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La politica del fango

Sabato, 10 Ottobre 2020

Le comunali del 2021 si avvicinano. I vari esponenti della politica locale sono nervosi. Sgomitano per posizionarsi, per trovare il loro posto al sole. Per contrastare presunti o reali avversari politici il fioretto non basta più, si impugna la clava.

Ed ecco che si muove la macchina del fango. Al ragionamento politico (peraltro accompagnato da parole di gratitudine ed affetto) si replica stizziti con l’accenno malizioso, l’insinuazione abbozzata. Non ci si preoccupa di spiegare, è sufficiente alludere. E il giochino infatti porta immediatamente frutto. L’insinuazione viene raccolta, amplificata, trasformata in colpa ormai conclamata. La sentenza di condanna è emessa. “Proprio lui, un medico!”.
E sì, proprio io, un medico. In fondo questo, innanzitutto, orgogliosamente sono. Un medico che solo di recente si è prestato alla politica mettendosi al servizio della propria comunità. E da medico prestato alla politica, concepisco la politica innanzitutto come uno strumento per risolvere i problemi della comunità. Una politica del fare, caratterizzata da concretezza e operatività, in cui hanno poco spazio le parole, tanto meno le parole finalizzate all’offesa personale, alla denigrazione, alla demolizione dell’altro. Non me ne attribuisco un particolare merito sia chiaro. È la mia natura, è l’esito della mia educazione e formazione culturale. In questa occasione tuttavia non era possibile tacere. Non era possibile rimanere in silenzio rispetto al tentativo, intellettualmente disonesto, di associare al mio nome la presenza di una discarica sul territorio comunale. In questo caso le parole sono necessarie per fare luce sulla penombra delle insinuazioni e ristabilire la verità fattuale:
Pertanto, bando alle ciance e veniamo ai fatti:
a) con D.G.R. n. 1895/2008 la Regione Basilicata rilasciava Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) a favore della ditta Ecobas relativa all’impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi sito nel Comune di Pisticci in località Pantone;
b) nel giugno del 2015, la società medesima chiedeva alla Regione Basilicata la pronuncia di compatibilità ambientale (V.I.A.) e il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale concernente l’ampliamento (nella misura del 20 %) del suddetto impianto. La richiesta quindi riguardava una variazione meramente quantitativa e non qualitativa dei rifiuti da conferire all’interno di un impianto già esistente;
c) l’Ente competente al rilascio delle autorizzazioni relative al procedimento in questione era la Regione Basilicata (che ha infatti provveduto positivamente con D.G.R. 441/2017). Nell’ambito del medesimo procedimento dovevano poi essere sentiti a vario titolo anche altri Enti e organi chiamati a rendere propri pareri;
d) ed infatti intervenivano i pareri positivi con prescrizioni: del Comitato Tecnico Regionale per l’Ambiente, dell’A.R.P.A.B., dell’A.S.M. e della Provincia di Matera. Vale la pena spiegare che, scusandomi per l’ovvio, si parla di “parere positivo con prescrizioni” in relazione all’ipotesi in cui l’Ente chiamato a pronunciarsi, esprime si parere favorevole, ma correda l’assenso con una serie di prescrizioni a tutela degli interessi pubblici coinvolti (tutela ambientale e paesaggistica, tutela della salute pubblica, ecc.). Nel caso che ci riguarda, tutti gli Enti coinvolti si sono espressi favorevolmente ma dettando una serie di prescrizioni che sono poi puntualmente confluite nel provvedimento autorizzatorio rilasciato dalla Regione Basilicata con D.G.R. 441/2017;
e) nell’ambito di questo procedimento, previo consulto con gli uffici comunali competenti, in veste di vicesindaco dell’epoca e, quindi, nell’esercizio vicario di competenze spettanti al sindaco, rendevo comunicazione in cui, pur non dettandosi direttamente specifiche prescrizioni, veniva rinviato alle “indicazioni e prescrizioni” suggerite “da parte dei competenti organi tecnici quali l’Arpab” in relazione al “monitoraggio e controllo degli impianti e delle emissioni nell’ambiente”. La comunicazione risultava resa esclusivamente nell’esercizio di prerogative afferenti alla tutela della salute pubblica (quelle di cui al R.D. n. 1265/1934, T.U. delle leggi sanitarie). L’atto in questione non aveva quindi alcuna valenza di parere positivo né ai fini V.I.A. e A.I.A., né, tantomeno, ai fini urbanistici. Pareri di tale tenore e portata infatti riguardavano competenze gestionali pacificamente sottratte agli organi politico – amministrativi dell’ente e, in ogni caso, del tutto estranee alle materie affidatemi sia in qualità di vicesindaco che di assessore. Pertanto, né in quell’occasione né in altre, ho mai reso i pareri suddetti che, pur volendo, non avrei potuto comunque rendere.
Questa la cruda sequenza dei fatti. Nessun timore di portare alla luce una vicenda in cui non c’è nulla da tenere nascosto. Nessuna nuova discarica. Un ridotto ampliamento di una discarica esistente, autorizzato dalla Regione Basilicata. Nessun personale coinvolgimento nei procedimenti V.I.A. e A.I.A. concernenti l’ampliamento in questione.
Ogni atto compiuto da un amministratore pubblico può certamente formare oggetto di critica politica. Ma qualsiasi critica non deve mai prescindere dal rispetto della verità fattuale. In caso contrario la critica politica scade al rango di faziosità, di mera propaganda, di denigrazione, se non addirittura di vera e propria calunnia. Imputarmi, in modo non veritiero determinati fatti o atti, o, addirittura, lasciare intravedere, chissà quali oscure ragioni a fondamento di quei fatti o atti, integra, appunto, gli estremi della faziosità, della mera propaganda, della denigrazione, se non, addirittura, della calunnia vera e propria. Accetto serenamente che possano essere discusse le mie capacità politico – amministrative, ma non posso e non potrò mai consentire ad alcuno di distorcere la verità che mi riguarda, né, tantomeno, di insinuare dubbi circa il mio ossequio per le leggi della Repubblica. Lo devo alla mia famiglia. Lo devo, soprattutto, alla mia coscienza

Domenico Albano