Domenica, 22 Giugno 2025

L'ignavia nella gestione delle acque irrigue e del paesaggio agrario, della Regione Basilicata

Martedì, 06 Maggio 2025

Segue nota stampa Tavolo Verde Puglie e Basilicata

La Basilicata è una delle regioni più piccole del Mezzogiorno, con una superficie territoriale di poco inferiore al milione di ettari, dei quali circa 250.000 ricadono sotto la gestione del Consorzio di Bonifica. Tuttavia, la superficie effettivamente servita da impianti irrigui consortili non supera gli 80.000 ettari, e solo 15.000 sono utilizzati per colture intensive che dipendono dalle acque gestite dal Consorzio di Bonifica Regionale.

Il prezioso elemento “acqua” rappresenta un fattore imprescindibile, e allo stesso tempo limitante, nei processi produttivi del comparto agricolo e zootecnico. La cattiva gestione della risorsa da parte degli enti preposti non solo ostacola l’espansione dell’intensificazione produttiva, ma riduce anche i livelli produttivi delle aziende, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. In sostanza, i volumi di produzione si sono progressivamente contratti, sia dal punto di vista tecnico che economico, con l’unica eccezione della coltura della fragola. In termini concreti, gli imprenditori agricoli stanno subendo un progressivo impoverimento, nonostante il calo del numero complessivo degli addetti.

È ormai incontestabile che l’irrazionale gestione delle acque pubbliche continui a causare danni economici e ambientali ai territori e all’intero indotto agricolo-zootecnico. Ma quali sono gli enti e i livelli istituzionali realmente coinvolti in questa grave e dannosa vicenda?

L’istituzione della società “Acque del Sud”, voluta nel biennio 2023-2024 dal Governo Meloni, ha di fatto ridimensionato il ruolo gestionale della Regione Basilicata a vantaggio della confinante Puglia. A ciò si aggiunge la riproposizione del noto Accordo di Programma tra le due regioni, privo però di reali clausole di salvaguardia per l’agricoltura lucana. Tali scelte hanno messo seriamente in discussione il principio della risorsa idrica come bene comune e pubblico, penalizzando in particolare i territori lucani e il loro comparto agricolo.

Se a questo quadro aggiungiamo l’ignavia degli altri enti coinvolti nella gestione del territorio e nella distribuzione delle risorse idriche a fini irrigui, il quadro si completa con toni estremamente negativi. Le ricadute non sono solo economiche, ma anche sociali, etiche, morali e persino giudiziarie.

È accettabile, in uno Stato democratico, chiudere gli occhi di fronte agli sprechi e all’assenza di manutenzione degli impianti irrigui? È plausibile continuare a sostenere un Consorzio di Bonifica tecnicamente fallito, con oltre 30 milioni di euro di debiti? Ha ancora senso mantenere in vita un ente che impone tributi agli agricoltori senza offrire servizi reali né ai privati né al territorio? Ha senso, infine, continuare ad affidarsi a una dirigenza incapace di programmare e gestire risorse umane e materiali in modo efficace e nell’interesse pubblico?

Quando gli agricoltori avranno finalmente certezze sull’uso degli 80 milioni di metri cubi d’acqua necessari a coprire il fabbisogno irriguo dei 15.000 ettari del Metapontino? Gli organi preposti al controllo dell’efficacia della spesa pubblica hanno realmente valutato le condizioni in cui versano gli enti coinvolti nella gestione della risorsa idrica?

A noi di Tavolo Verde Puglia e Basilicata sembra evidente che, di fronte al perdurare di tanta ignavia, gli effetti negativi — economici, sociali, etici e istituzionali — non vengano presi nella dovuta considerazione.

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