Lunedì, 16 Giugno 2025

La nostra storia, questa volta, tratta delle più grandi opere pubbliche degli ultimi cento anni realizzate a Pisticci. Dalla “galleria San Rocco” al serbatoio idrico di Terravecchia, senza dimenticare altre opere come l’ospedale di Tinchi, a Marconia l’ITAS, Alberghiero, Scuola Media, la Piazza Elettra, nel periodo del ventennio, a Pisticci la Scuola Madia, il Liceo Classico, il Multipiano, l’Anfiteatro Lasalsa, la Villa Comunale e i campi sportivi dopo la frana di Croci, le circonvallazioni per il Dirupo e San Donato Cammarelle, lo stadio Michetti, le sopraelevazioni Scuola Cantisano e Palazzo Comunale, ricostruzione Palazzo Durante, il Carcere di Tinchi, il Commissariato di PS a Marconia ed ora, i Giardini Pensili al rione Croci.

Ma se il tunnel che congiunge la città alla Valle - realizzato a cavallo tra gli anni 90 e i primi del nuovo secolo - rappresenta in assoluto, la più grande opera pubblica del dopoguerra da noi, la costruzione del serbatoio idrico di Terravecchia è stata quella maggiormente utile e rappresentativa a Pisticci centro, nei lontani anni 30, in pieno regime del ventennio fascista.

La galleria, opera ammirata e soprattutto…veloce, al passo con i tempi, indiscutibilmente ha rappresentato un enorme vantaggio economico e tempistico per le famiglie, tutte ormai con una o più auto e che spesso l’attraversano, senza la quale, per un tempo di percorrenza maggiore, si doveva superare una “cinquantina di curve” del vecchio percorso, con una spesa in più. E’ anche il caso di ricordare che negli anni 70, il sindaco Rocco Grieco, affrontò il problema commissionando un ardito progetto di correzione del tracciato che, per la verità avrebbe anche potuto dare i suoi frutti, ma non in modo radicale (elaborato approvato dalla C.E., ma non si dette mai seguito alla sua realizzazione, anche per la non rielezione di Grieco nel 1975).  La svolta, fine anni 80. Il Governatore della Regione Basilicata Nino Michetti sposò l’idea della Galleria, finanziando l’opera.  Son trascorsi oltre 40 anni, ma ricordiamo come se fosse ieri, l’annuncio quella sera in P.zza Umberto, da parte di Nino Lopergolo, segretario di Michetti, del varo in Regione dell’opera.  Lavori che -  dopo le operazioni complementari e l’appalto (epoca della giunta Giovanni D’Onofrio e quella di Nicola Cataldo) iniziarono e proseguirono fino al 2002. L’opera doveva terminare dalle parti del terminal Liscio, parecchio distante dalla uscita attuale, e che invece terminò molto prima, grazie alla “genialità” dell’Ing. Michele Leone, allora dirigente Tecnico Comunale, che “ideò” quei 600 metri di bretella di raccordo, abbreviando il percorso, senza dei quali chissà quando l’opera sarebbe terminata, attesa anche la necessità di una spesa maggiore di 12 miliardi di lire, difficilmente reperibili. Lavori terminati anche grazie al finanziamento della Giunta Regionale Bubbico e della Giunta Bellitti relativamente al progetto di variante della bretella a firma dell’Ing. Rocco Di Leo, poi Dirigente dello Ufficio Tecnico e l’ing. il sindaco Leone.

Ritornando all’altra grande opera degli anni 30, il Serbatoio idrico di Terravecchia, di grande utilità e quindi parecchio attesa dal popolo, che all’epoca si dissetava solo attraverso fonti naturali acquifere, fontane sparse, tra cui, quella di zona Rupe, e altre in zona Santa Anna, S. Domenico, S. Gaetano, Cannile, Ficagnole. Tempi difficili, con l’acqua, consumata solo per stretto e mirato bisogno, proprio a causa della poca presenza di fonti naturali, tutte più o meno distanti, con difficoltà di raggiungerle a piedi, con traini e animali da soma e difficoltà di trasporto con botti, barili, brocche, bottiglie e altro.

Disagio enorme per la gente, che invocava la realizzazione di un serbatoio idrico e reti di distribuzione. Non sappiamo quale fu, per l’occasione, il ruolo di Antonio Pelazzi (sindaco dal 1923 al 1927 e podestà fino all’11 settembre1931) e di altri politici gerarchi locali come il notaio Giambattista Lazazzera (anche podestà negli anni 1939 e 1940) e D.co Di Grottole (podestà dal 1933 al 1937), ma certo, non mancò il loro impegno per far finanziare l’opera di un serbatoio idrico, primo in provincia, come da tempo reclamava il popolo. Conquista straordinaria, che metteva fine alla “grande sete” dei pisticcesi e ad un disagio, ultra secolare di diverse generazioni. Non si ha notizia sul costo dell’opera e sui tempi precisi di realizzazione - ma da notizie attendibili, la cosa avvenne tra gli anni 30 e 34 (una targa in marmo, riporta in modo sbiadito “XII”, gli anni dell’era fascista e quindi anno 1934 come fine lavori).

La edificò, l’Impresa ALANARI di Ravenna, diretta dalI’ Ing. Carlo Perrini, Tecnico abile e di grande ingegno che qui lo ricordavano persona gentile e disponibile che viaggiava a bordo di una veloce moto di grossa cilindrata, anche in modo spericolato. Con quella impresa, lavorarono anche altre ditte del posto (Giannone -Dragonetti) e dei paesi vicini. In particolare la mastodontica opera di architettura moderna, di forma cilindrica del diametro di circa 25 metri, con 3 nuclei strutturali. Il centrale, alto 35 metri e parte interrata di 20 metri. Nell’una e nell’altra, due grandi vasche di alimentazione. L’altro nucleo, alto una decina di metri, con vasca di raccolta. Con il serbatoio (che attingeva dall’allora Acquedotto dell’Agri), costruita rete idrica cittadina e fontane pubbliche tra cui la monumentale di piazza S. Antonio Abate, quelle di Largo S. Marco e piazzale Chiesa Madre, 2 nel rione Dirupo, altre di Piazza S. Rocco, via R. Elena e Rinaldi, C. Metaponto e S. Giovanni.

Discorso a parte, ma anche triste, per l’Ospedale di Tinchi, opera importante degli anni 70, in funzione dagli 80. Per diverso tempo, “fiore all’occhiello” della sanità lucana, curando e salvando tante vite umane anche di altre regioni, grazie all’impegno e professionalità di eccellente personale sanitario, tanti di Pisticci, ma anche ottimo infermieristico. Struttura in funzione fino a oltre il primo decennio degli anni 2000, poi INSPIEGABILMENTE chiusa, dopo costosi e mirati interventi di ristrutturazione, ed ora funzionante attraverso la dialisi e vari ambulatori (almeno questi. Meno male!).

Il nostro articolo finisce qui, ma è comunque importante aver fatto rivivere un pezzo della nostra storia ricordando diverse opere, con due in particolare, che in quella occasione, una vinse la sfida della “grande sete” di Pisticci (serbatoio), l’altra, per comodità a raggiungere la valle (galleria). Conquiste sociali, ma anche eccellenti opere che nella zona non hanno eguali e che rappresentano altrettanti, autentici “gioielli strutturali”, di cui Pisticci deve sempre andare ORGOGLIOSA, non dimenticando ugualmente le PERSONE tutte, che con il proprio impegno, hanno contribuito alla loro idea di progettazione, finanziamento e realizzazione.

Michele Selvaggi

Ci dicono che la Terra si sta riscaldando sempre di più, con gli inverni che non son più quelli di una volta. In effetti, la stagione invernale fino a qualche decennio fa, la ricordiamo diversa dalle attuali e, attraverso i ricordi, anche se un po’ sbiaditi, il freddo invernale, era più rigido, con le nevicate, almeno dalle nostre parti, che si verificavano spesso e anche in modo abbondante.

Allora - erano i primi tempi dopo la fine della guerra - non esistevano i termosifoni attuali e andare a scuola, prima come scolari e poi come studenti, era una impresa, atteso che le aule erano sempre fredde e le conseguenze le subivamo sempre noi ragazzi, costretti, per ripararci dal freddo, a non togliere in classe il cappotto per attenuare un pò la rigida temperatura dell’aula.

In particolare, proviamo a ritornare scolari di quei tempi, quando puntualmente, all’ingresso della scuola di via Cantisano, esposta a nord, ogni mattina, trovavamo i bidelli come la signora Buonerba e zio Ferdinando che preparavano i bracieri pieni di carbonella accendendo il fuoco. Ma quelle fonti di calore, non erano destinate a noi scolari, bensì ai nostri maestri che il braciere acceso lo tenevano sotto la cattedra per riscaldare il proprio corpo.  Un riscaldamento a senso…. unico quindi, che, a noi scolari, non ci toccava, sperando magari in qualche breve allontanamento del maestro, per “rubare” pochi attimi di calore. Per fortuna, in classe nostra, il maestro Antonio Percaccia - la cosa la ricordiamo perfettamente e va a suo onore -  nelle giornate più rigide, posizionava il braciere acceso davanti alla cattedra ed a turno, per qualche minuto, ci permetteva di riscaldarci. Una piccola, grande cosa per noi ragazzi irrigiditi dalla temperatura bassa, che significava tanto, grazie ad un, attento, generoso educatore come il nostro maestro Antonio. Maestro Antonio, che, contrariamente agli usi scolastici dell’epoca, ricordiamo, non usava quasi mai la bacchetta quando doveva punirci, magari sgridandoci e minacciando di comunicare la nostra impreparazione, ai genitori. Ovviamente parliamo del nostro maestro, che comunque non era il solo a comportarsi così, ma anche diversi altri educatori, del plesso Cantisano, come ci informavano i nostri scolari colleghi. E la cosa faceva onore anche a questi maestri.

Finita la Scuola Elementare, si accedeva all’ Avviamento Professionale, la cui frequenza era gratis, contrariamente a chi sceglieva la Scuola Media il cui accesso era consentito col pagamento di una retta mensile.

Per quel che concerneva il problema del riscaldamento in classe, nulla era cambiato. La mattina il bidello Zio Vincenzo, preparava l’accensione dei bracieri di carbonella per il Preside (allora si chiamava Direttore) Giuseppe Cerabona e per i vari professori che si alternavano alle cattedre delle classi, secondo gli orari di lezione stabiliti. Anche in quella scuola di Avviamento, dove ancora non c’erano i termosifoni, gli studenti non avevano accesso al riscaldamento ed anche lì, i cappotti, nel periodo freddo, si tenevano sempre addosso.  All’ora di ricreazione però, sempre nelle giornate rigide, un santo protettore “veniva in nostro aiuto”. Parliamo della signorina Maria Viggiani, figlia dei proprietari di quello stabile scolastico di via XVI Agosto nel rione Matina, che, a gruppi ci faceva avvicinare al fiammante camino di casa, per regalarci qualche minuto di tepore. E per noi era tanto!

Sono trascorsi tantissimi anni da allora, ma chi ha frequentato quella scuola, ricorderà questi particolari episodi e soprattutto Maria, quella “speciale” persona che ora non c’è più, che, grazie alla sua genuina generosità, anche se per poco, ci consentiva il ristoro del riscaldamento.

La nostra storia, era anche questa. Ed è sempre bello ricordare quei difficili tempi andati.

Michele Selvagi

Fa parte di diritto della nostra storia, quella che fu la prima donna soldato di Pisticci, dopo l’approvazione da parte del Parlamento italiano, della Legge n.380 del 20 ottobre 1999 con cui l’Italia si allineava ai Paesi della NATO, aprendo le Forze Armate al reclutamento femminile. E noi con immenso piacere, la vogliamo ricordare.

Da sempre, le campagne elettorali sono caratterizzate da accesi scontri politici tra le fazioni in lizza, attraverso incontri, comizi a volte pacati, ma anche forti e violenti, nelle varie piazze cittadine.

La nostra storia, questa volta ritorna su un avvenimento di qualche decina di anni fa, la campagna elettorale del 1980 per la elezione del Sindaco, ricordata in particolar modo, per la presenza, oltre ai partiti tradizionali, di una Lista Civica cittadina, con candidati apartitici, composta da operai, commercianti, professionisti anche laureati. Tutta brava gente, per l’occasione, che voleva portare aria nuova e far sentire la propria voce in modo diverso dal solito e un pò fuori dal coro, magari, senza offendere nessuno, attraverso incontri e soprattutto comizi di piazza.

Tanti sicuramente ricordano quel gruppo civico, altri ne hanno sentito parlare.

La cosa andò subito nella direzione voluta, registrando, ad ogni loro comizio, il pienone di gente, tra gli hurrà, osanna, evviva e tanti applausi. Clima piacevolmente surriscaldato in pochi giorni, quando tutti attendevano quella “ora X” di ogni sera, per non perdersi una sillaba pronunciata da quei simpatici candidati che la piazza sosteneva con le ovazioni tipiche dei grandi personaggi. Ovviamente, il successo e la soddisfazione per la grande partecipazione di pubblico, suscitò negli stessi, incoraggiamento ed euforia necessaria per accontentare le masse che le sostenevano. Ogni loro apparizione sul palco, era caratterizzata e accompagnata da simpaticissime, piacevolissime novità con riferimenti, anche al limite della realtà, di episodi piacevoli, aneddoti, barzellette ed ogni altra cosa che potesse far felice la piazza che con il suo caloroso sostegno, li incoraggiava a trovare sempre qualcosa di nuovo, del presente o del passato, da offrire in salsa divertente e spassosa.

Son trascorsi da allora, ben 44 anni, ma quella Campagna elettorale, che finì a cavallo tra il mese di giugno e luglio 1980, addolcita dalle gesta di questa lista, resta unica nella storia della nostra città, lasciando uno strascico di piacevoli e mai sopiti ricordi per un qualcosa che non si è mai più ripetuto. Peccato!

Per la cronaca e per la storia, ricordiamo che quella elezione fu vinta da Gaetano Michetti della Democrazia Cristiana. Nessuno, purtroppo, di quei simpatici candidati Civici, fu eletto al Consiglio Comunale.

Resta comunque il bel ricordo, grazie alla loro gradita presenza, di una campagna elettorale brillante e fuori dai normali protocolli che generalmente caratterizzano le battaglie per il voto. Anche a distanza di tanti anni, attraverso un gentile pensiero, vogliamo rendere omaggio a quei coraggiosi aspiranti consiglieri (tanti, non ci sono più), per averci regalato quel gustoso, spassoso, indimenticabile, inizio estate di quel lontano 1980.  Che nessuno aveva immaginato!!!!

Michele Selvaggi

immagine tratta dal libro “La Politica e i suoi Uomini”

La nostra storia ci riporta indietro di quasi 70 anni, per ricordare una delle più grandi nevicate del passato: quella del 1956.

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