Parrucchieri ed estetisti pisticcesi contro il lavoro nero. Le ragioni di una iniziativa
- Post 25 Luglio 2014
“Il problema non è la concorrenza” – tengono a precisare i componenti del comitato – “ma il rispetto delle regole. Ci siamo costituiti in comitato perché ritenevamo e riteniamo che ciò che dovrebbe contraddistinguere una società civile è il rispetto di quelle regole che dovrebbero reggere l'intero sistema sociale, dalle più elementari a quelle più onerose.
Quello che invece sembra trasparire da questa vicenda è che chi ha lavorato in nero, violando con sfrontatezza e sfacciataggine non una ma diverse disposizioni di legge, sia il furbetto di turno, mentre chi lavora alla luce del sole, sottoponendosi ai diversi controlli della Guardia di Finanza, dell'Asl, dei NAS, dell'ispettorato del Lavoro, sia il cattivo di turno.
Noi non temiamo la concorrenza, anzi, da professionisti ci preoccupiamo anche della formazione dei giovani presso le scuole o anche nei nostri saloni, consapevoli che domani i nostri lavoranti saranno i professionisti del futuro.
Il punto, come dicevamo prima, è il rispetto delle regole: noi per lavorare dobbiamo sostenere dei costi non indifferenti, come lo stipendio dei dipendenti, l'affitto dei locali, le tariffe dei professionisti per la tenuta del contabilità e gli adempimenti fiscali e dei dipendenti. A questo si devono aggiungere i costi dei materiali di primissima scelta e qualità che volenti o nolenti hanno un costo nettamente superiore a quello che si possono reperire nei supermercati.
Non possiamo lamentarci se il politico di turno ruba a capofitto, se poi anche nel quotidiano consentiamo che si realizzino comportamenti illegittimi.
È del tutto ipocrita fingerci scandalizzati se qualcuno ci deruba dei nostri diritti, o approfitta della propria posizione di vantaggio per proprio tornaconto, quando nel nostro piccolo acconsentiamo e addirittura plaudiamo a comportamenti ugualmente illegittimi.
Non ci fermeremo di fronte agli attacchi che ci sono arrivati a seguito della nostra denuncia: riteniamo, a buona ragione, di agire nel giusto, rispettando dapprima i nostri colleghi che operano nel rispetto della legge ed alla luce del sole, ma soprattutto noi stessi, per una questione di dignità morale e professionale”.
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