Chiusura Costa Molina. I reflui arriveranno a Pisticci Scalo?

Ci può essere un collegamento tra lo stop al pozzo di Costa Molina 2 e l’impianto di Tecnoparco a Pisticci scalo? Nel caso, ci potrebbero essere eventuali ripercussioni in Valbasento dopo il semaforo rosso alla re-iniezione decretato dalla Regione Basilicata? Le domande dell’Amministratore comunale di Pisticci, nel cui territorio insiste l’impianto di smaltimento dei reflui di Tercnoparco, sono, in realtà, quelle di tutti i cittadini di questa martoriata valle. Come è noto, infatti, negli ultimi anni la società che opera nell’area industriale di Pisticci scalo, di proprietà per il 40 per cento del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera e, dunque, della Regione Basilicata, ha smaltito anche le acque di strato provenienti dalle estrazioni del petrolio, non senza polemiche e preoccupazioni. E’ altresì noto, per stessa ammissione di Eni, che i reflui del petrolio vengono in parte smaltiti attraverso la re-iniezione e, per la parte restante, in alcuni impianti, tra i quali, appunto, quello di Pisticci scalo.
In un campionamento effettuato da Arpab in uno dei mezzi provenienti da Viggiano furono ritrovare tracce di radioattività: un ritrovamento che portò allo stop temporaneo dei conferimenti “petroliferi” a Tecnoparco, con annessi tavoli regionali che si conclusero con l’ennesimo messaggio del “tutto a posto”. La domanda principale, a questo punto, è se le sostanze re-iniettate siano le stesse che vengono trasportate con autobotti a Tecnoparco.
In attesa di capirne di più, il sindaco di Pisticci, Viviana Verri e l’Amministrazione dal lei guidata hanno reso noto che stanno “seguendo con attenzione la questione relativa alla sospensione delle attività di re-iniezione di Costa Molina 2, per capire eventuali ripercussioni legate all’impianto di Tecnoparco. Al momento non abbiamo riscontri relativamente al fatto che le acque di strato analizzate in costa Molina 2 siano le stesse di Tecnoparco, ma effettueremo ulteriori accertamenti nelle prossime ore di concerto con le autorità regionali.
È nelle nostre intenzioni chiedere a Tecnoparco di darci evidenza delle autobotti che arrivano presso l’impianto di Pisticci scalo attraverso report giornalieri. Verificheremo anche i metodi di smaltimento dei reflui provenienti dalle aziende interne all’area. Confermiamo, inoltre, l’impegno di opporci con forza in sede di conferenza dei servizi all’arrivo nell’impianto di Tecnoparco di reflui esterni all’area industriale di Pisticci scalo, continuando la nostra attività di monitoraggio sull’azienda”.
Va ricordato, infine, che nei giorni scorsi i miasmi, che l’Arpab accertò provenire dalle vasche di decantazione dell’azienda consortile, sono tornati a fare capolino. Anche in merito ad essi la domanda è se esista o meno una relazione tra quanto riscontrato da Arpab a Costa Molina 2 e la nuova impennata dei miasmi dei giorni scorsi.

“La chiusura del pozzo di re-iniezione di Costa Molina 2 non cambia le cose: il nostro impianto non smaltirà più di quello che smaltisce normalmente”. L’assicurazione è dell’amministratore delegato di Tecnoparco, Michele Somma, che ha precisato. “E’ vero, adesso Eni si troverà a dover smaltire in impianto, e non più re-iniettandola, una quantità di acque di strato due volte superiore a quella di prima, ma la capacità del nostro impianto è quella e non può essere superata. A Pisticci scalo, quindi, non arriverà niente di più di quello che arriva ora: parliamo in media di meno di 10 autobotti al giorno. Ma ci sono anche giorni in cui non ne arriva neanche una”.

La popolazione della Valbasento, quindi, può stare tranquilla: l’incremento di acque di strato non ci sarà ed Eni dovrà trovare altri impianti nella penisola per smaltire i reflui del petrolio. Questo, almeno, è quello che ha assicurato Somma. “Sappiamo tutti che i rifiuti sono tracciati: pertanto, se oggi dico che la quantità non sarà aumentata lo dico a ragion veduta e sapendo che, ad esempio tra 10 anni, chiunque potrà verificare la quantità smaltita a Tecnoparco”.
L’ad della società consortile, a dire il vero, si dice tranquillo anche per ciò che concerne i miasmi, che non più tardi di qualche giorno fa avrebbero fatto nuovamente capolino a Pisticci scalo. “Credo di poter escludere che quei miasmi fossero da ascrivere al trattamento delle acque di strato. Voglio ricordare che stiamo parlando di un’area industriale, quella di Pisticci, che annovera alcune attività produttive, anche se in numero minore di quelle che tutti noi vorremmo, ma che comunque operano in loco. Pertanto, in primis direi che è fisiologico che l’area possa essere caratterizzata dai miasmi. Inoltre, non necessariamente quella puzza è ascrivibile ai reflui del petrolio”.
Somma, infine, ha anche ricordato che, “per mitigare l’emissione delle sostanze odorigene, Tecnoparco ha investito molti soldi. Abbiamo coperto qualcosa come 13-14 vasche, installato scrubber e posto in essere altre migliorie da questo punto di vista. Inoltre, stiamo ancora investendo in tal senso. Pertanto, il problema dei miasmi, già di molto attenuatosi, migliorerà ancor di più. E non è detto che dipenda da noi”.
Questa la versione dell’impresa. A Pisticci e dintorni, però, la preoccupazione c’è e non potrebbe essere diversamente. Pur mancando quel fervore associazionistico che aveva caratterizzato gli ultimi anni, cittadini e istituzioni si chiedono se davvero lo stop a Costa Molina 2 non produrrà un incremento delle quantità di acque di strato smaltite a Tecnoparco. Sul punto, va ricordato, l’Amministrazione comunale di Pisticci nei giorni scorsi, tra le altre cose, aveva anche precisato: “Stiamo seguendo con attenzione la questione per capire eventuali ripercussioni legate all’impianto di Tecnoparco. È nelle nostre intenzioni chiedere all’azienda di darci evidenza delle autobotti che arrivano a Pisticci scalo attraverso report giornalieri”.

Piero Miolla
La Gazzetta del Mezzogiorno

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