Con PEC del 28 marzo è stata fatta richiesta al Prefetto di Potenza circa la motivazione dell’esclusione dall’incontro (visto che abbiamo sempre partecipato), ma nessuna risposta è arrivata in merito. Tanto è che il 9 giugno si è riunito di nuovo il tavolo e la nostra Associazione continua ad essere tenuta fuori. Noi non ci arrendiamo e continuiamo con la nostra opera ad essere sul campo e ad operare al fine di tutelare gli ultimi e gli invisibili cercando di porre fine ad uno stato di cose intollerabile di vera e propria violazione dei diritti umani. Chiacchiere e nessun fatto sul fronte dell’accoglienza.
Al tavolo del 9 giugno oltre ad una analisi sulla realizzazione di alcune strutture che dovranno essere avviate in regione, del tutto insufficienti, di cui non è stata posta ancora la prima pietra, la Regione Basilicata ha preso un solenne impegno circa l’attivazione del Centro di dis-accoglienza nell’ex tabacchificio di Palazzo San Gervasio tra la fine del mese di giugno e l’inizio del mese di luglio.
Ad oggi, come sempre, siamo oltre la metà del mese di luglio e non si parla ancora di nulla nonostante l’arrivo di molti lavoratori che ancora una volta alloggiano in strutture di fortuna prive di luce e di acqua. Anche quest’anno si parlerà di sgomberi? A nulla sono servite le nostre denunce già nel mese di aprile. Apprendiamo con soddisfazione che altre voci si sono aggiunte alla nostra, ma il problema non cambia.
A cosa servono tutte quelle riunioni se poi nei fatti si torna indietro nel tempo e si regredisce anche rispetto ai contratti provinciali e alle responsabilità delle parti datoriali? Negli anni precedenti è stato previsto, in alcune condizioni, l’alloggio ed il trasporto in capo ai datori di lavoro, ma siamo punto e a capo. Ma come è possibile pensare di raggiungere i posti di raccolta dei prodotti sparsi per tutto il territorio se è previsto un solo centro e per altro in molti casi distante dai terreni interessati? Come è possibile aprire un “ghetto istituzionale” che è una baraccopoli in una struttura al limite dell’agibilità con scarsi servizi igienici e pochi punti di cottura dei cibi peraltro pericolosi? Come mai si prevede un centro che accoglie circa 300 lavoratori a fronte dei 900 che arrivano solo sul territorio dell’Alto Bradano? Per quale ragione si tengono fuori dai tavoli le Associazioni che operano sul campo e conoscono bene i problemi? Non a caso noi siamo stati costretti a sporgere denuncia alla Corte Europea in collaborazione con ADU (Avvocati dei Diritti Umani). Noi diciamo basta al solito rito inutile dei tavoli che producono solo chiacchiere e fatti zero. La realtà non può più essere sottaciuta e noi non ci stancheremo di attenzionare tutti gli Organi preposti per mettere fine a questa ingiustizia. Le Istituzioni sono a conoscenza della Legge Regionale n. 13 del 6 luglio 2016 che non ha mai trovato attuazione? Basta chiacchiere.
Così in una nota l’Associazione Migranti Basilicata- Francesco Castelgrande