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Benvenuti al primo numero di "Costruiamo Valore", la rubrica che nasce con l’obiettivo di esplorare le storie, le idee e le esperienze capaci di generare crescita e innovazione nei territori e nelle imprese.
In questo debutto, incontriamo Giovanni Zaccanti, patron di Parmacotto, realtà simbolo dell’eccellenza italiana nell’industria alimentare. Attraverso la sua esperienza imprenditoriale, ci immergiamo in una vera e propria “lezione di valore e valori”: come la passione, la responsabilità e la visione strategica possano trasformare un’impresa in un motore di sviluppo sostenibile e di benessere collettivo.
Un invito a riflettere e a condividere un percorso che guarda al futuro, senza dimenticare le radici profonde del territorio e delle persone.
Chi è Giovanni Zaccanti?
Pochi nomi sintetizzano con altrettanta forza creativa, visione industriale e resilienza il meglio del Made in Italy come quello di Giovanni Zaccanti. Partito da una piccola officina meccanica sull’Appennino bolognese, è diventato uno dei protagonisti italiani più importanti e innovativi nel settore delle macchine da caffè e dell’agroalimentare, costruendo realtà aziendali di successo riconosciute a livello globale.
Tra i marchi che portano la sua firma imprenditoriale spiccano:
Da oltre un decennio ho il privilegio di affiancarlo come consulente per le sue aziende e di condividere con lui non solo un rapporto professionale, ma anche una solida amicizia. Ogni incontro con Gianni è un’occasione di crescita: ho potuto apprendere esperienza, visione e concretezza — strumenti fondamentali che porto con me nel mio percorso professionale e personale.
Da questi preziosi scambi è nata l’idea di raccontare non solo la sua straordinaria storia imprenditoriale, ma anche il suo modo di vivere e pensare l’impresa, con uno sguardo che integra valore umano, sviluppo economico e radicamento territoriale.
L’intervista a Giovanni Zaccanti
D: Gianni, molti ti conoscono come imprenditore visionario. Ma com’è iniziata davvero la tua storia?
R: È iniziata con il rumore del ferro, le mani sporche e la testa piena di domande. In officina ho imparato tanto: non solo la tecnica, ma anche l’umiltà del lavoro vero. Vengo da una famiglia semplice, che mi ha insegnato a non sprecare nulla e a dare valore a ogni gesto.
D: Hai una passione particolare per i trattori, una cosa che mi colpì molto la prima volta che ti vidi.
R: Assolutamente sì. Amo la terra, è un richiamo profondo. Ancora oggi, quando posso, salgo sul trattore e vado ad arare i miei campi. Per qualcuno può sembrare strano, ma per me è naturale. Mi ricorda da dove vengo, mi ricarica. E anche in azienda, se c’è da spostare merce o guidare un mezzo pesante, sono il primo a farlo. Non c’è ruolo o gerarchia che tenga: il lavoro va fatto, e va fatto bene.
D: Il legame con il tuo territorio è una costante nella tua vita, ed è un elemento che ci accomuna...
R: È tutto. Le mie radici sono qui, tra le colline dell’Appennino Bolognese. L’identità di un’impresa si costruisce partendo da ciò che sei, e io sono figlio di questa terra e di una famiglia umile. Credo che solo mantenendo vivo questo legame si possa costruire qualcosa di solido.
D: E la famiglia, che ruolo ha avuto nel tuo percorso?
R: Fondamentale. Senza la famiglia non sarei qui. È con la famiglia che si superano le difficoltà, si prendono decisioni difficili, si affrontano i momenti bui. Ancora oggi è il mio punto di riferimento. Il successo, se non è condiviso con chi ami, è solo un numero.
D: Cosa significa per te "essere presente" in azienda?
R: Significa arrivare per primo e andare via per ultimo. Sempre. È una forma di rispetto verso chi lavora con te. E poi, ogni occasione è buona per stare sul campo: anche vendere direttamente i prodotti in un piccolo negozio. Non esistono clienti troppo piccoli, né interlocutori da sottovalutare. Ogni relazione è importante.
D: Guardando la tua carriera, come sei riuscito a far crescere così tanto fatturati e valore di brand?
R: La chiave è sempre stata la passione per l’innovazione e la capacità di ascoltare il mercato. Non basta creare un buon prodotto, bisogna costruire una storia, un’identità riconoscibile e un rapporto vero con i clienti. Ho sempre puntato su qualità, design e su un’organizzazione efficiente, ma soprattutto sul team: le persone sono il valore più grande. E non ho mai avuto paura di investire in territori e settori dove altri vedevano solo rischi.
D: Parliamo di Gise Caffè, la tua ultima creatura imprenditoriale. Cosa rappresenta per te questa nuova avventura?
R: Gise caffè è un ritorno alle origini, il mio primo amore, è passione pura. Stiamo lavorando molto sul mercato del Sud, in particolare in Puglia stiamo ottenendo ottimi risultati. E grazie anche alla tua presenza sul territorio, alla tua affidabilità e professionalità, sarei felice di costruire insieme progetti commerciali anche in Basilicata. Il Sud ha potenziale, ha gusto, ha persone vere: è un terreno ideale per chi crede nel caffè fatto bene.
D: Oltre al tuo impegno nel mondo dell’industria e dell’agroalimentare, hai un legame profondo con la terra, che si esprime anche attraverso l’Azienda Agricola A. Zeta. Cosa rappresentano per te i poderi di Bologna e Gaggio Montano?
R: Sono il mio rifugio, il mio equilibrio. Non ho mai abbandonato il mondo agricolo, anzi: quei poderi rappresentano un legame profondo con le mie origini e con un modo di vivere autentico. Quando ho bisogno di riflettere o semplicemente di ritrovare me stesso, mi basta camminare tra i girasoli che tutti vengono a fotografare, o lungo il viale di ulivi che attraversa la proprietà. E poi c’è il castagno secolare nei boschi di Gaggio Montano, sotto cui ho passato momenti indimenticabili. Lì ritrovo il silenzio, la forza della natura e quella semplicità che mi ha sempre guidato, anche nelle scelte imprenditoriali.
D: Guardando indietro, di cosa sei più orgoglioso?
R: Non tanto delle aziende che ho creato, ma delle persone che ho aiutato a crescere. I collaboratori che sono diventati imprenditori, i giovani che ho visto maturare. Questo è il vero patrimonio.
Un sentito grazie a Giovanni Zaccanti per aver condiviso con generosità la sua storia, la sua visione e il suo modo autentico di vivere l’impresa.
La storia di Giovanni Zaccanti ci insegna che fare impresa significa molto più che generare profitto: è un atto di responsabilità verso le persone, il territorio e il futuro. La sua esperienza dimostra che innovazione e radici possono convivere armoniosamente, che il rispetto per il lavoro manuale può coesistere con una visione strategica, e che un vero imprenditore non è solo colui che costruisce aziende, ma chi sa generare fiducia, creare opportunità e ispirare chi lo circonda. In un’epoca spesso segnata da velocità e superficialità, la sua lezione è tanto semplice quanto potente: per costruire valore autentico servono mani competenti, cuore sincero e piedi ben piantati nella propria terra.
Quella di Zaccanti non è solo una storia di successo imprenditoriale, ma un racconto di lavoro, coraggio e visione. È una storia di valore umano, fatto di famiglia, relazioni, esempio e presenza. È un valore imprenditoriale costruito su merito, qualità e innovazione.
È un valore territoriale che parte dalle radici, per arrivare lontano. La sua testimonianza è la prova concreta che l’impresa è fatta di mani che lavorano, cuori che credono e legami profondi con la terra da cui tutto ha avuto origine.
Una lezione preziosa, oggi più che mai, e un’eredità da custodire per continuare, insieme, a Costruire Valore.
Rubrica “Costruire Valore” a cura del Dott. Lino Pasquale Maurella
Per chi volesse approfondire il percorso imprenditoriale di Giovanni Zccanti: