L'Aglianico del Vulture, principe dei vini della Basilicata ed ambasciatore della lucanità nel mondo; un vino corposo ed avvolgente pur con le sue spigolosità, che rispecchia davvero l'anima del popolo che lo ha creato.
Il vitigno è antichissimo e secondo le tesi più accreditate venne introdotto in Italia dai greci. L'appellativo potrebbe derivare dal nome dell'antica città di Elea, oppure da progenitori greci che presero il nome di Hellenici. Da quel momento in poi la storia dell'Aglianico del Vulture si è intrecciata in maniera indissolubile con quella della Basilicata. Fino ad arrivare ai giorni nostri.
L'Aglianico resta il vino lucano a marchio europeo più largamente coltivato in Basilicata: alla metà di questo decennio rappresentava quasi la metà della superficie vitata in Basilicata e oltre l'ottanta per cento delle superfici a denominazione di origine. Per lungo tempo ha pagato lo scotto di una atavica difficoltà dell'agricoltura lucana ad uscire dai propri confini ma l'Aglianico, con il riconoscimento della Denominazione di origine controllata nel 1971 e ancor di più con la prestigiosa Docg arrivata nel 2010, si è imposto all'attenzione degli esperti e dei consumatori italiani ed esteri. Oggi come oggi sono oltre una trentina i produttori che con le loro etichette deliziano i palati di esperti ed appassionati, suddivisi tra i vari paesi che compongono l'area di produzione: da Rionero in Vulture a Barile, da Melfi a Venosa, solo per citarne alcuni.