Mercoledì, 14 Maggio 2025

La nascita della Repubblica e la sua Costituzione: storia

Venerdì, 09 Maggio 2025

Riceviamo e pubblichiamo nota a firma del Dott. Michele Sisto già Segretario Generale del Comune di Pisticci

Vittorio Emanuele Il, ormai sovrano di tutta la penisola, tranne Roma e Venezia, il 14/03/1861 assume il titolo di Re d'Italia, instaurando la monarchia. Il 17/03/1861 viene proclamata l'unità d'Italia e come sua capitale Roma, ma solo di nome, perchè di fatto rimane ancora parte integrante dello stato pontificio.

Il 02/10/1870 fu celebrato il plebiscito con il quale veniva sancita l’unione di Roma al regno d'Italia, diventando, cosi, ufficialmente capitale d’Italia.

Nel 1900, dopo l'assassinio a Monza di Re Umberto I di Savoia, succeduto a Vittorio Emanuele II, salì al trono Vittorio Emaluele III.

Nel Marzo 1919 compare sulla scena nazionale italiana un nuovo movimento politico: Il Fascismo, sorto col nome di “Fascisti Italiani di combattimento”. Il movimento poi al congresso di Roma del novembre 1921 si trasformò in “Partito Nazionale Fascista" (P.N.F.). Salì al potere all'indomani della marcia su Roma del 30/10/1922: aveva così inizio il ventennio fascista durante il quale le sorti d’Italia hanno conosciuto momenti di buio profondo.  In questa circostanza incerti e colpevoli furono gli atteggiamenti del Re Vittorio Emanuele III. Infatti di fronte alla minaccia in atto dei fascisti per conquistare il potere con la marcia su Roma, non solo rifiutò di firmare il decreto di “stato di assedio” predisposto dal governo per tentare una estrema resistenza, ma investì Mussolini del potere (28/10/1922).

Egli poi avallò la trasformazione del governo in regime.

Dal 10/06/1940, quale conseguenza dello scellerato patto d'acciaio del maggio 1939 con la Germania di Hitler, l'Italia vivrà la luttuosa esperienza della seconda guerra mondiale. In verità il patto di acciaio svincolava l'Italia dall'intervento a fianco della Germania per un periodo di almeno 3 anni. Tuttavia i prodigiosi successi tedeschi rafforzarono in Mussolini il desiderio di intervenite per poter partecipare alla spartizione del bottino, ritenuto imminente.

Nel 1943, dopo lo sbarco Anglo-americano in Sicilia, a Cassibile, frazione del Comune di Siracusa, vi si insediò il quartier generale degli alleati, presieduto dal Generale U.S.A. Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate angloamericane presso il quale il successivo 3 settembre gli alleati firmarono l'armistizio secondo il quale le ostilità tra Italia, Inghilterra e Stati Uniti D'America erano cessate, ma Badoglio, capo del governo e maresciallo d'Italia, incaricato di rendere pubblico il passaggio di campo dell'Italia, senza alcuna giustificazione, tergiversò per cui la risposta degli anglo americani fu durissima e drammatica: gli aerei alleati scaricarono bombe sulle città della Penisola. Nei i giorni dal 5 al 7 settembre i bombardamenti furono intensi: vennero impiegati oltre centotrenta aerei B17, (c.d. fortezze volanti.)

Attaccarono Civitavecchia e Viterbo, subito dopo fu la volta di Napoli. Perdurando l'incertezza da parte italiana, gli alleati decisero di annunciare autonomamente l'avvenuto armistizio: l'8 settembre, alle 17:30, il generale Eisenhower lesse il proclama ai microfoni di radio Algeri. Un'ora dopo, alle ore 18:30, Badoglio fece da Roma l'annuncio dell'Armistizio, noto poi come l'Armistizio dell'8 settembre.

La ritorsione da parte degli ex alleati tedeschi non si fece attendere: fu immediatamente messa in atto l'operazione "ASSE" non solo con l'occupazione militare di tutta la penisola Italiana con la collaborazione delle forze fasciste della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana), nata Salò il 29/09/1943, 20 giorni dopo l'Armistizio segreto di Cassibile, ma anche con la cattura di ben 815.000 soldati italiani da parte dell'esercito germanico, ritenuti traditori e con l’avvio, su carri bestiame, stipati fino all’inverosimile in condizioni penose e umilianti ai diversi lager nazisti, campi di prigionia disumanizzanti, con la qualifica di IMI (Internati militari italiani), e con l'affondamento della corazzata Roma, avvenuta il giorno successivo all’armistizio.

Purtroppo per decenni la società italiana a tutti i livelli ha dimostrato sin troppa noncuranza verso gli internati nel terzo reich. Questo vuole essere un attestato di riconoscenza pubblica verso gli internati dei campi nazisti per i sacrifici da essi patiti sino, in taluni casi, alla perdita della vita.

Ci furono due anni di conflitti aspri e sanguinosi, molti furono gli uomini di azione che si unirono a quella compagnia di partigiani che ebbe il nome di "Resistenza", con l'unico intento di liberare l'Italia dall'invasore nazista e dalle forze militari della Repubblica sociale italiana di Salò, come fortunatamente avvenne in quel fausto giorno del 25 aprile 1945 con la cacciata dello straniero dal suolo italiano.

Dopo la Liberazione dell'Italia dalle forze eversive, il re Umberto di Savoia, luogotenente generale del Regno d'Italia, con decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946 n. 98 stabilì di affidare ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello stato con il quale veniva concessa al popolo italiano la facoltà di eleggere una assemblea costituente per deliberare la nuova costituzione dello stato allo scopo di sceglierne le forme istituzionali.

Alla vigilia del referendum istituzionale il Re Vittorio ritenne di favorire la causa monarchica, rinunciando formalmente alla corona: da qui l'abdicazione del 09/05/1946 a favore del figlio Umberto II.

Il 2 giugno 1946 si celebrarono libere elezioni, le prime dal 1924, a suffragio universale, diretto e segreto. Ebbero diritto di voto tutti i cittadini italiani maggiorenni di entrambi i sessi.

Dal voto furono però esclusi i cittadini, anche se ancora a pieno titolo italiani, della provincia friulana, di Gorizia e delle province Giuliane e di Trieste, Pola Fiume e della provincia Dalmata, di Zara, nonché di cittadini della provincia di Bolzano perché all'epoca occupate dalla Jugoslavia di Tito.

Vennero consegnate contemporaneamente agli elettori due schede, una per la scelta fra la monarchia e la repubblica, il c.d. Referendum istituzionale, e quella per l'elezione dei deputati dell'assemblea costituente, a cui sarebbe stato poi affidato il compito di redigere la carta costituzionale, come stabilito con la legge sopra citata.

Al Referendum istituzionale la maggioranza dei votanti scelse la forma di stato repubblicana con circa 12 milioni e 700 mila voti validi contro 10 milioni e 700 mila voti a favore della monarchia. Dopo questi risultati elettorali, l'atto di abdicazione da parte di Vittorio Emanuele III rappresentò un tentativo estremo, ma vano, di salvare la monarchia, pesantemente compromessa con il fascismo e corresponsabile dell'entrata in guerra dell'Italia.

Umberto II di Savoia, Re d'Italia, preso atto della nuova ed irrimediabile situazione politica alle ore 16.10 del 13 giugno 1946, di sua spontanea volontà, lasciò l'Italia con la sua famiglia diretto in volo in esilio a Cascais presso Lisbona sotto il nome di Conte di Sarre dopo       che il Consiglio dei ministri lo aveva dichiarato decaduto. Il 18 giugno 1946 la corte di cassazione, nella sala della lupa Montecitorio, ufficializzò definitivamente i risultati del referendum, già proclamati il 10 giugno 1946.

Risulteranno eletti 556 costituenti, di cui 21 donne.

Il 25 giugno 1946 venne insediata l'assemblea costituente con Giuseppe Saragat alla presidenza. 

L’assemblea costituente nomina al suo interno un’apposita commissione, composta di 75 membri, presieduta dal professor Meucci Ruini, incaricata di redigere il progetto generale della costituzione per la neonata Repubblica.

La commissione si suddivise a sua volta in tre sotto commissioni:

  • Diritti e doveri dei cittadini, presieduta da Umberto Tupini (D.C.).
  • Organizzazione costituzionale dello Stato, presieduta da U. Terracini (P.C.).
  • Rapporti economici e sociali, presieduta da Gustavo Ghidini (P.S.I.).

Un più ristretto comitato di redazione (comitato dei 18) si occupò di redigere la costituzione, coordinando ed armonizzando i lavori delle tre commissioni.

La commissione dei 75 terminò i suoi lavori il 12/01/1947 ed il 04/03 iniziò il dibattito in aula del testo.

Il testo finale della costituzione della Repubblica Italiana fu definitivamente approvato il 22/12/1947 con 453 voti favorevoli e 62 contrari, e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27/12/1947 e pubblicato sulla G.U. sotto la stessa data.

Ha sostituito dal 01/01/1948, data della sua entrata in vigore, come legge fondamentale dello Stato Italiano, il vecchio Statuto del Regno d’Italia, noto come Statuto Albertino.

Tale testo originariamente era composto da 139 articoli, ma successivamente 5 articoli e precisamente 115, 124, 128, 129 e 130 sono stati abrogati.

La Costituzione comprende una enunciazione di principi fondamentali che  abbraccia i primi dodici articoli, cui fanno seguito due parti concernenti la prima i diritti e doveri dei cittadini, anch'essi in gran parte affermazione di principi, da concretare    in apposite leggi, la seconda l'ordinamento della Repubblica nei suoi organi fondamentali, centrali e periferici, e nelle garanzie costituzionali, stabilite a presidio della Costituzione stessa, la quale conclude con l'articolo 139: "La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale".

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