare la diffusione della contaminazione all’esterno. Manca una piattaforma per il lavaggio dei mezzi in ingresso: è necessaria, tenuto conto che le operazioni preliminari di messa in sicurezza prevedono l’utilizzo di automezzi e che questi, prima della fuoriuscita dai capannoni, dovranno essere decontaminati. Nell’area, poi, sono presenti tratte di canalizzazioni a cielo aperto, caratterizzate da diverse profondità, che attraversano trasversalmente il piazzale esterno: andranno coperte.
Nelle aree esterne sono state rilevate diverse sorgenti di rischio non segnalate: una tettoia in cemento amianto con sottostante pompa di benzina; una struttura sopraelevata in lamiera e vetro, in forte stato di degrado e pericolante, con detriti al suolo e superfici taglienti.
L’Inail, in conclusione, attesta che vi è una manifesta contaminazione di tutti i capannoni e le strutture industriali: è necessario indagare e caratterizzare la porzione di terreno ubicata tra il confine retrostante lo stabilimento e il fiume Basento. Scusate se è poco.

Pochi soldi e una evidente sottovalutazione della situazione, che è molto grave. In estrema sintesi, è questo ciò che pensa l’associazione “Ambiente e Legalità”, da sempre attiva non solo e non tanto nel settore della tutela dell’ambiente, quanto, in particolare, nella vicenda della ex Materit di Ferrandina.

“Dalla lettura del verbale di sopralluogo effettuato dall’Inail – ha dichiarato, infatti, Anna Maria Dubla - si evince con chiarezza che, purtroppo, le somme messe a disposizione per la bonifica molto probabilmente non saranno sufficienti. Ciò a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, della sotto stimazione della gravità operata dalla Regione Basilicata”.
Pochi, dunque, i fondi a disposizione, probabilmente frutto di una sotto stima di via Anzio, che, sempre a giudizio di “Ambiente e Legalità”, non ha probabilmente ben compreso quale sia la situazione in quel sito. Una situazione che viene descritta molto bene, invece, dai rappresentanti dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, i quali, in occasione del sopralluogo di novembre scorso hanno sottolineato tutte le incongruenze che l’area porta con sé.
L’ispezione, come si ricorderà, portò al posizionamento di nove centraline per monitorare l’aria all’interno e all’esterno del perimetro dell’area. I tecnici Inail furono accompagnati da personale del ministero dell’Ambiente, da due ingegneri dell’Arpab (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata), un dirigente del dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, dal progettista e alcuni rappresentanti dell’azienda aggiudicataria dei lavori di bonifica, da sindaco e vice sindaco di Ferrandina, Gennaro Martoccia e Maria Murante, e dai Carabinieri della Compagnia di Pisticci.
Le centraline, posizionate su tutto il perimetro esterno e all’interno dell’area ex Materit, per cinque ore registrarono i flussi d’aria i cui dati, elaborati in laboratorio, ancora non sono stati resi pubblici. Nel corso del sopralluogo vennero prelevati alcuni incartamenti, portati al Ministero, tra i quali anche le buste paga ferme a luglio del 1990. Tra i tanti nomi anche quelli delle numerose persone scomparse: la Materit, infatti, oltre a rappresentare oggi una vera e propria bomba ecologica, ha, purtroppo, anche condizionato la vita di tante famiglie basentane a cagione delle numerose patologie che hanno interessato gli ex dipendenti. La conferma che quella dell’ex Materit è una delle aree lucane con emergenza ambientale arrivò anche dalla Commissione d’inchiesta del Senato “Infortuni e malattie professionali”, in visita a giugno scorso a Matera: in qual caso, i parlamentari lo dissero chiaramente.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno