'Sepolcri' del Giovedì Santo, le precisazioni di Don Michele

L’anno scorso, in occasione della  Settima Santa  fecero discutere  alcune  disposizioni circa il  divieto  dell’allestimento  dei germogli di grano e la relativa visita dei fedeli in alcune chiese e chiesette cittadine.
Parliamo ovviamente, delle visite ai  “sepolcri” – in termini più corretti agli “altari della reposizione”, una antichissima simbolica rappresentazione  del “silenzio Pasquale” che inizia  la sera del Giovedì Santo, prosegue  nella giornata del Venerdì e termina con le campane a festa  della Resurrezione.
In particolare lo scorso anno era stato vietato per la prima volta l’allestimento dei germogli di grano in quelle chiese non  sedi parrocchiali ed in cui non si celebrava la lavanda dei piedi  del Giovedì Santo. Così, quindi, erano rimaste escluse  dall’allestimento sepolcrale diverse chiesette del centro abitato tra cui quella della Concezione nell’antico rione Dirupo,  dell’Annunziata nel centro del più antico quartiere di Pisticci,  la Terravecchia,  di Santa Caterina  nel centro storico e l’altra non meno importante di San Giovanni  lungo il centrale  corso Mataponto. Tutti templi  oggetto della  tradizionale, ultra secolare,  visita  serale del Giovedì e Venerdì Santo  ai “sepolcri”  allestiti  con cura  dai fedeli  e che comunque rappresentava un momento di grande intensità spirituale e di grande commozione e meditazione.
Le visite quindi, erano  state limitate alle  chiese delle tre parrocchie cittadine: Chiesa Madre, Sant’Antonio e Cristo Re. Qualcuno parlò addirittura di disposizioni  impartite  dal  Concilio Vaticano II ma, evidentemente,  mai messe in atto.  Normativa  che  comunque  non registrò  la totalità della osservanza di quanto impartito. Una delle chiesette, infatti, quella dell’Annunziata in Terravecchia da sempre di proprietà della famiglia Spani, la cui origine risale  a circa un secolo e mezzo fa (il portale  porta la data del 1882), come ogni anno e come anche quest’anno, allestì  regolarmente i “sepolcri”  che, come ci spiegò il maestro Amedeo Spani che cura  di persona la chiesetta, erano stati  visitati  da tantissimi fedeli che così non avevano voluto interrompere una  tradizione che si tramanda  attraverso i secoli.
Evidentemente però, alla base di tutto ciò, c’era più di qualche equivoco e incomprensione, per cui ha fatto bene don Michele Leone, parroco di S.Antonio, in occasione della Settimana Santa 2018 ad intervenire per fare chiarezza sul delicato argomento.
Attraverso una breve nota, don Leone, rivolgendosi l'anno scorso ai fedeli del territorio pisticcese, volle precisare: “Cari amici, l’Arcivescovo a noi sacerdoti, ha ricordato alcune indicazioni liturgiche relative al triduo pasquale. Non ci è stato chiesto di stravolgere alcuna tradizione. Coniugare tradizione, folklore e liturgia, tocca a noi  sacerdoti  e laici impegnati in un dialogo costruttivo e sapiente. Se la SS.ma  Eucarestia -  ha aggiunto don Michele -  deve essere custodita nella chiesa  ove si celebrano le Sante Messe in  coena Domini e la Passione  del Signore , non vuol dire che è proibita la preparazione di altari votivi, commemorativi di antiche tradizioni. Lavoriamo per il bene comune ed evitiamo tensioni e litigi”.
Parole che, sicuramente, riporteranno chiarezza e tranquillità tra i fedeli, da sempre impegnati  in  prima persona  nel rispetto e osservanza delle tradizioni liturgiche.

Michele Selvaggi

 

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