Domenica, 13 Luglio 2025

Pessima la gestione del bene comune "Acqua"

Sabato, 14 Giugno 2025

Al netto di eventuali responsabilità civili e penali, ma con conclamate responsabilità politico-istituzionali, la classe politica e i dirigenti responsabili della gestione delle acque pubbliche ad uso plurimo – e in particolare ad uso irriguo – hanno dimostrato un'evidente incapacità, che si traduce in una pessima gestione sia del bene comune "Acqua", sia delle strutture e infrastrutture deputate alla distribuzione agli aventi diritto, cioè all'utenza.

Il primo aspetto riguarda il riparto del prezioso e limitato elemento tra la Regione Basilicata e la vicina Puglia. La ripartizione dei volumi, per l’arrendevolezza del Governo Regionale lucano, favorisce la Puglia a discapito dei territori e dell’economia della Basilicata; il tutto aggravato dall’incapacità del Governo Regionale guidato da Bardi di programmare interventi e consumi, soprattutto nel settore agricolo, produttore di beni agroalimentari.

Il secondo aspetto riguarda la gestione del servizio irriguo, affidato al famigerato Consorzio di Bonifica Regionale, da tempo immemore controllato da un gruppo dirigente ben noto per vicende giudiziarie e reiterati bilanci fallimentari. Tutto ciò si traduce in un costante e dannoso disservizio irriguo che colpisce un territorio di circa 70 mila ettari e migliaia di produttori agricoli, sebbene solo una parte di questi effettivamente usufruisca del servizio. Si calcola che le superfici prenotate all’esercizio irriguo non superino gli 11 mila ettari nell’intero comprensorio del Metapontino.

Il fabbisogno idrico ordinario per le diverse colture in atto, nel rispetto di razionali pratiche agronomiche, non supera i 60 milioni di metri cubi. Tali volumi, se effettivamente resi disponibili, garantirebbero un’irrigazione continua senza turnazioni per i territori serviti dallo Schema Agri, dallo Schema Sinni e dallo Schema Basento-Bradano. Altri 20 milioni di metri cubi basterebbero a coprire i fabbisogni irrigui fino alla fine dell’anno solare.

Attualmente gli invasi lucani dispongono di una riserva fruibile di circa 400 milioni di metri cubi, della cui ripartizione però non si conoscono i dettagli, nonostante fosse stata promessa ai produttori agricoli con una nota diramata congiuntamente dal Consorzio di Bonifica e da altri enti preposti nell’aprile 2025.

Nel frattempo, i campi inaridiscono, le colture orticole di pregio (per cui erano state presentate regolari domande) avvizziscono, le colture arboree appassiscono. Ai produttori non vengono fornite né risposte né certezze.

Le turnazioni irrigue, per l’incapacità gestionale del Consorzio, si fanno sempre più lunghe e sono ormai dannosamente insostenibili. Il tutto si traduce in un danno economico crescente per le aziende agricole e per l’intero territorio, ad eccezione della Tecnoparco, che continua – nonostante tutto – a sottrarre circa 50 litri al secondo di acqua agli agricoltori della Val Basento.

E i dirigenti del Consorzio di Bonifica, cosa fanno? Aumentano gettoni di presenza, emolumenti e privilegi. Il Governo Regionale, invece di provvedere alla sistemazione dell’adduttore della diga di San Giuliano e di mantenere le promesse fatte agli agricoltori, si limita a presenziare a fiere e a proclamare vittorie elettorali, con il compiacimento dei rappresentanti della Coldiretti e di alcuni ossequiosi amministratori locali, ignavi e ignari del dramma vissuto dal mondo agricolo.

Il Tavolo Verde Puglia e Basilicata, il Comitato Basentana 407 e il Comitato Manifestazioni Emergenza Idrica continuano a mobilitarsi e a organizzarsi per una grande manifestazione, affinché possano giungere risposte concrete e immediate da parte della Regione Basilicata e della dirigenza del Consorzio di Bonifica.

Così con una nota Tavolo Verde Puglia e Basilicata e Comitato S.S. 407 Basentana

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