C’è modo e modo! Anno nuovo cose vecchie.
Passeggiando per le vie del nostro bel paese capita di imbattersi, sempre più spesso, nei “moderni” dissuasori di sosta. Sono quei paletti fatti di materiale ferroso che ultimamente stanno piantando qua e là in giro per il centro storico, atti a delimitare spazi o impedire parcheggi vietati. Intervento mirato ed apprezzabile se non fosse per l’opportunità della loro collocazione. Tralasciando, solo per spirito collaborativo, forma e colore, difatti secondo l’art 180 reg.cod.strada (in att. dell’art 42 cds) : “Tali dispositivi devono armonizzarsi con gli arredi stradali…” non si può fare altrettanto sulla posa in essere e sulla collocazione sia dal punto di vista architettonico che della viabilità pedonale.
Precisando che i divieti di sosta sottostanno alle relative sanzioni elevate dagli addetti, stupisce il totale disinteresse nei confronti della limitata fruibilità degli spazi che questi dissuasori generano, in particolare quelli presenti a ridosso della centralissima Piazza dei Caduti e via Roma, zone di agevole presidio.
Inoltre detti “paletti” sono stati conficcati nella pavimentazione senza il minimo decoro (ved foto) e, appunto, senza il rispetto delle più elementari norme sulla viabilità di carrozzine per i diversamente abili o passeggini.
Ora, data per annosa la problematica dei parcheggi, è inevitabile chiedersi se diventa risolutivo nonché opportuno rendere marciapiedi dei percorsi ad ostacoli fruibili solo ai normodotati o piazze bellissime, fisiologicamente luoghi di aggregazione, dei parcheggi .
Oggettivamente sembra esserci poca modernità in questo.
Ci spendiamo per farci conoscere ovunque e poi, per evitare i parcheggi selvaggi, deturpiamo il nostro centro storico senza neanche risolvere il problema.
Il tutto sarebbe quasi niente se non fosse segno, sempre più chiaro, di quel modus operandi che ormai contraddistingue l’attuale amministrazione comunale. Il tentativo di intervenire c'è e si vede, atto lodevole, ma i risultati sono da rivedere, umilmente, collaborando, magari, con le parti sociali interessate dagli interventi importanti, come promesso (la famosa sussidiarietà orizzontale) invece di arroccarsi nelle proprie posizioni.
Ne è ulteriore prova l’opera di riqualificazione che ha coinvolto l’impianto di illuminazione della parte più visitata del nostro paese: il muretto che porta alla Chiesa Madre. Non riuscendo a descrivere totalmente l’opera e quel senso di disaffezione e di approssimazione suggerito dalla realizzazione di un’alternata sequenza di pali elettrici rotti, nuovi, vecchi, luci gialle, bianche, invito alla verifica.
Appare logico pensare che sarebbe conveniente fare meglio di così semplicemente perché i paesi come il nostro sono belli da guardare non da vedere fugacemente, ma diventa un'illusione se non ne si esaltano l'aspetto e la cura.
Per non parlare della “famosa” Via Ernesto Lapadula e dei suoi archi spenti, prima decentralizzata e poi al buio, su cui si è scritto tanto, ma non tutto..così dal mese di agosto, con una breve parentesi di luce data dalle luminarie natalizie.
Della serie: come rovinare uno degli skyline più fotografati della zona!
Purtroppo non è tutto: intere vie al buio, piantine del territorio messe come cartelloni provvisori, buche rattoppate che diventano dossi, isole pedonali trasformate in strade a doppia corsia dopo piani traffico fallimentari e obsoleti (altri paletti, forse 4.0) piste ciclabili pericolose ed a zigzag e tanto altro.
La gestione dei piccoli borghi come il nostro, ogni anno più visitati, ma altrettanto abbandonati, sta diventando sempre più difficile e gravosa questo è incontestabile, ma l’amore, la competenza e l’attenzione che servono per farlo non devono mai, nell’amministrazione della cosa pubblica, cedere il passo all’approssimazione altrimenti si pregiudica ulteriormente il futuro di tutti soprattutto dei posteri.
Leonardo Galeazzo