18Aprile2024

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Ricerca medica. Il Centro Endocrinologico di Tinchi in un pool di studi sulla tiroide

Il Centro Endocrinologo dell’Ospedale di Tinchi (Asm di Matera), diretto dal dottor Rocco Bruno, ha operato nella ricerca coordinata del Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche dell’Università La Sapienza di Roma, diretta dal professor Sebastiano Filetti, sullo studio prospettico dei noduli benigni titroidei.
Cinque lunghi anni di studi riversati con l’obiettivo principe, quello di valutare la storia naturale dei noduli tiroidei benigni in individui asintomatici e i fattori ad essi associati. Come ci ha spiegato il dottor Bruno, “Sono stati inclusi nello speciale studio prospettico, soggetti con almeno un nodulo tiroideo e senza disfunzione tiroidea con un risultato benigno alla prova dell’agoaspirato”.
In particolare si tratta di noduli  il più delle volte scoperti per caso  proprio mentre  si  cercano  altre patologie da una radiografia del collo o da un esame doppler dei vasi del collo. Nonostante  la maggior parte dei noduli scoperti sono di dimensioni  modeste,  senza caratteristiche ecografiche di malignità e che comunque non danno essenziali disturbi, quasi sempre la paura  ha la meglio sullo stato d’animo del paziente.
Ovviamente – sempre secondo quanto ci ha spiegato lo stesso medico -  la scoperta dei noduli  quasi sempre diventa motivo di allarme per le tante domande senza una risposta certa, come ad esempio: quale è il rischio che il nodulo, pur classificato inizialmente benigno, in seguito possa rivelarsi maligno? Da qui la certezza ora in poi, di poter dare risposte più esaurienti che permettono di spazzare via i tanti dubbi che accompagnano questo tipo di patologia e quindi, permettono di definire facilmente efficaci protocolli di sorveglianza.
Grazie ad un monitoraggio di 992 pazienti di 8 centri italiani di ricerca presi in esame, sempre secondo quanto ci ha spiegato il responsabile del  Centro Endocrinologo di Tinchi, si è arrivati alla scoperta che sono rari i casi  in cui i noduli tiroidei benigni, poi si trasformano in maligni. Infatti, circa il 70% dei noduli resta di dimensione stabile  in tutto l’arco del periodo  monitorato. Ma c’è di più, perché in parecchi casi si va incontro ad una riduzione spontanea dei volumi e solo in una minima percentuale viene registrato una modestissima crescita del volume dello stesso che per la maggior parte dei casi risultano benigni.
Ovviamente - e questo è un dato specifico  positivo - la cura dei noduli benigni non solo non richiede alcuna terapia, ma neppure ecografie e visite cliniche con una certa frequenza. I pazienti interessati, infatti, per tenere sotto controllo i noduli valutati benigni, basterà che si sottopongano  solo a pochissimi controlli  diradati  nel tempo.  E tutto ciò, non porta che ad una ricaduta positiva sui costi  sanitari, cosa che  naturalmente gioverà essenzialmente  al sistema nel suo  complesso.
“E’ interessante conoscere - ha spiegato ancora Bruno – che la complessità della ricerca è stata recentemente pubblicata sulla rivista Jama (Journal of te American Medical Association) una delle più diffuse e importanti riviste mediche del mondo. Uno studio, quello  a cui  è pervenuto  la ricerca coordinata dal prof. Filetti, che  sicuramente è destinato ad influenzare le linee  guida internazionali su come gestire questo tipo di disfunzione tiroidea, parecchio diffusa in Italia e nel mondo”. Quindi: “Nessuno abbia più paura dei noduli tiroidei benigni”.
Con il Centro di Ricerca dell’Ospedale di Tinchi, questi gli altri centri italiani coinvolti: Ospedale San Giovanni Rotondo, Università Magna Grecia di Catanzaro, Università di POerugia, Centro Core di Pescara, Università di Catania  e Azienda Osperdaliera  Villa Sofia – Cervello di Palermo.

Michele Selvaggi