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Riceviamo e pubblichiamo nota a firma dell’Ing. Antonio Grieco, ex Dirigente Settore Ambiente – Comune di Pisticci (1994–2017)
Oleodotti In Basilicata: un fondo solo per le emergenze è un passo insufficiente e fuorviante. Necessaria l’estensione alle compensazioni ambientali per i Comuni attraversati
La recente volontà, desunta dagli organi di stampa, della Regione Basilicata, di costituire un fondo destinato a far fronte alle eventuali rotture dell’oleodotto che attraversa il territorio lucano, pur rappresentando un riconoscimento implicito della pericolosità e dell'impatto ambientale della rete petrolifera, si rivela un’iniziativa parziale e persino fuorviante.
Nel solo Comune di Pisticci, l’oleodotto Monte Alpi–Taranto si estende per circa 26,77 km (pari al 28,21% del tratto lucano), ed è stato teatro di documentate rotture che hanno causato gravi danni ambientali. Inoltre, il territorio ospita l’impianto Tecnoparco per il trattamento delle acque di scarto petrolifero, oggetto di numerosi rilievi da parte di ARPAB per emissioni odorigene e superamenti dei limiti normativi.
Ma c’è di più: oltre all’oleodotto principale, il territorio comunale è attraversato da diverse decine di chilometri di condotte interrate che collegano circa 38 pozzi di estrazione (realizzati nel tempo a partire dal 1964) con la Centrale del Gas e la Centrale dell’Olio, entrambe ubicate nel Comune di Pisticci. Anche queste infrastrutture fanno parte integrante del sistema di estrazione e trasporto degli idrocarburi, e pertanto non possono essere escluse da un’adeguata politica di compensazioni ambientali.
Limitare l’intervento regionale alle sole emergenze legate alle rotture rappresenta una visione riduttiva, che ignora le conseguenze ambientali quotidiane e strutturali subite dai territori coinvolti. Ancor più grave è che si tenti di far fronte a tali situazioni con fondi pubblici, quando la legge è già chiara in materia.
L’art. 242 del D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) stabilisce infatti che:
“Il soggetto responsabile dell'inquinamento è tenuto ad adottare immediatamente le misure di prevenzione e di messa in sicurezza d'emergenza necessarie […] e a procedere, a proprie spese, alla realizzazione degli interventi di bonifica e di ripristino ambientale del sito.”
Destinare fondi pubblici a copertura di oneri che dovrebbero essere integralmente a carico dei soggetti responsabili – ossia le società titolari delle infrastrutture petrolifere – rappresenta una sostanziale presa in giro nei confronti dei territori attraversati, che vedono negarsi, allo stesso tempo, il diritto a compensazioni ambientali strutturali.
La proposta già avanzata nel precedente articolo sulle royalties derivanti da estrazioni petrolifere, è chiara e fondata su criteri di equità e legalità:
Il fondo regionale va integrato con risorse destinate alle compensazioni ambientali, non solo per l’oleodotto Monte Alpi–Taranto, ma anche per tutte le condotte presenti nel territorio di Pisticci, comprese quelle di collegamento tra i pozzi di perforazione e le centrali e gli impianti di trattamento e trasporto. Tali compensazioni dovrebbero essere calcolate in base alla lunghezza delle infrastrutture e all’impatto ambientale cumulativo generato.
Solo così sarà possibile ristabilire un minimo di giustizia ambientale e riconoscere alle comunità locali il giusto risarcimento per decenni di servitù industriale.