Al Distretto afferiscono anche le Unità di Continuità Assistenziale (UCA), che vengono mantenute in vita dopo la sperimentazione durante la fase pandemica quale equipe mobile composta da almeno un medico e un infermiere per la gestione e il supporto alla presa in carico di soggetti o di comunità che versano in condizioni di particolare complessità
Entro il 2026 saranno realizzate le Case della Comunità tecnologicamente attrezzate, organizzate in “hub” e “spoke “alla luce delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso in particolare nelle aree interne e rurali.
Le Case di Comunità “hub” (una ogni 40.000-50.000 abitanti) prevedono l’assistenza medica (h 24 – 7 giorni su sette) ed infermieristica (h 12 – 7 giorni su sette), mentre quelle “spoke” dovranno garantire, insieme ad altri servizi come il Punto Unico di Accesso (PUA), il collegamento con il CUP aziendale e la presenza medica e infermieristica (12 ore al giorno – 6 giorni su sette).
Al fine di evitare ricoveri ospedalieri impropri e/o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni assistenziali, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio degli assistiti vengono istituiti gli Ospedali di Comunità che svolgono proprio la funzione di facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio. Gli Ospedali di Comunità saranno dotati di 20 posti letto ogni 100.000 abitanti.
Alla funzione di coordinamento della presa in carico della persona e di raccordo tra i servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali provvederanno le Centrali Operative Territoriali (COT), che si interfacciano anche con la Centrale Operativa Regionale. Quest’ultima è la sede del Numero Europeo Armonizzato per le cure mediche non urgenti, che offre un servizio telefonico gratuito h24 e 7 giorni su 7 per tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale.
Nel processo di cura e di prendersi cura grande rilievo viene attribuito alla figura l’Infermiere di Famiglia o Comunità che è la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera, perseguendo l’integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei professionisti ponendo al centro la persona, assieme al potenziamento dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), un ruolo fondamentale verrà svolto dalla Telemedicina che rappresenta un approccio innovativo alla sanità che, se inclusa in una rete di cure coordinate, consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali.
Come si vede, quindi, ci accingiamo a costruire una organizzazione complessa e capillare che consentirà davvero di portare la cura ed il prendersi cura nel territorio, questo è un orizzonte positivo per la Basilicata e per la sua popolazione anziana e fragile, tuttavia sarà necessaria una dotazione di personale del settore sanitario e socio-sanitario di grandissime proporzioni.
I lavoratori e le lavoratrici rappresentano la colonna portante della riorganizzazione del sistema socio-sanitario, in quanto solo attraverso dotazioni organiche adeguate potranno essere raggiunti gli obiettivi prefissati. Ed è proprio questo il punto più critico della realizzazione del nuovo modello organizzativo della sanità sul territorio, perchè deve fare i conti con la carenza di medici ed infermieri, in Basilicata più che altrove, considerando che già oggi ci sono tanti paesi che non hanno il medico.
Inoltre una organizzazione cosi complessa, capillare e coodinata su più livelli, richiede che le decisioni da prendere relative alle allocazioni delle diverse strutture del modello, avvengano sulla base di parametri oggettivi, per dare risposte di natura funzionale ai bisogni degli utenti, alle caratteristiche del territorio, ai collegamenti logistici, alla demografia degli ambiti territoriali e non di altra natura che produrrebbero una grave distorsione che metterebbe a rischio la tenuta dell’ intero Sistema della cura.